Nella notte del Santo Natale, in Italia tocca sorbirsi l’ennesimo ritorno dei morti viventi. Con le notizie che mancano per la chiusura di tutte le principali piazze, qualcosa bisogna pur inventarsi. E bisogna inventarlo possibilmente dando addosso – senza alcuno sprezzo del pericolo e del ridicolo – a Bitcoin.
In un articolo a firma di Morya Longo, si ricorda infatti che c’è chi, a Piazza Affari, ha corso più di Bitcoin. E sono – nientedimeno che- le azioni di UniCredit e Ovs. Il messaggio è chiaro: non cercate avventure nel settore recentemente battezzato da Larry Fink. C’è da investire nella periferica piazza finanziaria italiana, mica come fanno quegli svitati degli americani.
Una posizione che sarebbe anche divertente, se non fosse che è l’ennesimo attacco contro un settore che ormai è a Wall Street, piace a quelli che ne sanno e che vede una sparuta resistenza organizzata soltanto intorno ai lidi italiani. Lidi che a livello finanziario internazionale contano sempre meno.
Un vecchio adagio dice che i grafici e i numeri piacciono a tutti perché possiamo far dire loro quello che vogliamo. E questo è il caso anche del recente attacco alle performance di Bitcoin, che chiunque con un minimo di senno difficilmente riuscirebbe ad associare ad azioni come quelle di Ovs e di UniCredit. Non perché questi ultimi due titoli non abbiano offerto delle ottime performance sugli ultimi 4 anni, ma semplicemente perché stiamo – come sempre – paragonando mele e pere.
Il range temporale che viene preso è quello tra oggi e gennaio 2021. Un range ovviamente arbitrario – che con un asset volatile come Bitcoin diventa… ancora più arbitrario. Perché prendere questo dato specifico? Perché è cherry picking, come dicono gli americani, bello e buono, per dimostrare una tesi che tesi non è e che continua ad avere nessun senso per quanto riguarda le scelte di investimento.
Se dovessimo spostarci al gennaio 2023, tanto per fare anche noi un po’ di cherry picking, vedremmo Bitcoin con un ricco +477%, contro un comunque interessante +205% di Unicredit e un assai più modesto +41,49% di Ovs.
E se dovessimo invece spostarci al gennaio 2024? Avremmo un +128,44% di Bitcoin, contro un +55% di Unicredit e un +37% di Ovs. Ancora una volta: performance impressionanti per questi due titoli azionari, che però sono distanti sia numericamente sia per specie da quello che ha fatto Bitcoin.
Valore di questo tipo di analisi? Assolutamente zero. Tant’è che un dritto come Larry Fink, che è già riuscito a vendere più di 20 miliardi di dollari in Bitcoin ai suoi clienti, mai si è sognato di andare in giro con le tabelline a mostrare quanto $BTC abbia performato meglio di Wells Fargo oppure ancora di JPMorgan.
Cherry Picking, appunto, per fare un po’ di sensazionalismo e per ricordare ad un pubblico italiano -che vive in un giardino fatato difeso dai pretoriani della stampa – che non si è perso l’investimento del secolo. Anzi, se ha scelto UniCredit può presentarsi anche a Wall Street dando a tutti dei suonati. Ma quale Bitcoin, c’era questa magnifica banca italiana che…
Il pubblico italiano merita certamente di più. Non perché il dato – nel range scelto da Longo – sia falso, ma semplicemente perché è privo di qualunque valore informativo.
Bisognerebbe impegnarsi un po’ tutti, almeno a nostro modesto avviso – a tornare più nel settore dell’informazione e meno in quello dell’intrattenimento.
Senza lisciare il pelo ad un pubblico, quello italiano, che a forza di vedersi il pelo lisciato da una certa stampa, è tra i meno sofisticati. Cosa di cui si lamenta a più riprese non Criptovaluta.it, ma anche il Ministro dell’Economia e delle Finanze Giorgetti, che parla frequentemente di ricchezza privata immobilizzata o comunque destinata a settori poco produttivi.
Chi, con un minimo di senso del ridicolo, si sentirebbe di dire a fine 2024, che Bitcoin non ha cittadinanza (magari con percentuali di allocazioni assai ridotte) in un qualunque portafoglio? La stessa BlackRock consiglia fino al 2% per ogni portafoglio. Che ne sappiano più gli editorialisti de IlSole24Ore rispetto a una società che è diventata la più grande al mondo del settore gestione proprio per la sua grande credibilità?
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