ESCLUSIVA CRIPTOVALUTA.IT® – Sembrerebbe essere risolta la querelle che ha tenuto con il fiato sospeso non solo i creditori verso FTX EU, che pur essendo non numerosi vorranno indietro il loro sudato denaro, ma anche gli appassionati di evoluzioni crypto in Europa. Il caso è quello del passaggio di FTX EU nelle mani dell’exchange e società di servizi crypto BackPack. Un passaggio che era stato salutato con un certo entusiasmo da parte di chi era direttamente coinvolto, perché per l’appunto avrebbe permesso di recuperare i crediti più rapidamente e perché avrebbe aggiunto al sistema Europa un nuovo player, dotato di licenza MiFID II e quindi in grado di offrire strumenti molto interessanti, come appunto i derivati sulle crypto.
Entusiasmo che è stato poi però interrotto sul nascere dalle polemiche arrivate dagli USA: l’entità che sta curando il fallimento di FTX nella sua versione internazionale ha infatti comunicato di non aver dato alcun tipo di ok alla cessione.
Questione complicata e tesa, se non fosse che come ci confermano da BackPack, in realtà l’entità americana non ha più nulla a che fare con quella europea – e che dunque – nonostante ancora non ci sia stato il passaggio di azioni di FTX EU, la cosa può definirsi come conclusa.
Cos’è successo davvero?
La questione era ed è complicata. Al centro c’è la vecchia K-DNA, società di diritto cipriota che fu acquisita da Digital Assets AG proprio per le licenze di cui era in possesso. Successivamente la stessa Digital Assets AG, almeno secondo la ricostruzione che ci è stata fornita da BackPack, è passata a FTX che ha approfittato delle licenze per avviare la sua divisione EU.
Una divisione che si vide poi sospendere la licenza in seguito al crack dell’exchange, con Cipro che diventò centro di alcune indagini anche sul modus operandi di certe società di consulenza che offrivano e offrono tuttora shelf companies ovvero compagnie vuote che hanno però importanti licenze che possono fare gola ai player internazionali.
Va fatta una premessa: quando c’è un nuovo soggetto a acquisire una società con licenze di questo tipo, viene comunque sottoposto a lunghe procedure di compliance. Quelle di BackPack sono durate quasi un anno e ora è arrivata la clearance, l’ok da parte di CySEC, la CONSOB cipriota. E dunque, come ci conferma ancora una volta BackPack, tutto è ok per il passaggio di consegne, nonostante dall’America continuino, aggiungiamo noi, a fare rumore.
- Perché tanto rumore?
Perché l’entità che sta curando il fallimento di FTX negli USA ha messo in piedi una lunga serie di disperati tentativi di claw back, ovvero di procedure che vogliono recuperare denari spesi da FTX. Denari che però in questo caso furono spesi per l’acquisizione di Digital Assets AG, senza che la stessa società potesse conoscere le situazioni di dissesto di FTX in versione internazionale.
All’interno di quelle che sono procedure naturali per un’entità che gestisce il fallimento, c’è da segnalare anche il fatto che FTX ha rivenduto FTX EU ai fondatori di Digital Assets AG, ovvero Patrick Gruhn e Robin Matzke, che hanno poi proceduto a venderla a BackPack.