Il 2024 verrà ricordato come un grande anno per Bitcoin e per le criptovalute. Corse importanti in termini di prezzo, appoggi altrettanto importanti da parte della politica USA, un nuovo e ritrovato vigore. C’è un altro asset però che sembrerebbe voler tornare a dettare legge: è il dollaro USA, che si sta apprestando a chiudere l’anno verso nuovi massimi. Massimi che non si vedevano da tempo – e che sono una fotografia molto interessante di ciò che sta accadendo sui mercati finanziari.
Un dollaro forte anche e soprattutto perché da un lato i fondamentali macro tengono – negli USA – e dall’altro sembra ci si sia avviati verso forse non il disastro, ma una nuova fase economica complicata e molto difficile da invertire.
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La vera superstar di questo finale di 2024 è il dollaro. Dovesse finire oggi oggi l’anno, il dollaro porterebbe a casa contro le principali valute – quelle prese dall’indice DXY come più rappresentative, con un ricco +6,7%. Qualcosa che nessuno aveva previsto, dato che il dollaro arrivava comunque da un anno già di rafforzamento nel 2023.
Il grafico parla chiaro. E parla più chiaro di tante teorie ad avviso di chi vi scrive non esattamente sul pezzo. Gli Stati Uniti possono (ancora) permettersi delle scelte impopolari – ovvero di tenere i tassi più alti del resto delle economie mondiali – e questo è il vero carburante di un ritorno di fiamma del dollaro USA.
La cosa interessa Bitcoin e crypto? Sì, almeno parzialmente, perché un dollaro forte vuol dire un BTC/USD come scambio che è in realtà molto meno forte. E una situazione che anticipa un 2025 particolarmente avido di quei tagli ai tassi che piacciono tanto ai mercati e in particolare agli asset di rischio.
E questa è almeno la prima parte della vicenda. C’è altro, che non arriva dai grafici e non arriva dalle analisi macro. Qualcosa che si sta per installare a Washington e potrebbe imprimere un cammino molto diverso all’economia e ai mercati finanziari, almeno rispetto a quanto eravamo abituati a vedere.
Donald Trump e il suo governo sono un’incognita per i mercati finanziari sotto diversi aspetti.
Sono stati promessi dazi a destra e a manca. I dazi, almeno nella prima fase della loro applicazione, si trasformano in inflazione. E questo arriverebbe in un momento che è tornato di massima preoccupazione proprio per la crescita dei prezzi.
Per ora i punti di vista sono due. C’è chi ritiene impossibile che il governo guidato da Donald Trump possa invertire la spirale di debito degli Stati Uniti. E c’è chi invece è fiducioso per l’intervento di DOGE, il dipartimento per l’efficienza governativa a capo del quale troveremo Elon Musk, che dovrebbe sforbiciare la spesa improduttiva. È una delle grandi incognite – che però nessuno per ora è in grado di quantificare. E che nessuno sembrerebbe essere in grado, per il momento, di anticipare.
Noi siamo tra gli ottimisti. Ci sarà, sarà sostanziale, e anche se non dovesse arrivare una riserva strategica, quanto avverrà a livello di regole e leggi sarà sufficiente per garantire all’intero settore un buon appoggio. Questo non avverrà però nel vuoto pneumatico, ma in un contesto economico che sarà definito dai fattori di cui sopra.
In realtà il tema cool del momento è quello della stagflazione: crescita ridotta o zero e prezzi che continuano a crescere. Una situazione che è la peggiore possibile tra quelle che sono sul tavolo – e che però per ora non sembrerebbe aver giustificazione.
Il PIL USA continua a correre, l’inflazione non torna al 2%, ma è comunque scesa di parecchio, il mercato del lavoro si sta raffreddando, e con lui si sta raffreddando la sua spinta inflazionistica.
È troppo presto per escludere questo rischio? Certamente sì. Ma è comunque troppo presto per credere che sia… credibile.
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