Il governo degli Stati Uniti ha spostato 2 miliardi di dollari circa in Bitcoin. Per la precisione sono stati spostati 19.800 BTC ottenuti tramite sequestro. L’indirizzo di destinazione non è noto, anche se due micro-trasferimenti subito dopo quello più corposo sono andati verso indirizzi di Coinbase Prime.
Ci sono buone probabilità che tali Bitcoin siano stati trasferiti per procedere ad una vendita graduale degli asset, come previsto dalla legge degli Stati Uniti.
Dato che la questione si incrocia con diverse situazioni politiche – e con un’ignoranza generale su come funzionino certe procedure – è bene fermarsi un attimo e cercare di comprendere cosa sta effettivamente succedendo, quali sono i rischi per il mercato e cosa verosimilmente accadrà nelle prossime ore. Puoi fare trading sulla news anche con Bybit, che qui ti regala una posizione da 500$ – insieme a tante altre promo ESCLUSIVE per i lettori di Criptovaluta.it.
In una delle tante dichiarazioni del futuro presidente degli Stati Uniti Donald Trump, si era parlato di bloccare tali vendite. Peccato che certi blocchi non è chiaro se siano nelle attribuzioni del presidente. E a prescindere da ciò, Donald Trump non ha ancora giurato come presidente e alla Casa Bianca siede ancora Joe Biden.
Per quanto le spy story e i complotti politici piacciano anche a noi – sono avvincenti e rompono pomeriggi di noia come quello di oggi – c’è poco in realtà di complotto politico.
Gli ingredienti sono di quelli semplici: c’è un governo sulla via del tramonto, un governo che ha sempre avversato il settore e lo spostamento di questi 19.000 e rotti Bitcoin potrebbe essere l’ultimo dispetto verso un settore da sempre avversato. Vero, ma il punto è che le procedure di vendita degli asset sequestrati non sono nelle mani del Presidente, né del governo. È US Marshals Service ad occuparsene, seguendo le leggi e possibilmente non distruggendo il mercato sul quale vanno a scaricare.
Nel recente passato ci sono stati già spostamenti di questo tipo e secondo qualcuno furono responsabili della correzione che portò il prezzo di Bitcoin a 66.000$.
L’indirizzo non è noto, ma ci sono buone probabilità che si tratti di un wallet sotto il controllo di Coinbase con il suo servizio Prime.
Che offre sì servizi di custodia, ma anche di trading a soggetti istituzionali. C’è quindi una possibilità che vengano scaricati a mercato.
Sono un problema? Dipende. In genere tali vendite (così come gli acquisti ad esempio di MicroStrategy) avvengono utilizzando sistemi complessi di vendita che cercano massimizzare il prezzo al quale viene appunto venduto l’asset.
I mercati non sembrano aver reagito granché alla notizia. Per ora rimane dunque tutto tranquillo e così dovrà rimanere. Farsi prendere dal panico in queste circostanze difficilmente aiuta a prendere la decisione giusta.
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