Sulla scorta di quanto è già avvenuto da Microsoft, anche da Amazon si dovrà mettere ai voti la possibilità di includere Bitcoin come asset di riserva strategica. È una questione che però – i social hanno evitato accuratamente di parlarne offrendo contesto – è appunto simile a quella che sta avvenendo da Microsoft (e dunque ampiamente da ridimensionare) e che è portata avanti dallo stesso think tank che starebbe provando a farlo dalle parti di MSFT.
Di cosa si tratta? Si tratta di una proposta che imporrebbe al board di considerare Bitcoin come asset di riserva anche per Amazon, asset che avrebbe miracolose proprietà anti-inflative, comprandone con parte degli 88 miliardi di liquidità di cui Amazon è dotata.
Una questione importante? Sì, ma in termini diversi da quelli che abbiamo letto sui social e anche su certi giornali. Proviamo a fare chiarezza.
Cambiare i soggetti delle azioni è un modo utile per far passare idee e fatti che in realtà non sono mai esistiti. Cos’è successo davvero da Amazon?
È praticamente identico a quanto avvenuto da Microsoft: si chiederà al board (anche se MSFT vota domani sulla questione) di prendere in considerazione Bitcoin come asset da aggiungere alle riserve. Questo per combattere la svalutazione del dollaro e dotare una delle aziende più ricche e importanti del mondo di riserve in quella che – almeno per i sostenitori – è la riserva di valore per eccellenza.
Non si tratta di un’imposizione di acquisto. Si tratta della proposta di considerare a livello di board, ovvero di consiglio di amministrazione, questa possibilità. Il verbo fondamentale è assess, ovvero considerare. E dunque no, non è detto che Amazon acquisti Bitcoin, seguendo quelle che sono le orme di MicroStrategy, che ha accumulato già una quantità enorme di $BTC nel suo patrimonio.
A proporre la discussione è sempre il National Center for Public Policy Research, lo stesso think tank che aveva fatto la medesima proposta da Microsoft.
Si sfrutta un meccanismo che è incluso nella gestione delle società per azioni. E per quanto vada riconosciuto l’impegno, non dice nulla sul possibile esito della proposta. Occhio, soprattutto in bull run, alle voci che girano, alle fake news, alle notizie che vengono ingigantite e a tutto il corredo tipico di social e pubblicazioni di seconda fascia che mettono avanti i click al rispetto che dovrebbero ai propri lettori.
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