Buoni, se non addirittura ottimi, i dati che arrivano dal PPI USA, ovvero l’indice dei prezzi per i produttori. È uno degli indicatori più apprezzati da Federal Reserve, che ritiene – come abbiamo spiegato qui – che sia un anticipatore piuttosto chiaro dell’inflazione che poi finirà per riversarsi sui consumatori.
Dati come abbiamo già scritto buoni, perché segnalano un aumento dei prezzi più contenuto rispetto a quanto si aspettassero in realtà mercati e analisti.
Inflazione dunque più lenta delle aspettative, che si erano fatte in verità assai cupe nel corso delle ultime settimane – aspettative che avevano contribuito a peggiorare il quadro del sentiment anche su Bitcoin e crypto. Una situazione che tra poco andremo a analizzare anche sul nostro Canale Telegram VIP – canale esclusivo dove ricevi anche segnali, copertura macro completa, la chain del mese (con il token allegato) e anche notizie sui principali airdrop.
PPI quasi ok: che succede ora?
Le cose vanno innanzitutto messe in prospettiva. Abbiamo un dato importante, che è quello del PPI, indice dei prezzi per i produttori. Un dato che è importante soprattutto perché in realtà Federal Reserve lo ritiene uno dei più affidabili per valutare l’andamento dei prezzi.
Il dato è di 0,2% mese su mese, contro previsioni allo 0,3%, mentre siamo tutto sommato in linea con le aspettative per quanto riguarda i dati annuali.
Dato | Previsione | Ufficiale | Precedente |
---|---|---|---|
PPI Annuale | 3,4% | 3,3% | 3,0% |
Core | 3,8% | 3,5% | 3,5% |
C’è tanto che questi dati provano a raccontare, a partire dal fatto che c’è stato un aumento della PPI classica rispetto al mese scorso. Un aumento che però è inferiore a quanto era stato preventivato.
Seconda questione, con il PPI Core (che non tiene in considerazione alimentari e energia) siamo invece sullo stesso numero del mese precedente, e di molto al di sotto delle previsioni.
Che tipo di dati sono per Bitcoin e crypto? Sono ottimi dati, perché pur non migliorando rispetto al mese precedente, siamo in una situazione migliore rispetto a quanto era stato preventivato.
La notizia è stata salutata dai mercati con un grande entusiasmo, che ha riportato Bitcoin ampiamente sopra i 97.000$, salvo poi però perdere qualcosa in una fase convulsa di trattative mentre si attende l’apertura delle borse USA.
Ok, ma cosa c’è davvero nel dato?
C’è speranza. L’inflazione forse non sta scendendo come dovrebbe, ma non sta neanche salendo al ritmo che stava terrorizzando i più.
Domani, mercoledì 15, arriverà il dato CPI, che misura l’inflazione vera che subiscono i consumatori. E questo potrà cambiare in modo importante l’andamento dei mercati – e anche offrire qualche risposta più significativa.
Per ora tutto è bene quel che finisce bene. O meglio, ci si può godere un disastro annunciato ma che non si è verificato.
Le famose criptvalute che dovevano essere indipendenti dall economia, che dovevano essere un asset slegato da tutto quel mondo, dipendendo strettamente dai dati americani su inflazione. Paradossale .