Sono almeno tre gli emendamenti contro l’aumento della tassazione al 42% sulle plusvalenze su Bitcoin e crypto che sono stati segnalati al governo. Si tratta di una procedura che evidenzia, se vogliamo – gli emendamenti di particolare merito e che saranno presi in considerazione dal governo stesso.
A finire nella lista ci sono l’emendamento 4.25 dell’On. Coppo (che abbiamo illustrato qui), l’emendamento 4.24 dell’On. Pella, di Forza Italia e l’emendamento 4.28 dell’On. Giulio Centemero. Saranno dunque questi a formare la base di discussione per gli eventuali miglioramenti e ripensamenti da parte del governo, per una situazione che è comunque ancora in divenire e che oggi ha fatto registrare un passo in avanti, per quanto ancora piccolo.
Due dei tre emendamenti propongono la rimozione dei 2.000€ come soglia di plusvalenza sotto la quale non si viene tassati, e il terzo invece propone di portare l’aliquota al 28% invece che al 42%. Diverse soluzioni che potrebbero dare vita ad una sorta di sintesi che finirebbe comunque per modificare il quadro fiscale entro il quale muoversi se si detengono (e si vendono e comprano) criptovalute in Italia.
I tre emendamenti segnalati dalla maggioranza
I tre emendamenti segnalati propongono un diverso approccio alla questione tassazione crypto e Bitcoin, partendo comunque da un terreno comune: il Ministero dell’Economia e delle Finanze deve raccogliere di più dagli investitori in crypto e in qualche modo dunque si dovrà trovare copertura di quanto lo stato conta di incassare tramite la sua proposta di passare ad un punitivo 42%.
Proponente | Contenuto |
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On. Marcello Coppo | Aliquota rimane al 26%, rimossa la soglia dei 2.000€, possibilità di adeguare prezzi non dichiarato al 2025 pagando il 16% in 3 rate annuali |
On. Roberto Pella | Aliquota rimane al 26%, rimossa la soglia dei 2.000€ |
On. Giulio Centemero | Aliquota va al 28% |
Le tre diverse proposte
Ricordiamo ai nostri lettori che queste saranno le proposte di partenza e che potrebbero essere accolte, anche con modifica, dal governo. O che potrebbero essere riformulate completamente e diventare oggetto di sintesi per un’ulteriore proposta.
Delle tre proposte quella che raccoglierebbe maggiore gettito è la 4.25 dell’On. Coppo, che combina l’eliminazione della soglia dei 2.000€ con un adeguamento (con imposta al 16%) del non dichiarato. In altre parole chi ha ancora crypto e Bitcoin da rendere noti all’Erario, potrà farlo pagando il 16% del controvalore e attualizzandone però i prezzi ora che si trova… ai massimi.
Quella dell’On. Roberto Pella segue in parte l’impostazione della proposta di Coppo, rimuovendo però l’occasione ghiotta per lo Stato di raccogliere imposte anche sul “rientro” del non dichiarato.
Diversa geneticamente la proposta dell’On. Giulio Centemero, che invece proporrebbe un 28% di aliquota a fronte del 42% proposto dal governo in Legge di Bilancio. Va ricordato che l’On. Centemero ha proposto anche una soluzione simile a quella dell’On. Coppo, che non è stata segnalata probabilmente perché la 4.25 conteneva già il necessario. Cosa che aveva già comunicato lo stesso On. Centemero qualche giorno fa.
E ora?
Ora bisognerà portare pazienza. Rimarremo in prima linea a raccontarvi cosa sta accadendo dentro il Palazzo e anche per aiutarvi ad anticipare le mosse giuste nel caso di modifica dell’aliquota e più in generale del regime entro il quale sarete costretti a muovervi dal 2025.
Per ora ci sarà da attendere e sperare che venga fuori una proposta non eccessivamente punitiva, con la certezza che nel complesso gli italiani pagheranno di più rispetto a quanto hanno fatto l’anno precedente. Questione della quale non sembra sia possibile però discutere, dato che l’assunto sul quale si ragionerà sarà l’ottenere quei 16,7 milioni che la relazione tecnica che accompagna la Legge di Bilancio si aspetta di raccogliere con l’aumento dell’aliquota al 42%.