Non sarà un cammino tutto rose e fiori per Bitcoin e crypto con la nuova presidenza. Abbiamo parlato ampiamente dei vantaggi che un governo USA amico di Bitcoin e crypto inevitabilmente porterà, ma ci sono anche dei problemi, in larga parte di natura politica, con i quali si dovranno fare necessariamente i conti.
Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria, diceva Newton. E questo è vero anche nel mondo, umano e troppo umano, della politica e della finanza. Cosa possiamo aspettarci di nuovo da parte del mercato e di ciò che lo circonda?
Proviamo a fare il punto della situazione – tenendo conto anche delle reazioni al crescente impegno della presidenza in termini di apertura a questo comparto – anche con manovre piuttosto goffe, come il lancio di due meme token che hanno offerto di nuovo il fianco agli oppositori del comparto.
No, non sarà una passeggiata. Bitcoin si è già goduto una parte della corsa attesa – con un aumento del suo valore di oltre il 30% da quando Trump ha vinto le elezioni. Il resto del comparto ha tutto sommato seguito l’andamento di Bitcoin (chi più, chi meno come Ethereum) e l’euforia è stata per lunga parte alle stelle. Ora però bisogna fare i conti anche con ciò che potrebbe cambiare… in peggio.
Non è stata certa colpa di Trump. A renderle politiche sono stati gli attacchi di Elizabeth Warren e di una frangia del Partito Democratico che durante la scorsa presidenza negli USA ha avuto modo di fare il bello e il cattivo tempo, anche tramite la collaborazione delle agenzie governative (sì, Gary Gensler con SEC).
La risposta repubblicana è stata altrettanto politica – soprattutto nelle commissioni rilevanti. Ora siamo alla resa dei conti definitiva: Trump è un personaggio divisivo, come direbbero i giornali più moderni. E Bitcoin e crypto saranno associati sempre di più alla sua figura.
C’è qualcosa di cui si parla molto poco, almeno tra gli appassionati crypto. Donald Trump in Europa sarebbe stato sconfitto alla grande da Kamala Harris. I dem sono molto più popolari nel Vecchio Continente e di questo ci se ne può accorgere anche scorrendo i giornali che teoricamente sarebbero più vicini alla destra.
Nei prossimi mesi ci aspettiamo un intensificarsi delle attività dei giornali contro Bitcoin e crypto. Ne hanno fatto già una questione politica in passato, ora gli attacchi si intensificheranno, soprattutto in Europa.
È vero che negli USA le elezioni funzionano stile asso piglia tutto. Tornerà a essere repubblicana la maggioranza dentro SEC, e in CFTC arriverà un nome più vicino a Trump. Tuttavia gli Stati Uniti sono uno stato federale – e in tema finanziario gli stati hanno grande potere.
Ci aspettiamo una recrudescenza delle attività di particolari giurisdizioni (New York su tutte, ma anche la California), soprattutto in quelle aree dove l’onda rossa di Trump non ha sfondato.
Probabilmente sarà da questi stati che arriveranno anche eventuali problemi legali per $TRUMP e $MELANIA e il resto della baracca crypto messa in piedi da Trump.
Ci sono già un paio di fondi pensione che hanno investito in Bitcoin, principalmente tramite ETF. Probabilmente anche questo diventerà politico: negli Stati pro Trump ci sarà un’ulteriore apertura, ma negli stati solidamente democratici, la cosa probabilmente diventerà impossibile.
Sono questioni peggiorative più che per le crypto per la qualità del discorso pubblico. Chi si aspettava un salto verso una trattazione più normale di Bitcoin in quei centri dove si crea l’opinione pubblica, dovrà probabilmente aspettare ancora tanto.
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