AGGIORNAMENTO (TRASPARENZA): abbiamo corretto la parte della rivalutazione per renderla più chiara.
Con ogni probabilità – e a meno di clamorosi cambi di programma – la tassazione crypto e Bitcoin in Italia rimarrà al 26% per il 2025. Anche se l’aliquota rimarrà invariata, tanti investitori italiani si troveranno a pagare tasse sulle plusvalenze per la prima volta. Sarà infatti eliminata – sempre a meno di clamorosi cambi di programma – la soglia dei 2.000€ di plusvalenze annue, al di sotto delle quali per il 2024 non si viene tassati.
L’aumento si fa più sostanzioso dal 2026: è previsto infatti il passaggio ad un’aliquota del 33%, a metà strada tra il 26% attuale e il 42% che era stato originariamente proposto in Legge di Bilancio.
A scanso di ogni equivoco: rispetto al 2024 tutti pagheranno più tasse nel 2025 a parità di plusvalenze. Questo a meno di non passare a prodotti come derivati o ETN/ETP la cui tassazione dovrebbe rimanere invariata.
Tutti pagheranno di più. Se ad oggi è prevista infatti una soglia di 2.000€ di plusvalenze che non sono tassabili, dal 2025 saranno tassabili tutti i guadagni derivanti da vendita. 100€ di plusvalenze? Si pagherà il 26% di tasse, ovvero 26€. 1.000€ di plusvalenze? Se ne pagheranno 260. Ad oggi con queste plusvalenze, e in realtà fino a 1.999 in realtà, non si sarebbe pagato nulla.
Plusvalenza | Tasse nel 2024 | Tasse nel 2025 | Tasse nel 2026 |
---|---|---|---|
100€ | 0€ | 26€ | 33€ |
1.000€ | 0€ | 260€ | 330€ |
1.999€ | 0€ | 519,64€ | 659,67€ |
5.000€ | 780€ | 1.300€ | 1.650€ |
10.000€ | 2.080 | 2.600€ | 3.300€ |
Questo a patto che per il 2024 non tocchi pagare, una volta superata la soglia dei 2.000€, il 26% sulla totalità delle plusvalenze e non soltanto sulla parte eccedente i 2.000€, questione che a quanto ne sappiamo è ancora aperta. Gli aumenti sono dunque sostanziosi per tutti a partire dal 2025 – o nel migliore dei casi soltanto per chi fa plusvalenze sotto i 2.000€.
Come previsto da questo emendamento, sarà possibile effettuare una rivalutazione di crypto i cui prezzi non erano stati aggiornati in precedenza. Cosa succede con la rivalutazione? Si paga il 18% sul valore totale e il prezzo viene fiscalmente aggiornato a quello di gennaio 2025.
Era una norma inserita a copertura degli introiti mancati se non si fosse passati al 42%. Non si passerà al 42%, la rivalutazione rimane, ma le plusvalenze a partire dal 2026 saranno del 33%.
A quanto pare non dovrebbero esserci invece aumenti della tassazione su strumenti come derivati o fondi come ETN/ETP che hanno in cassa crypto. Nessuno dei grandi gestori di questo tipo di prodotti opera in Italia e quindi potranno scamparla.
Allo stesso modo dovrebbero riuscire a scamparla anche gli investitori italiani che ricorreranno a questi prodotti.
La situazione è peggiore del grosso dei paesi dell’Unione Europea:
Tassazione delle plusvalenze come capital gain. L’imposta è progressiva:
Plusvalenza | Quanto si paga |
---|---|
Fino a 6.000€ | 19% |
Per la parte da 6.000€ a 50.000€ | 21% |
Per la parte da 50.001€ a 200.000€ | 23% |
Per la parte da 200.001€ a 300.000€ | 27% |
Per la parte oltre i 300.000€ | 28% |
La tassazione è complessivamente per il 30%. La contribuzione consiste nel 12,8% di imposta e nel 17,2% di contributi sociali. C’è la possibilità per chi non ha redditi elevati di registrarla come imposta sul reddito. C’è una soglia di esenzione di 305€.
Per le crypto detenute per più di 1 anno non è prevista tassazione. Per il trading è prevista imposizione come reddito, con una soglia di esenzione di 600€ annui. Le imposte sul reddito in Germania sono estremamente progressive. Qui puoi avere un resoconto completo.
Tassazione flat al 19%, che viene applicata soltanto nel passaggio da crypto a fiat (euro, zloty). Sopra 1 milione di zloty annuali – circa 234.000€ – è prevista una tassazione aggiuntiva del 4%.
Questo per quanto riguarda i paesi più popolosi.
Di problemi ce ne sono tanti, che andranno discussi appena possibile e che almeno ad avviso di chi vi scrive dovrebbero essere immediatamente modificati.
