Un altro segno di maturazione del mondo Bitcoin e crypto. Nessuno, parlando di banche, si sognerebbe di affermare che gli interessi degli istituti di credito coincidono con quelli dei clienti. E nessuno si sognerebbe mai di affermarlo per nessun altro settore.
Nel mondo crypto e Bitcoin questo – complice anche una certa immaturità del settore stesso – era vero fino a sabato scorso, almeno in Italia. Sabato scorso che è stato il giorno in cui i politici hanno comunicato una grande vittoria, le associazioni di settore hanno in larga parte annuito e gli investitori sono andati invece su tutte le furie.
Lo confermano anche i sondaggi, uno su X e uno su Telegram, che hanno raccolto le opinioni della nostra community. Avete risposto in più di 2.300, numero che è comunque più elevato degli iscritti a diverse delle piattaforme sedute al tavolo della politica – e tanto ci basta per capire, come vedremo in questo approfondimento, che aria tira.
Il parlamento contento, gli operatori di settore pure. I nostri lettori no
Lungi da noi pretendere di avere voce in capitolo. E lungi da noi pensare che certe voci siano pronte a essere ascoltate. Hanno però espresso il loro disappunto più di 2.000 persone, e tante altre lo hanno comunicato pur senza votare nei nostri sondaggi. Ma andiamo con ordine.
Su oltre 1.200 voti su X, soltanto il 4% ha ritenuto una vittoria l’aver spuntato il 26% senza soglia per il 2025 e un aumento al 33% per il 2026.
Sul nostro canale Telegram risultati di poco diversi, con una base simile (1.100 votanti): solo l’11% lo ritiene una vittoria, con l’89% che ritiene che si sia perso su tutta la linea.
Qualcuno, tra i più cinici, dirà che nessuno vuole pagare più tasse e che dunque un risultato del genere era più che scontato. Vero. Così come è vero che la narrativa di pagheremo meno tasse, saremmo potuti andare a 42% ha funzionato molto poco, se non appunto tra gli operatori del settore.
L’avviso diverso degli operatori del settore
Da queste parti i nomi collettivi sono sempre piaciuti poco, soprattutto quando hanno a che fare con il discorso politico. Dentro la sigla operatori del settore si possono far rientrare tutti e nessuno (sappiamo ad esempio che il più grande operatore di stablecoin al mondo non era presente, seppur invitato). E si finisce per dare rappresentatività del settore talvolta ad aziende che in realtà hanno ben poco, in termini numerici e rappresentativi, da mettere sul tavolo.
Detto questo, è evidente che la frattura ci sia. I comunicati che abbiamo letto appunto dai suddetti operatori del settore sono un trionfo del possibilismo, dell’ottimismo, del bicchiere mezzo pieno che tende a vedere chi rischiava di morire e ne esce soltanto con un’invalidità permanente.
Un’opinione che però – lo ripetiamo – la nostra community non condivide.
E che, ripetiamo ancora una volta, non sarà prestigiosa come gli operatori del settore che sono stati ricevuti a Roma, non avrà nomi, cognomi e capitali pesanti come quelli delle passerelle politiche, ma che vota.
E i voti alle urne, almeno nel nostro sistema politico, valgono sempre uno.
Una frattura impossibile da ricucire, ma è un segno di maturità
Nessuno nel pieno delle sue facoltà mentali riterrebbe i propri interessi di correntista coincidenti con quelli della banca.
Nessuno si sentirebbe rappresentato da ABI in qualità di correntista.
E finalmente anche nel mondo crypto in pochi si sentiranno rappresentati da operatori del settore che sono semplicemente degli intermediari, che hanno società che offrono servizi e che per quei servizi vengono pagati. Senza romanticismi alla Don Chisciotte che non hanno cittadinanza tra i rapporti umani che sono governati dal denaro.
La cosa è chiara anche per chi si sia preoccupato di analizzare la questione solo in modo superficiale. Il nuovo impianto, come praticamente ogni regolamentazione passata e futura:
- Punisce l’autocustodia e promuove la centralizzazione presso gli exchange
Travel rule, tassazione a questo punto agevolata dal 2026 sui derivati, indagini AML rafforzate sui self hosted wallet saranno anche dei gravami burocratici sugli operatori del settore, ma gli garantiscono anche una fetta importante di business, quella di chi non vuole avere problemi o non ha carte infinite da produrre per ogni transazione.
- Favorisce la custodia presso enti centralizzati
I capitali o stanno nei wallet noncustodial oppure sui wallet degli operatori di settore. Su questo punto specifico la frattura tra interesse del singolo investitore e quello dell’intermediario è più che evidente anche a chi non mastica lingua e comportamenti di questo settore.
- Favorisce strumenti centralizzati come i prestiti
E anche qui diversi degli operatori di settore avranno tutto l’interesse di fare buon viso a cattivo gioco. Dovrebbe esserci la possibilità di offrire le proprie crypto come collaterale di prestiti. Cosa che farà gola (dati anche gli esorbitanti interessi che si pagano) a tanti operatori del settore e che inizierà a fare gola a sempre più italiani, che potranno utilizzare questo sistema per evitare una tassazione che è vessatoria.
- Rinforza il network, ma non quello che pensate
Se l’asse decisionale si sposta verso il Parlamento e il Governo, chi ha accesso diretto a tavoli di discussione è in posizione di vantaggio rispetto a chi non ha accesso a tali tavoli.
Gli investitori non possono sedersi ad alcun tavolo e non possono far sentire la propria voce quando si discute di tassazione di denaro e investimenti che, fino a prova contraria, è parte dei loro patrimoni e non di quelli degli operatori di settore.
Poco male: gli investitori hanno modo – nel poco di diretto che è rimasto nel mondo moderno – di farla sentire ancora la propria voce. Possono farlo alle urne, scavalcando chi si è auto-nominato rappresentante degli interessi di tutti, scavalcando quegli operatori di settore dal quale il mondo dei risparmiatori e degli investitori in Bitcoin e crypto non è mai stato così distante.
Tutta salute: è forse il momento della maturazione definitiva del comparto.