Ci sono almeno cinque cose che le leadership europee non hanno capito né su Bitcoin né sul mondo crypto in generale. Cinque questioni che almeno ad avviso di chi vi scrive risolverebbero, a costo praticamente zero, tante delle questioni cruciali per il continente.
Questioni come quella energetica, come quella della dipendenza – per i micro-pagamenti – da società private americane – e questioni anche legate allo sviluppo di società tech e finanziarie, sviluppo che per stessa ammissione delle autorità europee, langue.
No, non siamo di quelli che credono che basti un silver bullet, una soluzione magica per tornare al top e dimenticare tutti i problemi. Il mondo Bitcoin e crypto però offre una grande occasione, e c’è anche tempo per recuperare, almeno fino a quando gli USA lasceranno spazio di ingresso. Uno spazio che con l’arrivo di Donald Trump si ridurrà sempre di più.
L’atteggiamento delle autorità europee verso Bitcoin e crypto non è stato sempre dei migliori. Dall’aperta ostilità della Banca Centrale Europea, passando per atteggiamenti non certo accomodanti da parte dei principali governi, il clima non è ormai dei migliori da tempo. Questo ha un impatto importante sia sugli utenti e gli investitori, sia sull’Europa stessa, che sta perdendo tante occasioni servite su un piatto d’argento.
Donald Trump, facendosi ben consigliare, ha parlato di riportare tutto il possibile del mining Bitcoin negli USA. Non è stata soltanto questione di ingraziarsi una parte dell’elettorato: è una decisione strategica per una presidenza che – citiamo a braccio – vuole raddoppiare la produzione energetica degli USA.
I miner non sono consumatori di energia: sono produttori di energia a basso costo che sfruttano per fare mining, dato che il costo energetico è la più importante delle voci di spesa per questa attività. Tale energia, prodotta a costi molto bassi (e ricorrendo il più delle volte a fonti rinnovabili), può essere anche restituita alla rete quando ce n’è bisogno. O quando se ne produce di più.
Il Texas ha in piedi una collaborazione con i miner presenti nel suo stato che ha aumentato la produzione di energia da fonti rinnovabili e che permette allo stato di avere una rete più affidabile. Perché non tentare?
La narrativa principale a sostegno dell’Euro digitale – e citiamo il governatore di Bankitalia Panetta – è quella di offrire agli europei sistemi di micro-pagamenti che siano liberi dal duopolio Mastercard-Visa. Ammettiamo che l’intento sia nobile, serve davvero rifare tutto da zero?
Le infrastrutture crypto offrono canali economici, rapidi e liberi per spostare denaro. E si può incentivare l’arrivo di emittenti di stablecoin in Europa, garantendo inoltre la copertura imponendo riserve – ad esempio – presso la Banca Centrale. In qualità di emittenti potrebbero essere coinvolte anche banche private, con effetti a cascata per tutto il sistema.
Perché reinventare la ruota quando buona parte delle sue componenti è già disponibile? E sì, si può anche implementare il controllo di chi invia a cosa – se la preoccupazione dovesse essere quella dell’antiriciclaggio.
Non sappiamo – e nessuno può sapere – se queste tecnologie diventeranno dominanti. Quel che sappiamo è che negli USA e nel Lontano Oriente si sta sviluppando molto, anche grazie al know how e all’impegno di grossi gruppi bancari europei. Perché non permettere – a causa di atteggiamenti dubbi o di aperta ostilità – alle banche di sperimentare anche in Europa?
La sensazione che si ha è che le banche europee, anche quando sono di livello tale da poter competere su scala globale, debbano giocare in difesa per paura del regolatore.
Gli USA hanno commesso errori inenarrabili nel corso della presidenza Biden. Perché non approfittarne?
L’Europa è stata territorio di grande sperimentazione del segmento neo bank: banche con servizi ridotti all’osso, molto meno costose e soprattutto più adatte per giovani e per persone che non hanno bisogno di granché. I costi sono scesi verticalmente, tanto che anche i grandi gruppi hanno dovuto creare degli spin off per non perdere clientela.
Il mondo crypto – le sue infrastrutture in particolare – è l’evoluzione diretta di questo modo di concepire la finanza. Perché non cercare di fare lo stesso?
Si è sempre sostenuto su queste pagine che non si può immaginare la libertà dell’uomo moderno senza la libertà di gestire il proprio patrimonio e il proprio denaro.
Bitcoin è perfettamente allineato con la più autentica delle filosofie politiche europee, quella dei diritti e della libertà.
Perché essere in prima fila nell’ostacolare il settore, quando questo offre tecnologicamente delle libertà impensabili soltanto qualche anno fa?
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Giuste osservazioni e l'ultima domanda dell'articolo è quella cruciale: adozione troppo facile? Pura ignoranza? Miopia delle ns. classi dirigenti? Lobby extra UE che remano contro per farci stare al palo?
Probabilmente un mix e resta per me un mistero che la parte politica più dichiaratamente democratica ed inclusiva sia cosi strategicamente autolesionista in tema crypto.
My 2 cents, che probabilmente sono sbagliati: si ha il terrore di roba che non è pienamente sotto il controllo dell'autorità pubblica. Mi dirai: eh, ma le azioni? Guardati la lista per capitalizzazioen di mercato e fai un rapporto tra società a partecipazione (o a maggioranza) pubblica e non. L'Europa è in certi aspetti molto autoritaria e tra "accademia" e "animal spirits" dei mercati preferisce largamente i primi.