Questo vuol dire che ogni minima spesa in crypto (sì, acquistare qualunque cosa spendendo BTC o crypto è un evento tassabile) comporterà il pagamento di tasse a fine anno (ammesso di essere in positivo). Chi ha abitudine di utilizzare Bitcoin e crypto per i pagamenti dovrà ora fare dei calcoli molto complicati, che crescono al crescere dell’utilizzo delle criptovalute.
Utilizzare derivati come i CFD o come i futures diventa meno costoso. Si continuerà a pagare il 26%, mentre il trading spot o la semplice vendita di crypto sarà tassata al 33% (le percentuali riguardano sempre e soltanto le plusvalenze).
Lo stesso dovrebbe valere per gli ETN/ETP, che potrebbero diventare strumenti per pagare meno tasse a parità di investimento. Con almeno un paio di problemi: nessuno dei gestori opera con sede in Italia e quindi le commissioni, spesso corpose, saranno incamerate altrove. Il secondo dei problemi è che tali prodotti non permettono ingresso e uscita tempestivi dalle posizioni, in quanto operano soltanto durante gli orari di apertura di borsa.
Abbiamo oggettivamente difficoltà a capire perché un investimento in Bitcoin debba essere considerato speculativo (qualunque cosa questa formula voglia dire) e non debba invece essere considerato speculativo un investimento in azioni Alphabet o Tesla. Le azioni si comprano con lo stesso identico scopo: rivenderle quando valgono di più.
Le crypto, tra le altre cose, possono anche essere spese. E le si può spendere anche tramite intermediario, basti pensare a tutti i servizi di carta di pagamento offerti.
E – per chiudere – che differenza c’è tra acquistare Bitcoin oppure un ETP/ETN con Bitcoin in cassa?
Curioso il proclama di vittoria che abbiamo letto proprio sabato, quando il nuovo regime è diventato ufficiale o quasi. Non sono state abbassate le tasse, tutti pagheranno di più, senza eccezioni, già dal 2025. E pagheranno ancora di più dal 2026.
È comunque meglio del 42%? Certamente sì, ma definire vittoria un aumento sostanzioso di tasse per tutti non sembra, ancora ad opinione di chi vi scrive, qualcosa da celebrare come se fosse una vittoria.
Rimane inoltre di padre ignoto il tentativo di aumento al 42%: abbiamo intervistato parlamentari, infastidito uscieri, cercato informazioni ovunque. Nessuno sembrerebbe essere pronto a rivendicare la paternità del tentativo di aumento. Chi è stato? Quali sono le sensibilità diverse al governo che hanno impedito di rimanere al regime attuale?
E, in ultimo, che tipo di credibilità si potrà avere con la rivalutazione, se nel giro di 2 leggi di bilancio le tasse sono state già aumentate in modo così importante?
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come sempre, noi lavoriamo e rischiamo e loro vogliono guadagnare senza fare nulla sul nostro lavoro. Ditemi voi se questo non è un sistema fascista.
Ma i 2000 € non sono già adesso una soglia (e non un franchigia)? Dopo una prima fase di incertezza, questa aspetto sembrava essere stato chiarito, invece questo articolo sembra dire il contrario... e crea quindi solo confusione! Gianluca Grossi potresti rispondere? Grazie.
Bisognerebbe andare via da questo stato del terzo mondo che ha politici che volutamente sputano contro una grande possibilità di innovazione ma non c'è la volontà politica di aiutare la popolazione
un paese alla frutta che va nella direzione opposta letteralmente al resto del pianeta. Come escludersi a vita dall' undustria blockchain che per una volta non richiedeva manco infrastrutture ma solo un clima fiscale non di caccia alle streghe. Cosi mentre metà dell' unione europea non tassa niente noi produciamo quest' abominio che è l' emblema di fallimento formato nazione
ciao, dall'articolo non è molto chiara la rivalutazione.
Nel senso di parla per crypto non dichiarate in precedenza, ma non sembra essere una sanatoria, ma soltanto una rivalutazione e quindi è riferita a chi ha già dichiarato o mi sono perso qualcosa?
Non è una sanatoria, ma è una rivalutazione per crypto che non si sono rivalutate. A breve un articolo che spiega bene cos'è e come funziona
Grazie Gianluca, sono molto interessato a capire bene come funziona. In particolare ho due dubbi:
2. Il pagamento a quanto abbiamo capito è dilazionato. Quindi teoricamente adegui, il prezzo diventa quello della data di adeguamento, poi quando vendi tecnicamente non hai questa grossa plusvalenza da pagare (che comunque pagheresti l'anno prossimo). IL pagamento del 18% si può spalmare su 3 anni. Comunque stiamo preparando tutto, portate un po' di pazienza.