Paura contro speranza: sono queste le due emozioni forti che governano i mercati. Che si tratti di mercati crypto o mercati tradizionali, tutti prendono le proprie decisioni con analisi, ma anche condizionati dai sentimenti che portano dentro di sé. La fase di mercato che stiamo affrontando è di quelle invero assai particolari.
Per il mondo crypto abbiamo da un lato una Federal Reserve che ha annunciato rallentamenti importanti nel processo di taglio ai tassi, dall’altro l’arrivo di un presidente che ha promesso mari e monti e che dovrebbe essere appunto la fonte principale di speranza.
Dato che il nuovo anno è appena iniziato – e approfittando della giornata di chiusura delle piazze USA per commemorare Jimmy Carter, fermiamoci qualche minuto a fare qualche considerazione.
La paura è uno dei sentimenti più comuni tra gli uomini. Quando sono coinvolti denari, può anche amplificarsi. Facciamo qualche passo indietro per capire in che tipo di situazione siamo, da dove arriva la paura e quanto sia razionale.
Tre mesi fa Fed commentava un taglio importante di tassi, di 50 punti base, dicendo che il rischio di una recessione era diventato più elevato di quello di un’inflazione in ripresa. Per quanto sia passata un’era almeno nei tempi dei mercati, erano proprio queste le condizioni.
Anzi, le condizioni erano così chiare che in tanti avevano accusato Federal Reserve di essere in ritardo. E di aver tagliato di 50 punti base proprio perché si era accorta di essere in ritardo sul possibile arrivo di una recessione. Vi eviteremo, per rispetto di chi avanzava certe accuse, il resoconto specifico.
Oggi siamo all’estremo dell’altro sentiment. L’inflazione negli USA scende più lentamente del previsto, sarà stabile (secondo le proiezioni di Federal Reserve) tutto sommato per tutto il 2025 e il rischio più elevato è tornato a essere quello inflativo, rispetto a quello di una recessione.
Federal Reserve ha tagliato di 25 punti base a dicembre, avvisando però il mondo che avrebbe rallentato, a meno che i dati non avessero indicato il contrario. A dicembre, inoltre, Federal Reserve diffonde anche le sue previsioni economiche, con gli infausti dot plot a illustrare quanto ci si aspetta che accada.
Dato che a produrre questi dot plot è in realtà chi poi vota i tagli, tutti li prendono molto sul serio. Mettere però a confronto i due che vi abbiamo proposto, ovvero quello di settembre sopra e quello di dicembre sotto, dovrebbe dare un’idea più precisa di quanto stia avvenendo davvero. I dot plot sono molto poco precisi, e sono soltanto indicazioni che possono, tra le altre cose, cambiare molto rapidamente.
Le ragioni della paura sono tutte qui: non si tornerà, almeno a stretto giro, su livelli di tassi bassi. E dunque la massa monetaria in circolazione ne risentirà. E dunque, ancora, Bitcoin e crypto si vedranno togliere il carburante che è stato necessario in ogni momento della loro storia.
Le ragioni della speranza hanno un nome e cognome. Il 20 gennaio giurerà come 47esimo presidente degli Stati Uniti d’America. È una questione che attraversa tutto il mondo crypto e Bitcoin, perché durante la campagna elettorale Trump ha promesso aperture importanti al comparto.
Per ora gli uomini chiave scelti da Trump sono tutti pro-Bitcoin e crypto, anche quelli che hanno assunto o assumeranno cariche rilevanti per il comparto. Da Paul Atkins alla SEC, passando per Scott Bessent al Tesoro. Non è da dimenticare Howard Lutnick, che sarà al commercio e che è, con la sua Cantor Fitzgerald, custode degli asset di Tether. E che avrebbe anche il 5% delle quote di Tether stessa. Anche il rimpiazzo da CFTC sarà pro-crypto e Bitcoin. E quindi le prime scelte sono state in linea con quanto promesso.
Sta montando l’attesa intorno al giorno del giuramento, che potrebbe essere anche il giorno dei primi ordini presidenziali di Trump a favore del mondo crypto.
RISERVA BITCOIN: non è chiaro cosa voglia fare e se lo farà. Tuttavia c’è da tenere conto di questioni che riguardano più ampiamente la modalità con la quale questa riserva potrebbe essere organizzata. Le idee che circolano per ora riguardano il blocco delle vendite dei Bitcoin che sono stati sequestrati dal governo USA. Sarebbe un buon punto di partenza – anche se i 69.000 legati a Silk Road sono stati sbloccati da poco proprio per la vendita.
TEAM: c’è già un capo della divisione che dovrà occuparsi di crypto. È il pioniere David Sacks. Manca però una squadra che possa accompagnarlo. Gira voce – da confermare – che forse proprio il 20 gennaio potremo avere le prime nomine.
TUTTI HANNO DONATO: tutti i principali player del mondo crypto hanno donato in campagna elettorale e/o per la cerimonia di inaugurazione. Ripple, Coinbase, ma anche Gemini, Kraken. Si tratta di una formalità alla quale partecipano tutte le industrie (vedi Apple che, nonostante un lungo storico pro-Dem, ha donato comunque).
Prevarranno le ragioni della paura o della speranza?
Lo scriviamo qui, pronti a essere smentiti nel caso in cui dovessimo sbagliarci: per quanto riguarda i tagli, siamo al peggior sentiment possibile. Ovvero quanto hanno scontato i mercati non può essere peggiore di così.
Per quanto riguarda le promesse di Trump, non siamo esattamente sicuri del fatto che i mercati le abbiano prezzate. Soprattuto se il 20 gennaio dovesse presentarsi alla Casa Bianca con una bella sorpresa per il comparto.
È possibile che questo avvenga già il 20 gennaio? Joe Biden, il giorno della sua inaugurazione, firmò la bellezza di 17 ordini esecutivi, alcuni dei quali anche molto importanti. Trump nel 2017 ne firmò soltanto uno. Obama prima di lui zero. Nel 2009 però Obama ne firmò diversi già nei primi giorni dopo il suo insediamento. E prima ancora Bush zero, ma Clinton firmò diversi memorandum con un grosso impatto.
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