È ormai di pubblico dominio la notizia dell’arresto di amministratore e fondatore di The Rock Trading. Un caso terribile, che ha lasciato tanti risparmiatori in Bitcoin con un pugno di mosche in mano e che non poteva che essere occasione per un ennesimo attacco della stampa mainstream al settore.
Comportamenti criminali – ora anche secondo la Procura – da parte dei gestori di un servizio diventano una sorta di colpa collettiva. Cosa non solo sbagliata, ma che mai si è verificata quando a causare danni (per ben più dei 66 milioni di euro del caso The Rock Trading) sono stati bond, obbligazioni bancarie, investimenti fumosi proposti dal ben più nobile circuito della vecchia finanza.
La notizia in sé è breve: hanno arrestato Andrea Medri e Davide Barbieri. Le accuse sono gravi e vedremo di analizzarle e commentarle quando ne sapremo di più. L’altra invece è una non notizia: quando qualcuno ha dei comportamenti criminali, nel caso di mondo Bitcoin e crypto la colpa diventa collettiva.
È un banalissimo caso, se dovessero essere confermate le accuse anche in sede processuale, di custodi che fuggono con il bottino. Casi purtroppo frequenti da quando esiste il ruolo del custode e che certamente non sono nati con l’arrivo di Bitcoin e crypto. Di certezze ne abbiamo già diverse: nessuno è riuscito a recuperare niente da The Rock Trading, mancano 66 milioni di euro secondo le ricostruzioni degli investigatori e le possibilità di recuperarli sono pressoché zero.
È un fatto assai drammatico: c’è chi si era fidato e oggi non ha più nulla e non può neanche godersi Bitcoin sopra i 100.000$. C’è chi con quei soldi si sarebbe risolto la vita, altri che si sarebbero tolti qualche sfizio, altri ancora che ne avrebbero ricavato denaro per vivere più tranquillamente in una fase di crisi profonda per la nostra economia. Tutto questo non sarà, per colpa della cattiva gestione (e vedremo poi se è stata criminale o meno) o di comportamenti criminali, possibile. E qui inizia e finisce la notizia, se non fosse che il caso The Rock Trading è stato un assist per i soliti. Per quelli che le criptovalute sono pericolose, te l’avevo detto, per quelli che non capiscono che se di fallimento si tratta non è di Bitcoin, ma di regole che pur essendo numerose, invasive e spesso poco sensate, anche questa volta non sono riuscite a proteggere nessuno.
Uno dei più noti giornali d’Italia, Repubblica, ha pensato bene di titolare Crac Bitcoin, come se fosse responsabilità di Bitcoin quanto accaduto. Come se fosse stato Bitcoin a fallire nella sua proposta. Come se fosse stato di nuovo Bitcoin a lasciare tutti con un pugno di mosche in mano.
Al contrario, i clienti di The Rock Trading avrebbero potuto salvarsi facendo auto-custodia di Bitcoin, qualcosa che Bitcoin offre, che è sicuro, che mette al riparo dall’incapacità (o dalla criminalità) del custode.
Vogliamo colpevolizzare la vittima? Assolutamente no: è ragionevole aspettarsi da un intermediario che opera in Italia e in Europa – terra dove si contano più regole che abitanti – un comportamento corretto. Non è stato così, ma la colpa, ancora una volta, non è di Bitcoin.
Quando i bond Parmalat lasciarono sul lastrico migliaia di famiglie italiane, tutti ebbero a prendersela, correttamente, con Parmalat. Nessuno se la prese con chi quei bond avrebbe dovuto analizzarli prima di proporli ad una clientela poco esperta e nessuno, ci mancherebbe, se l’è presa con lo strumento bond. Dopotutto non è colpa del bond come idea se qualcuno ci ha rimesso le penne e i risparmi. E così, se si avesse un minimo di rispetto per i propri lettori, si dovrebbe continuare a ragionare nelle redazioni che informano un pubblico che però si fa sempre meno numeroso.
Il punto è sempre lo stesso: gli investimenti in criptovalute e Bitcoin sono certamente rischiosi (quale investimento non lo è?) e certamente non sono per tutti.
Da qui però a dover rispondere delle malefatte di pochi inaffidabili se non criminali che operano nel settore… ce ne dovrebbe passare. Ancora una volta, sia per rispetto della verità, sia per rispetto dei propri lettori, ammesso che se ne conservi ancora un po’.
Bitcoin è denaro peer to peer, ed è nato proprio perché degli intermediari ci si fidava poco. Dargli le colpe di chi diventa intermediario dove non serve (soprattutto per la custodia) è oggettivamente troppo.
E ci lasciamo con una domanda: tra poco sarà completamente operativo un corposo impianto di norme, il MiCA, fatto passare per la tutela ultima dei cittadini e residenti europei, che sarebbero da quel punto in avanti più protetti del resto del mondo. Per ora ciò che abbiamo ottenuto è il monopolio nel settore stablecoin. Vedremo se riusciremo ad evitare nuovi casi The Rock Trading grazie al puntuale intervento del legislatore.
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