Bisognerà portare ancora pazienza. E bisognerà farlo ancora per almeno 24 ore, perché al netto di quanto abbiamo letto sulla stampa mainstream – sì, Repubblica, parliamo di te – di ufficiale non vi è ancora nulla per quanto riguarda la tassazione sulle plusvalenze da criptovalute e Bitcoin.
C’è una semi-certezza: non si procederà con un aumento al 42% che aveva fatto arrabbiare un po’ tutti e almeno per il 2025 si dovrebbe rimanere al 26%. E comincia a delinearsi la possibilità di una soluzione che sarà sì peggiorativa rispetto al regime attuale (che è vantaggioso rispetto agli altri asset) ma che metterà in linea quanto si guadagna con la compravendita di Bitcoin e crypto con il resto del mercato. Per il resto, sarà ancora battaglia.
Con ogni probabilità il parere del governo non arriverà neanche domani e si dovrà aspettare venerdì. E con altrettanta probabilità nessuno degli emendamenti presentati diventerà legge.
In realtà di ufficiale non è successo ancora nulla, se non l’accantonamento dei tre emendamenti presentati dalla maggioranza. Un buon segno a metà, che però lascerebbe intendere da parte del governo la volontà di cancellare l’aumento della tassazione al 42% per gli asset crypto e Bitcoin.
Nonostante dunque proclami, festeggiamenti, ritrattazioni, percentuali che per il momento non hanno alcun tipo di ufficialità, si dovrà aspettare ancora un po’. Le trattative ci sono, sono complicate e per ora avrebbero un’inerzia a nostro favore, dove con noi si intende il grande pubblico che in Italia si interessa di crypto, investe e cerca anche di comprendere il funzionamento di certe tecnologie.
Giovedì 12 dicembre non sembrerebbe essere la data giusta. Data la situazione complessiva delle discussioni sulla Legge di Bilancio, ci dicono dalla regia che si slitterà con ogni probabilità a venerdì.
E sul cosa ci sarà nel maxi-emendamento del Governo che accoglierà tutte le istanze (anche quelle che con le crypto non c’entrano nulla) c’è per ora il riserbo più totale.
Per quanto tutti sembrino avere uno o più uccellini dentro il Governo, fino a venerdì ogni comunicato, dichiarazione, sarà da prendere per quello che è. E dato che gli uccellini stanno cantando ognuno una percentuale diversa per il prossimo anno, ripetiamo l’invito a mantenere la calma.
La battaglia si gioca intanto per il 2025 e sembra ci siano buone possibilità di rimanere al 26%. Ci sarà poi da vedere se questo “ritorno sui propri passi” del governo sarà da scambiarsi con un regime peggiorativo per l’anno successivo. Da qui al 2026 però ci saranno tanti blocchi di Bitcoin, tante discussioni politiche e un rinnovato spirito di compattezza da parte degli operatori che lascia certamente ben sperare.
Su con il morale dunque, e preoccuparsi – come gli appassionati di crypto sono abituati d’altronde a fare – prima del problema imminente e poi del trascendentale. Metro per metro. E se necessario centimetro per centimetro.
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