Il caso FDIC si tinge di giallo. Secondo quanto messo nero su bianco dalla senatrice del Wyoming Cynthia Lummis, la potente agenzia avrebbe distrutto documenti relativi al trattamento delle banche che aveva (o stavano per avere) rapporti con player cripto. La senatrice afferma di aver appreso della distruzione dei documenti da whistleblower, gole profonde all’interno dell’agenzia che è una di quelle che regolamenta il settore bancario USA.
Cosa c’è al centro della discussione? La cosiddetta operazione Chokepoint 2.0, ovvero un attacco coordinato da parte di agenzie governative verso quelle banche che servivano clienti crypto o che avevano pensato di servirli, così da fare terra bruciata intorno al comparto.
Una questione che è precipitata all’interno della discussione pubblica americana dopo l’elezione di Donald Trump, con diversi dei grandi player del settore che hanno confermato di aver incontrato ostacoli insormontabili proprio nel settore bancario.
La disfatta democratica alle elezioni USA sta già avendo delle importanti conseguenze sul mercato crypto. E ne sta già avendo in termini di agenzie federali USA. Gary Gensler di SEC, come è noto, ha deciso di dimettersi. E starebbero arrivando dimissioni importanti anche da FDIC – la Federal Deposit Insurance Corporation, agenzia indipendente che si occupa per l’appunto di almeno una parte della regolamentazione del settore bancario.
Quella che era stata tacciata di essere una teoria del complotto si è rivelata essere invece la pura verità: ci sono state pressioni importanti da parte di FDIC su tutte o quasi le banche che avrebbero voluto offrire accesso al mondo bancario ai player del mondo crypto. E ora tutto sta venendo a galla, per quanto – secondo voci ancora da confermare – all’interno di FDIC ci sarebbe chi sta distruggendo documenti e prove per evitare che la questione si allarghi.
Quanto c’è di vero? Quanto c’è di falso? Per ora non è dato saperlo. Quello che sappiamo però è che la senatrice Cynthia Lummis, tra le altre cose papabile come presidente della nuova commissione senatoriale dedicata alle crypto, ha preso carta e penna e ha indirizzato una lunga lettera all’agenzia
Sono stato contattata da whistleblower che affermano che vi è stata distruzione di materiale riguardo le attività legate agli asset digitali in relazione alla vostra agenzia. Mi è stato anche detto che il personale che ha accesso a tale documentazione è sotto stretta sorveglianza per evitare che il materiale finisca nelle mani del Senato prima che possa essere distrutto, e che alcuni membri dello staff sono stati minacciati di azioni legali affinché tacessero.
E poi c’è una lista dei casi che interessano: su tutti quelli della chiusura di Signature e Silvergate, due banche che facevano da ponte tra il mondo crypto e il mondo bancario classico.
Difficilmente la questione si chiuderà qui. L’amministrazione Trump sembrerebbe essere più che decisa a continuare le indagini e a cercare di confermare eventuali azioni – ben oltre i limiti legali entro i quali dovrebbe muoversi l’agenzia.
Una questione di massima rilevanza politica e che almeno a qualche livello è effettivamente esistita, come stanno confermando in pubblico diversi dei player crypto che ne sono stati vittima.
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