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Tre bugie dei media tradizionali su Bitcoin, crypto e Donald Trump. Miliardi spariti, amicizie inesistenti

Il mondo dell’informazione finanziaria non è mai stato un granché. Quando poi si arriva a parlare di crypto sui giornali mainstream, a una crassa ignoranza di fondo si aggiunge un pensiero magico che – grazie al sapiente uso di congiuntivi e costruzioni articolate delle frasi – riesce anche a guadagnarsi una certa dignità. Nelle ultime ore se ne sono lette di tutti i colori, principalmente su $TRUMP (e $MELANIA).

Da Trump che avrebbe quintuplicato il suo patrimonio grazie alla trovata di un meme coin (chiamato chiaramente schema Ponzi da quelli che ne sanno), fino a un’altra lunga lista di fesserie che non offrono un grande servizio ai lettori.

Con il giuramento che è alle spalle e con una nuova era che sembrerebbe alle porte negli USA, sarà il caso di fissare qualche punto, soprattutto per evitare che tanti dei nuovi arrivati, seguendo scienziati del nulla che non hanno capito granché di questo mercato – e dei mercati in generale.

Una settimana di bugie. La musica che non cambia mai

Ne abbiamo lette di tutti i colori, anche se la più notevole rimane quella di un Donald Trump che avrebbe quintuplicato il suo patrimonio grazie alla crescita improvvisa di $TRUMP, meme token di belle speranze e che ha raccolto una capitalizzazione di mercato enorme (salvo poi perderne larga parte proprio ieri).

  • Il marketcap non è composto di soldi veri

Sappiamo di condurre quasi in solitaria questa battaglia, tuttavia dato che è importante vale la pena di continuare a combatterla. La capitalizzazione di mercato è una banale moltiplicazione del valore dell’ultima vendita di un asset, per la quantità di asset in circolazione.

In breve: se Criptovaluta.it dovesse emettere in 1.000 unità un token crypto, e qualcuno dovesse comprarne uno a 10€, si avrebbe una capitalizzazione di mercato di 10.000€. I giornali si affannerebbero a scrivere che Criptovaluta.it ha guadagnato 10.000€, mentre in realtà ne ha incassati soltanto 10.

Quindi no. Non sono soldi veri quelli della capitalizzazione di mercato di $TRUMP. E a dire il vero non lo sono neanche le azioni di Tesla nelle mani di Elon Musk. Per quanto sia una cifra interessante, la capitalizzazione di mercato, non è denaro reale. E quindi no, Trump non ha quintuplicato il suo patrimonio.

  • Gary Gensler avrebbe portato Trump in tribunale

Difficile. Anzi, difficilissimo. In realtà SEC anche sotto la guida di Gary Gensler non si è mai occupata granché di meme token. In aggiunta, anche se SEC porta qualcuno in tribunale, è poi il tribunale a decidere. Come si decide? Applicando il cosiddetto Howey Test: questo stabilisce se una vendita (e non un asset!) costituisce un contratto d’investimento. Si tratta di quattro elementi fondamentali: investimento di denaro, in un’impresa comune, con aspettative di profitti, derivanti principalmente dagli sforzi di terzi – che devono essere gli stessi che hanno venduto “il contratto”.

Che questo test possa essere applicato positivamente a $TRUMP non è così scontato. E non sarebbe stato così scontato un intervento di Gary Gensler, che, lo ripetiamo, non ha il ruolo di giudice sui buoni o cattivi investimenti, ma deve applicare le leggi degli Stati Uniti.

  • È tutta colpa di Elon Musk

I giornali italiani stanno ripetendo, in modo in realtà assai stanco, una bugia che circola da mesi. Dietro l’impegno di Trump nel mondo crypto ci sarebbe lo zampino della personificazione del male in terra, ovvero Elon Musk. Sarebbe una lettura molto evocativa e interessante, se non fosse che l’impegno di Musk con le crypto è ai minimi da parecchio tempo. E se non fosse che nello staff di Trump ci sono persone coinvolte con il mondo crypto in modo assai più viscerale.

Come ad esempio Howard Lutnick, che è capo di Cantor Fitzgerald e detiene e custodisce anche il capitale di Tether a tutela del valore di USDT. Per fare però certi accostamenti ci si sarebbe dovuti prendere la briga di studiare un po’ cosa accade nel settore.

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