Arrivano i dati sull’inflazione e sono migliori di quanto ci si aspettasse, anche se non di molto. I mercati reagiscono – sul breve e alle 14:30 esatte (nota per chi dovesse arrivare tra 10 ore, magari in una situazione diversa) – con un rialzo per Bitcoin e più in generale per gli asset crypto, in attesa dell’apertura delle borse USA.
Una situazione ottimale? No: l’inflazione rimane alta e la situazione macro complessivamente non cambia. Tuttavia è stato scongiurato l’arrivo di dati ancora peggiori rispetto a aspettative che non erano un granché.
Cosa cambia sui mercati ora? Cosa possiamo aspettarci da Federal Reserve in termini di tagli ai tassi? Prima di passare a numeri e tabelle ti ricordiamo che Bitget qui ti regala una posizione da 1.200$ di controvalore. Se non sei già cliente di Bitget, approfitta di questa esclusiva di Criptovaluta.it. Iscriviti, versa almeno 300$ e ricevi la posizione premio.
Sono dati migliori delle aspettative, anche se non di molto. Tanto è bastato però a Bitcoin e crypto per tornare su livelli di prezzo ben più interessanti. Nel momento in cui scriviamo Bitcoin si è riportato vicino ai 99.000$, dopo essere stato sotto i 97.000$ per il grosso della giornata.
I dati sono buoni, ma non troppo. Più bassa l’inflazione Core, che è quella che Federal Reserve ritiene più importante da seguire. È l’inflazione complessiva, senza energia e alimentari, che sono considerati più volatili e dunque rumore rispetto al segnale.
Con dati di questo tipo rimane comunque il quadro precedente: pochi tagli (2?) nel 2025, per quanto ora i mercati prezzino con maggiore sicurezza un taglio già a luglio.
Ricordiamo inoltre ai nostri lettore che certi umori saranno indirizzati anche da altri dati: quelli sul mercato del lavoro e anche quelli che riguardano l’attività economica degli Stati Uniti, dati che avremo, ancora una volta, prima della fine del mese.
Rimaniamo in realtà in un contesto di inflazione ancora troppo elevata – e che non lascia granché spazio a una Fed più dovish, tenendo anche conto del fatto che delle future politiche fiscali di *Donald Trump, che giurerà la prossima settimana, sappiamo ancora (e sanno) troppo poco.
Gennaio, senza dubbio alcuno a questo punto, non sarà un mese di tagli. Se ne riparlerà per il prossimo meeting, ricordandoci però che è forse questa la migliore delle opzioni che potevamo immaginare sul tavolo.
L’economia tiene, e se si dovrà fronteggiare l’inflazione più a lungo, pazienza. Meglio che una recessione, no?
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