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ARTICOLESSA ONADO

Bitcoin: perchè il SOLE 24 Ore racconta BUGIE? RESTERETE SENZA PAROLE… [Editoriale]

Una lunga sequela di inesattezze imbastiscono l'ennesima narrativa sbilenca del primo giornale finanziario italiano. La smentita punto per punto.

Marco Onado, di cui colpevolmente ignoravo l’esistenza fino ad oggi, scrive su Il Sole 24 Ore che la roulette dei Bitcoin prima o poi si fermerà.

Intuizione che non meriterebbe considerazioni, in quanto lapalissiana. Siamo tutti morti, diceva un economista molto popolare nella redazione de Il Sole, nel lungo periodo.

Fare il Bastian Contrario contro una scommessa che nessuno avrebbe pensato di poter vincere, probabilmente neanche lo stesso Satoshi Nakamoto, può rinvigorire, far sentire intelligenti, dare quel brivido da pensatore indipendente al quale tutti quelli che vivono delle loro opinioni – compreso chi vi scrive oggi su Criptovaluta.it – anelano.

Tuttavia nel j’accuse di Marco Onado c’è tanto di più. Una lunga sequela di imprecisioni, vuoi per ignoranza di certe meccaniche da parte dell’autore, vuoi perché le narrative sbilenche hanno bisogno della potente colla della menzogna, che gridano gran voce Scemi! A chi ci ha creduto, a chi ci ha investito, a chi usa ogni giorno Bitcoin e anche a gente del calibro di Larry Fink, che su Bitcoin sta puntando molto.

Il grande mistero delle criptovalute

L’apertura sarebbe degna di un racconto breve di Edgar Allan Poe. Con il piglio arguto che ammorba la stampa italiana che la sa lunga, Onado scrive:

Meritano sì la prima parte del loro nome (“cripto”), perché sono avvolti nel mistero. Non si sa chi li emette, né qual è la procedura informatica attraverso cui vengono creati.

Falso, falsissimo, una delle più grandi bugie mai scritte su un giornale italiano, record notevole dato il livello medio delle pubblicazioni che ormai rimangono a prendere il sole sugli stand delle edicole della penisola.

  • Il codice di Bitcoin è pubblico e aperto

Basta andare qui e scorrere il codice per capire alla perfezione qual è il meccanismo tramite il quale si “creano” i Bitcoin. Se non si ha questa capacità – e non è una colpa – ci sono fior di libri che spiegano riga per riga, pezzo per pezzo, come funziona il meccanismo di emissione di nuovi Bitcoin. E anche quando e quanti ne verranno emessi.

Ci sono letteralmente milioni di persone che osservano, blocco dopo blocco, il processo di emissione monetaria di Bitcoin. Pronti a denunciarne la fallacia anche perché è nel loro interesse economico.

La procedura informatica è semplice, lineare e verificabile. E basterebbe chiedere ad un qualunque cittadino italiano come viene invece emesso l’Euro per rendersi conto che se di misteri dobbiamo parlare, sarebbe il caso di mettersi a discutere più di Francoforte che di Bitcoin.

Non sono finite qui però le avventure intellettuali di Onado, che aggiunte:

E infatti le criptovalute vengono usate in grandissima parte per il riciclaggio o altre transazioni illecite.

Fossimo in Onado, prenderemmo immediatamente un aereo per Washington e andremmo ad informare l’attuale e il prossimo presidente degli Stati Uniti. Il Tesoro USA durante la presidenza Biden, pur sforzandosi non poco, non è riuscito a dimostrare quanto affermato da Onado.

Un’analisi di Chanalysis, acquisita anche dalla Camera dei Deputatiincredibilmente si può scaricare proprio dal sito della Camera – parla dello 0,34% di transazioni illecite sul totale. Facciamo che siano 10 volte tanto. Ritenere un 3,4% – (che non è) – “grandissima parte” è ancora una volta o ignoranza, o materiale alchemico per trasformare la bile in sedicente analisi.

La febbre speculativa

Sempre Onado parla di febbre speculativa, di trappola. Cosa sulla quale ha più che ragione: va assolutamente istruito il pubblico sulla grande volatilità di questi asset. Quello su cui ha meno ragione è il sottotesto di una sua affermazione precisa:

Si tratta di una grande roulette, anzi peggio, perché il prezzo può continuare a salire solo fino a quando ci saranno soggetti abbastanza ottimisti (eufemismo) da ritenere che in un domani più o meno vicino il prezzo sarà ancora più alto.

Scritto in italiano: il prezzo sale perché la maggioranza dei capitali crede che in futuro saranno più alti. Lapalissiano (eufemismo) e applicabile a qualunque tipo di asset trattato sui mercati finanziari.

Chi compra bond è ottimista sul fatto che lo stato che li ha emessi rimborserà il debito e pagherà gli interessi. Chi compra oggi azioni di nobilissime aziende come ENI è ottimista sul fatto che domani ENI varrà di più.

Non lo fa per votare, non lo fa per percepire dividendi irrisori rispetto al capitale.

Potremmo anche scomodare gli investitori in start up e in altre imprese ben più barcollanti dell’apparato industriale para-statale, ma non ce n’è bisogno.

Regolamentazione e autorità: wow

Il punto più onirico dell’intera analisi (eufemismo) di Onada su Il Sole 24 Ore viene raggiunto però sul finale.

Come mai le criptovalute, che circolano da oltre 15 anni, non sono oggetto di una regolamentazione stringente?

Se questo articolo fosse destinato alle edicole sulla luna, potrebbe anche andare. Per chi vive in Europa però il rischio è quello di un’esperienza dissociativa.

Gaslighting allo stato puro in un continente dove il MiCA è già entrato in parte in vigore e dove esistono licenze, obblighi di registrazione per gli intermediari e obblighi anche per gli emittenti di crypto.

Che non sia arrivata a Marco Onado notizia di un processo legislativo europeo che ha occupato le pagine dei giornali per anni? Potrebbe essere. Ma a questo punto verrebbe da rivalutare i crypto bro, che seppur trattati da perfetti idioti nell’articolessa di Onada, sembrerebbero essere più sul pezzo.

Per il resto lasciamo a voi la lettura di questo incredibile editoriale di Marco Onado.

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