Abbiamo abbassato la guardia? Niente affatto. La questione rimane di massima importanza per chi ha residenza in Italia e riguarda il futuro del settore che seguiamo ogni giorno su questo sito. Parliamo della tassazione al 42% sulle plusvalenze su Bitcoin e crypto indicata dal governo nella Legge di Bilancio e nei conseguenti emendamenti che vorrebbero cercare di mediare la situazione.
Già domani potremmo saperne qualcosa di più, dato che potrebbero (il condizionale è d’obbligo) arrivare i primi commenti agli emendamenti presentati dalla maggioranza. Commenti che lascerebbero quantomeno intuire quale potrebbe essere la direzione che il governo vorrebbe proporre al Parlamento e quale potrebbe essere la soluzione intermedia della quale ormai parlano (quasi) tutti.
In ballo ci sono principalmente gli emendamenti dell’On. Coppo, Fratelli d’Italia, e dell’On. Centemero, Lega, con il primo che riporterebbe la tassazione al 26% salvo però abbandonare la soglia dei 2.000€, e con il secondo che invece si “accontenterebbe” di un 28% che saprebbe, per chi voleva massacrare il settore, di vittoria di Pirro.
Già domani aggiornamenti? Forse sì, anche se…
…ci sarà comunque da aspettare almeno un paio di settimane per avere anche dalle Commissioni un parere sul da farsi. Domani però potrebbe essere una giornata importante, utile per capire quali sono gli umori del governo aggiuntivi a quelli già rivelati dal Ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, che si è detto disponibile a separare il grano dal loglio – o in termini più tecnici – i trader dai detentori di lungo periodo.
Non è detto però che sia possibile arrivare ad una soluzione del genere: gli emendamenti sul tavolo puntano infatti a far tornare l’aliquota o al punto di partenza oppure al 28%, per quanto sembrerebbe per il momento necessaria una sintesi con riformulazione da parte del governo.
Riformulazione? Sì, si tratterebbe di una “nuova soluzione” proposta a partire dai suggerimenti che arrivano agli emendamenti, suggerimenti che arrivano da parlamentari della stessa maggioranza e che hanno visto spendersi anche in termini di firma anche volti più che noti della politica nazionale.
Che possibilità abbiamo di sfangarla?
Dipende da cosa riteniamo essere una vittoria. Difficile, se non impossibile, che si rimanga allo stato attuale delle cose, che verrà ricordato come un regime di vantaggio sia rispetto agli altri investimenti (c’è una soglia di 2.000€ che altrove manca) sia rispetto a quanto ci aspetta per il futuro.
La soluzione migliore sul tavolo sarebbe probabilmente quella di avere comunque un’aliquota al 26% senza più la soglia dei 2.000€, con i trader che continuerebbero comunque con il vecchio regime di sempre, dato che usano principalmente derivati. La soluzione 28% è quella che forse verrebbe percepita come una sconfitta da entrambi i lati della barricata. Gli investitori in crypto finirebbero per sentirsi trattati irragionevolmente peggio degli altri, il governo finirebbe per raccogliere probabilmente molto meno di quanto si aspettasse.
Ora però è il momento del silenzio e di aspettare cosa partorirà il governo sulla questione. Difficile, se non impossibile, anche che si passi davvero al 42%.