C’è uno scontro legale ai massimi livelli del mondo crypto. E questa volta non c’entrano SEC, le autorità e il mondo della finanza tradizionale. Questa volta lo scontro è tutto interno al mondo crypto. Da un lato c’è Bit Digital, che è la società che emette e amministra WBTC, dall’altro Coinbase, alla quale sono stati chiesti 1 miliardo di dollari in danni.
Il tema è solo all’apparenza semplice: Bit Digital contesta a Coinbase di aver rimosso WBTC dalla sua piattaforma senza motivazioni plausibili. Coinbase risponde che lo ha fatto per questioni tecniche, di sicurezza e di interesse da parte dei clienti. E in mezzo ci sono 1.001 questioni che riguardano la libertà degli exchange di fare un po’ quello che vogliono, la commistione di diverse funzioni in capo agli stessi soggetti e più in generale un’organizzazione di mercato che Gary Gensler di SEC ha sempre contestato (a nostro avviso in parte a ragione).
Difficile che Coinbase sia effettivamente condannata a pagare 1 miliardo di dollari. Ed è difficile anche che Bit Digital possa rivendicare un qualunque diritto a essere listato di nuovo da Coinbase. Il caso è però emblematico per tante questioni, a partire da quelli della concorrenza.
Antefatto: Coinbase, uno dei più importanti crypto exchange del mondo, toglierà dai propri listini WBTC. L’annuncio è arrivato lo scorso 19 novembre e il delisting avverrà il 19 dicembre. WBTC è un Bitcoin incapsulato in un token ERC-20, ovvero su rete Ethereum C’è una società, Bit Digital, che raccoglie Bitcoin, emette token WBTC e permette anche la conversione poi di questi WBTC di nuovo in Bitcoin.
Secondo antefatto: Coinbase ha lanciato recentemente cbBTC, un token che ha un funzionamento molto simile a quello di WBTC. Un token che sta già avendo una certa fortuna. Ha già raccolto 2 miliardi di dollari di capitalizzazione e fa registrare volumi importanti.
Le motivazioni: le motivazioni sono quelle standard che Coinbase utilizza per i delisting.
Monitoriamo regolarmente gli asset sul nostro exchange per assicurarci che rispettino i nostri standard di listing. Basandoci sui nostri controlli più recenti, Coinbase sospenderà il trading di WBTC il 19 dicembre 2024, intorno alle 12:00PM ET.
Di motivazioni ulteriori non ne sono state fornite. C’è però un altro antefatto dietro WBTC che potrebbe aver giustificato la cosa.
Il 9 agosto scorso infatti BitGo, il vecchio custode del servizio/token WBTC ha accordato a Bit Global (nel quale si “sospetta” ci sia anche la presenza di Justin Sun) il controllo di una parte del multisig dei wallet del progetto. Multisig che vuol dire che devono concorrere più firme per autorizzare transazioni, per un passaggio che ha comunque destato più di qualche preoccupazione.
C’è una soltanto delle critiche di Gary Gensler al mondo crypto che riteniamo degna di discussione, perché probabilmente fondata, a prescindere da come la si pensi. Gensler ha sempre contestato una concentrazione di funzioni in capo agli exchange che non sarebbe permessa nei mercati tradizionali.
Gli exchange spesso gestiscono non solo scambi, ma anche investimenti diretti in progetti cripto e – come in questo caso – anche l’emissione di un token rilevante, che vale già 2 miliardi di capitalizzazione. Capitalizzazione che tra le altre cose è effettiva, perché dietro cbBTC ci sono effettivamente dei Bitcoin depositati.
Non abbiamo risposte. Anzi, abbiamo domande da condividere con voi, nostri affezionati lettori.
Coinbase e gli altri exchange hanno o no pieno diritto di controllare cosa viene listato sulle loro piattaforme? Oppure dovrebbero essere forzate per legge all’inclusione di certi asset?
È vero che essere delistati da uno dei principali exchange è un grave danno per i progetti, per piccoli o grandi che siano. Ma è ragionevole chiedere i danni a chi delista, nel pieno delle sue facoltà, nel pieno di ciò che gli garantisce la legge, e soprattutto nel pieno esercizio della sua libertà?
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