A qualcuno le tre lettere che compongono l’acronimo daranno i brividi, ad altri ricorderanno invece uno dei momenti più proficui della storia crypto. Sì, è il momento di tornare a parlare di ICO, anche approfittando di un ottimo editoriale a firma di Ryan Zurrer comparso sulle pagine di Coindesk. Cosa sono le ICO? Perché sono morte? E perché nel 2025 potrebbero rinascere?
Il caso c’è: un governo USA (anche in termini di agenzie), più aperto al mondo delle criptovalute potrebbe voler dire il ritorno di questa particolare forma di raccolta capitali – che potrebbe tra le altre cose superare i confini del mondo crypto e aiutare i mercati di capitali più dinamici.
E i migliori protocolli che possono offrire questo tipo di infrastruttura anche per le aziende non crypto, potrebbero guadagnarne. Ethereum, ma anche Solana, Avalanche e altre chain che permettono la creazione di token in poco tempo e senza grandi necessità di organizzarsi sul piano tecnico.
Probabilmente sì, ma facciamo qualche passo indietro. Le ICO furono al centro del ciclo del 2017 e 2018. Si lanciava un progetto, si consentiva ai più spericolati di comprarne i token, e con il capitale raccolto si finiva per sviluppare il progetto. Una sorta di raccolta capitali in crowdfunding che poi è stato limitato in modo importante da interventi delle autorità, principalmente USA.
Ora, che ci si aspetta che già da gennaio 2025 cambi sensibilmente la musica: arriva un governo sensibilmente più aperto al mondo crypto e potrebbero arrivare, sin da subito, delle regole più chiare per quanto riguarda la natura di certi token. Ovvero un impianto legale che permetta di capire senza grossi grattacapi (e senza cause legali) se un token sia o non sia una security.
In un contesto del genere potrebbero anche tornare certe modalità di finanziamento, che potrebbero tra le altre cose tornare nelle disponibilità anche dei piccoli investitori.
Probabilmente, nel caso in cui questo scenario dovesse effettivamente realizzarsi, le principali chain di infrastruttura, ovvero Ethereum, ma anche in questa fase di mercato Solana. C’è poi l’enorme territorio dei layer 2 su ETH, così come chain delle quali si parla ora molto meno, come Avalanche.
Ci sarà da vedere inoltre se i tanti protocolli nati focalizzandosi in modo più attento su RWA e compagnia, decideranno di offrire piattaforme di questo tipo.
Dopo l’esperienza estremamente positiva di Microstrategy, cominciano a essere tante le aziende che hanno aggiunto Bitcoin alle proprie riserve strategiche. Non solo società che fanno mining Bitcoin, ma anche ad esempio Kulr, che ha annunciato poco più di 24 ore fa una svolta di questo tipo ed è stata già enormemente premiata dai mercati.
Ci sono poi i casi di Metaplanet in Giappone, e anche per tornare negli USA, di Rumble, che pur non avendo ancora aggiunto alle proprie riserve Bitcoin, ha annunciato che lo farà, anche grazie alla collaborazione di Tether.
Da fine dicembre saranno completamente operative le regole contenute nel MiCA anche per questo tipo di operazioni. Regole che tanti specialisti hanno dichiarato essere cervellotiche e potenzialmente un altro ostacolo allo sviluppo del settore in Europa.
Per un Europa che si lamenta, soprattutto a livello politico, di avere una scarsa circolazione di capitali e un pubblico poco interessato agli investimenti sulle compagnie e le aziende – preferendo i più sicuri bond – chissà se questo non finirà per essere un altro ostacolo.
Nelle economie più dinamiche molto probabilmente sì. Forse non saranno ICO, forse sceglieranno modalità nuove e che non abbiamo ancora mai visto articolarsi, ma nel complesso siamo certi o quasi che vedremo un’altra espansione del mondo crypto in quello detto dell’economia reale.
Non è poco, per un settore che soltanto 2 anni fa tanti analisti avevano definito come morto – e comunque come ormai irrimediabilmente distante dall’economia che conta. Un’economia che, dopo tanti scandali, non aveva più alcun interesse a interagire con questo comparto.
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