È il grande scandalo del momento: BlackRock, in un video pubblicitario su Bitcoin, ha indicato che il limite massimo di 21.000.000 non può essere preso per certo. Se non fossimo circondati da dietrologi di ogni genere e sorta, la cosa si sarebbe chiusa rapidamente rendendosi conto che si tratta di un appunto in legalese, tra le altre cose, da quella prospettiva, corretto.
Siccome però di dietrologi di ogni genere e sorta siamo circordati, la cosa è esplosa sui social e su alcune riviste di settore, arrivando a accusare BlackRock di voler fare un hard fork di Bitcoin che superi tale limite. Così come BlackRock, anche noi non possiamo garantire che domani, tra 1 anno o tra 100 anni BlackRock non tenterà un hard fork. Tuttavia, presumerlo dal video è quanto di più inetto si può fare. Inettitudine che vale doppio quando a parlare è chi in realtà comprende il funzionamento di Bitcoin.
La questione è complicata, sottile e vale la pena di parlarne, cosa che cercheremo di fare in questo approfondimento.
L’allarme è importante, deciso, preoccupante. In un video promozionale su Bitcoin, BlackRock ha indicato:
Non c’è garanzia del fatto che il limite di supply di Bitcoin a 21 milioni non sarà cambiato.
È scritto in bianco sopra i sottotitoli, è un’avvertenza legale che risponde alle cervellotiche leggi alle quali devono sottostare le società di investimento ed è fondamentalmente vero.
È una questione di banale consenso. Oggi tutti implementano una versione di Bitcoin che include il limite dei 21 milioni (o meglio, che includono politiche di emissione di nuovi Bitcoin che gli renderanno impossibile superare i 21 milioni).
Domani, tra un anno, tra 100 anni, il consenso intorno a quella regola può cambiare, per quanto sia improbabile perché sconveniente per tutti i detentori di Bitcoin. E BlackRock, che deve rispondere a certe leggi, non può che scriverlo.
Succederà? Probabilmente no. E quasi certamente no fino a quando tutti quelli che stanno leggendo questo articolo rimarranno in vita. È un segnale del fatto che BlackRock vuole forzare un cambiamento del genere? Assolutamente no.
In realtà la questione del cap a 21 milioni era stata già trattata da un importante documento di BlackRock. È il form S-1 di iShares Bitcoin Trust, ovvero l’ETF di BlackRock con Bitcoin dentro. Un documento che per legge deve includere tutti i rischi che riguardano l’asset, anche di carattere tecnologico.
Scrive BlackRock:
Un hard fork potrebbe cambiare il codice sorgente del network Bitcoin, incluso il limite dei 21 milioni.
E poi aggiunge:
Non c’è alcuna garanzia che il cap attuale dei 21 milioni per i bitcoin in circolazione, che è stimato che sarà raggiunto nel 2140, non sarà cambiato. Se un hard fork che cambia il cap dei 21 milioni sarà ampiamente adottato, il limite alla supply di bitcoin potrebbe essere rimosso, cosa che potrebbe avere un impatto negativo sul valore di Bitcoin e sul valore delle quote [dell’ETF, NDR]
Per chi non ha la mente ottenebrata da dietrologie, il discorso è semplice: la legge impone a BlackRock di segnalare agli investitori qualunque tipo di rischio. Il cambiamento di codice (e di consenso) è uno di questi rischi e dunque va segnalato, per evitare di incorrere in multe e altri tipi di problemi.
Iniziata e finita qui la storia, per quanto però ci siano altri aspetti che può essere interessante analizzare, soprattutto per chi non ha chiaro il funzionamento di BTC.
C’è un’altra parte interessante sul rapporto tra eventuali hard fork di Bitcoin e BlackRock. La società infatti ha dovuto indicare – ancora una volta per obblighi di legge – il comportamento che terrà nel caso in cui dovessero esserci altri hard fork di Bitcoin (altri, perché ce ne sono stati già diversi in passato, vedi Bitcoin Cash).
Nel caso di hard fork del network di Bitcoin, lo Sponsor [iShares/BlackRock, NDR] sceglierà utilizzando il suo solo discernimento – e in buona fede – quale network p2p, tra un gruppo di fork incompatibili di Bitcoin, sarà generalmente accettato come network Bitcoin e sarà dunque considerato quello appropriato per i propositi del Trust.
Tradotto in una lingua più comprensibile, nel caso in cui dovesse esserci un caso Bitcoin Cash, sarà l’ETF a decidere quale sarà Bitcoin – IN RELAZIONE AL TRUST, ovvero quale dei diversi “bitcoin” circolanti sarà il sottostante del fondo stesso.
Anche qui nessuna intenzione di avviare un hard fork e rimuovere il cap, ma solo avvertenze di legge necessarie.
Sì, può farlo chiunque. E chi è dotato di mezzi come BlackRock può farlo magari con maggior successo. In ultimo però deciderà il consenso fatto di centinaia di migliaia di persone. BlackRock è liberissima di creare la sua versione di Bitcoin, ma era libera di farlo anche prima che il suo ETF accumulasse centinaia di migliaia di $BTC.
Avere tanti bitcoin non offre alcun tipo di potere aggiuntivo: Bitcoin non funziona a maggioranza di detenzioni e mai funzionerà così. E quindi, anche in questo caso, le preoccupazioni diffuse da tanti non sembrano essere che il solito gioco dello strillone sui social, che non ha alcuna ragion d’essere se non quella dei guadagni portati dai click.
Si può diffidare di BlackRock – e anzi, la filosofia Bitcoin invita proprio a diffidare di tutti – ma inventare storie che non esistono e non hanno neanche senso di esistere fa del male solo alla corretta informazione.
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È un disclaimer più per questioni legali che altro. Pure se la cosa venisse proposta e Blackrock usasse il suo potere economico per spingere il fork "bribando" i miners a minarlo, si ritroverebbe una coin che usa una minoranza e ridurrebbe il valore del proprio stock. I miners quindi tornerebbero sulla chain col maggior consenso. Non importa quindi la dimensione dello stock di Brock prima del fork: varrebbe tendenzialmente zero sulla chain della coin forkata che non userebbe nessuno. Il tutto lo sa anche Brock stessa ed è impossibile che anche solo ci provi, minando il proprio investimento (dato che comunque anche solo il tentativo causerebbe scossoni nel mercato).
Quindi non direi "è improbabile", è proprio nella pratica impossibile.
Le preoccupazioni sul security budget invece sono legittime, dibattito annoso: l'approccio attuale è andare verso un layer base con transazioni di alto valore (che quindi possono pagare fees alte), che offra massima finalità e decentralizzazione. Per pagare i caffè qualche layer 2 (con tradeoffs accettabili sulla decentralizzazione).
Grande articolo che dimostra che non conviene a nessuno cambiare. Una domanda da un ignorantone come me, supponiamo che abbiamo raggiunto i 21.000.000 di BTC e che quindi non si possono più minare ma la domanda di bitcoin rimane ancora alta, a questo punto saranno solo i possessori di Bitcoin se lo volessero a soddisfare la richiesta del mercato?
Perdonate l'ignoranza, ma invece di creare un fork, Blackrock tramite il suo potere economico non potrebbe corrompere/incentivare direttamente i developers a modificare il codice? Oppure l'aumento della max supply oltre i 21 mln richiede necessariamente un hard fork?