Editoriale

Morire di regole: Tether chiude EURT, la crypto stable che regalava una parvenza di normalità all’UE

Il MiCA miete la prima vittima. Non importerà a nessuno, data la capitalizzazione, ma è un buono spunto per fermarsi a ragionare.
3 ore fa
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Quel giorno è arrivato. EURT, stablecoin legato all’euro di Tether, cesserà di esistere. Non che sia mai stato un prodotto di grande successo, ma è comunque un segnale, forte, di ciò che l’Europa post MiCA è diventata.

L’ipetrofia normativa – come la chiamano quelli bravi – l’eccesso di regole cervellotiche, come la chiamiamo noi, miete la sua prima vittima all’interno di un mercato che abbonda di regole e che però è il più asfittico del mondo in termini di innovazione.

Per carità, è morto uno degli stablecoin meno rilevanti al mondo, che rappresentava una valuta scarsamente interessante per i mercati finanziari (compresi quelli crypto), ma è un buon momento per fermarsi a ragionare di cosa sia avvenuto, di cosa stia avvenendo e di cosa avverrà in un’Europa che ormai riesce a primeggiare soltanto in termini di regole. E che anche in quel campo sembrerebbe riuscire a farlo soltanto in termini di quantità e non di qualità.

Addio EURT, vittima dei burocrati

A guardare le facce che circolano a Bruxelles, nessuno punterebbe anche soltanto un EURT sulla loro capacità di uccidere. Il che è vero, parliamo di onesti e rispettabili cittadini, che hanno ben meritato il titolo di onorevoli e che non farebbero mai male ad una mosca. Almeno direttamente. A pochi mesi dalla sua approvazione in pompa magna però, la creatura crypto di quel consesso di onesti e onorevoli cittadini, miete la sua prima vittima.

È EURT, uno stablecoin che vale 1€, e che viene gestito da Tether. Un progetto che non ha mai riscosso grande successo, anche perché dell’Euro, almeno tra i crypto-investitori, interessa meno di zero.

Qualcuno dirà che è stata l’incapacità di Tether a renderlo irrilevante, ma fare un attacco a una società che gestisce uno stablecoin sul dollaro da più di 130 miliardi di capitalizzazione, la dice lunga sul livello di allucinazione collettiva nel quale vivono i cittadini europei. Ma facciamo qualche passo indietro.

Pochi minuti fa Tether ha annunciato che EURT non sarà più e che quei quattro utenti in croce che ce l’hanno in portafoglio potranno convertirlo in una finestra di 12 mesi. La cosa, superficialmente, non interesserà nessuno. Non abbiamo mai conosciuto e a questo punto mai conosceremo un solo utente che ha EURT in portafoglio e il mondo crypto andrà come sempre avanti.

Basta però scendere un poco sotto la superficie per rendersi conto dell’enorme problema che questa decisione rappresenta: EURT chiude infatti perché sono imposte regole cervellotiche e rischiose agli emittenti di stablecoin in Europa. Tra queste, quella di tenere una parte rilevante delle proprie riserve presso depositi bancari. Depositi bancari in banche private, e non presso la Banca Centrale.

Questo vuol dire che la semplice difficoltà di uno degli istituti depositari potrebbe causare… non serve grande fantasia per immaginarlo, perché è quanto successo al principale concorrente di USDT (l’altro stablecoin, quello grosso, di Tether), ovvero USDC.

Siamo nella seconda settimana di marzo 2023. Silicon Valley Bank finalmente ammette di avere problemi seri, viene ceduta in fretta e furia ma in quel fretta e furia succede di tutto a USDC, che deteneva appunto una parte importante delle proprie riserve presso quella banca. Per interminabili ore gli utenti di USDC si sono trovati con un token scaricato praticamente da chiunque e che sui mercati non rappresentava più 1$.

Una situazione che può ripetersi – sì, le banche possono fallire – e che il MiCA non rende solo possibile, ma addirittura obbligatorio. Una questione che non è mai andata giù a Tether, che infatti ha scelto di operare tramite Hadron, piattaforma per la tokenizzazione – e per ora di sostenere quanto viene offerto da Quantoz, anche con investimenti capitali diretti. Qui la nostra esclusiva intervista con il CEO di Quantoz.

Il paziente è morto, la terapia ha funzionato

La questione quante regole in Europa è ormai dibattuta anche da chi di regole e regolamentazioni ha sempre vissuto. Avrà scioccato un po’ tutti sentire Mario Draghi invitare l’Europa a normare meno, dato che il costo di questa fissazione è nell’ordine di diversi punti percentuali di PIL.

Per il MiCA, che è arrivato prima della chiamata alle armi dell’ex Presidente del Consiglio italiano, ormai è troppo tardi. Un danno per gli utenti crypto europei? Assolutamente sì: ci sarà minore scelta, meno sicura e più costosa.

Per la libertà? Assolutamente sì, perché è un grigio e freddo regolamento a prendere decisioni di enorme importanza di risk management del proprio capitale.

Per il futuro del continente? Ancora una volta sì: perché non solo nessuno si prenderà la briga di investire anche in Europa, ma anche gli europei con voglia di impresa nel mondo crypto, andranno altrove a sviluppare le proprie idee.

Per ora, di effetti del MiCA, si contano solo questi. E per i prossimi, qualcuno comincia ad avere un po’ di paura.

Gianluca Grossi

Caporedattore ed analista economico. È divulgatore per blockchain, Bitcoin e criptovalute in generale. Solida formazione tecnica, si occupa del comparto dal 2015. Detenzioni: Bitcoin, Ethereum.

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