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Tether lancia nuovo progetto su Ink di Kraken. E gli altri? Gli schieramenti del futuro crypto

Nuovo progetto di Tether. Parte su Ink di Kraken. Dall'altro lato della baracca stable crypto però...

Dove siamo nella guerra più violenta – per quanto se ne parli poco – del mondo crypto? No, non è più questione di Bitcoin contro Ethereum, né di Ethereum contro Solana, né di questo contro quel protocollo. La battaglia più feroce si sta consumando nel comparto stablecoin, tra nuovi prodotti lanciati da nuovi attori, nuovi prodotti lanciati da vecchi attori e tante nuove soluzioni tecnologiche che vale la pena di approfondire.

Oggi è stato il giorno del lancio di USDT0, versione sintetica di USDT, che rilancia la battaglia sul fronte tecnologico. Ci sono però altri terreni di scontro: dalle nuove leggi europee (che hanno creato più confusione che altro) al lancio di prodotti su chain che prima non avevano… stablecoin.

E ci sono poi altri tipi di concorrenti: gli stablecoin con rendimento, che più che stablecoin sono quote di fondi money market e che stanno avendo, anch’essi (e solo in alcuni casi), una certa diffusione. È il momento di fare il punto della situazione, anche per capire cos’è successo, cosa succede e cosa probabilmente succederà.

La battaglia degli stablecoin cresce di intensità

La notizia che ci ha portato a analizzare di nuovo la situazione degli stablecoin è stata quella del lancio di USDT0. In breve: è un USDT sintetico, che è garantito da un USDT vero bloccato su rete Ethereum, e che è emesso tramite ZeroLayer.

Il lancio è avvenuto in anteprima su INK, il layer 2 di Kraken, cosa che è interessante perché non è la prima volta che Tether e Kraken si schierano dallo stesso lato della barricata. Già per il lancio di stablecoin in Europa, entrambe le aziende hanno partecipato con investimenti nelle stesse società e nello specifico Quantoz.

  • Perché è interessante?

Prima di tutto per la soluzione tecnica in sé, che permette di avere un USDT più leggero da spostare su network diversi e in ecosistemi diversi. Nelle parole del CEO di Tether, Paolo Ardoino:

USDT0 introduce una soluzione necessaria per gli spostamenti di USDT senza ostacoli tra diversi ecosistemi. Migliorando l’interoperabilità e riducendo le frizioni, migliora l’esperienza utente attraverso vie che sono in linea con la visione di Tether. È entusiasmante vedere questa innovazione emergere e soddisfare una domanda di mercato reale.

Il bridge è già operativo e potrebbe essere un buon punto di partenza per chi vuole analizzare il funzionamento di INK e fare le prime transazioni.

  • Perché è doppiamente interessante

Perché dall’altro lato della barricata ci sono Coinbase con USDC e anche di conseguenza con il suo Base, layer 2 su Ethereum simile a Ink e che ha avuto il merito di essere arrivato prima (e essere già diventato una chain di riferimento).

USDT0 è una conferma delle due fazioni che si sono create e che al centro hanno anche la questione stablecoin? Probabilmente sì. O meglio, almeno a nostro modo di vedere le cose.

Che i ferri tra i membri dei due schieramenti siano relativamente corti non dovrebbe essere un mistero per nessuno. Coinbase è tra gli exchange che ha delistato USDT in Europa, citando tra le motivazioni il MiCA ma senza che esista o sia mai esistito alcun obbligo legale nel farlo. Una mossa per favorire USDC. Legittima, ma pur sempre un atto di guerra soft.

Gli altri in ordine sparso?

Per quanto riguarda il mondo degli stablecoin con riserva, la novità del momento è RLUSD di Ripple. Non è partito benissimo, perché Ripple paga il fatto di avere minori integrazioni a livello di exchange e – almeno da quanto ci è dato sapere – rapporti difficili da sviluppare.

Pensare a RLUSD su Coinbase e Binance per ora – nonostante il tentativo e le discussioni ci siano state e ci saranno – sembra lontanissimo. Che arrivi su altri exchange di una certa rilevanza… è altrettanto difficile. Il lancio non è stato dei migliori, per un mercato che è sempre di più un duopolio.

Poco male comunque: per Ripple è una partita – magari piccola – che non si può perdere. Ha dotato il suo network XRPL di uno stablecoin. Ed è uno stablecoin che genera profitti (per quanto pochi siano) per la stessa società che anima l’intero progetto.

Che dice l’Europa degli stablecoin con rendimento?

C’è un pezzo che non ci è stato mai chiaro dell’intera vicenda stablecoin in Europa. Dato che nel Vecchio Continente vige il principio di stesso trattamento per strumenti uguali, com’è che nessuno si è ancora scagliato contro gli emittenti di token stable con rendimento?

Certo, andare a fare le pulci a Ethena o a altri progetti simili non è facile. E forse non val neanche la candela, come gioco, dato lo scarso seguito mediatico che avrebbe una cosa del genere.

Ma esattamente che tipo di atteggiamento possiamo e dobbiamo aspettarci dai crypto exchange che sono corsi a delistare USDT, in relazione a stablecoin che sono niente altro che quote di fondi a gestione attiva?

Siamo proprio sicuri che non si debbano applicare le regole che vigono riguardo appunto i fondi? E siamo sicuri che questi protocolli possano rispettarli?

Il fenomeno degli stablecoin con rendimento rimarrà con ogni probabilità confinato al mondo DeFi, fatto salvo l’impegno di chi è già nel mondo finanziario (BlackRock) e ha già fondi money market on chain. Anche quelli però sono sottoposti – ed è così che fa BlackRock – alle regole dei fondi stessi. Tant’è che non potete acquistare, voi cittadini europei, quote di HODL.

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