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CASA BIANCA VOLCKER

Il Giappone piace a Bitcoin e crypto. Ora occhi sullo scontro USA. Jerome Powell come Paul Volcker?

In Giappone tutto ok, a Washington meno. Cosa ci aspetta?


Il Giappone – dal quale si attendeva una scelta di grande importanza in termini di tassi – non ha sorpreso i mercati. I tassi salgono dello 0,25%, come ampiamente previsto dal grosso degli analisti – e il mondo crypto può godersi una giornata di relax, o almeno una sessione asiatica priva di grandi movimenti, dopo le ottime notizie che sono arrivate dagli Stati Uniti.

Niente sconquasso del carry tradene abbiamo parlato qui sul nostro Canale Telegram VIP – e niente crollo in stile 5 agosto. Tutto passato? Sembrerebbe di sì, ma ci sono altre questioni macro che tengono i mercati con il fiato sospeso – e che una volta risolte potrebbero portare tanto Bitcoin quanto il resto del mercato crypto su livelli di prezzo ben più interessanti.

Dalla questione tassi di interesse negli USA, passando per uno scenario economico globale che sta cambiando alla velocità della luce, il gennaio del 2025 è un mese poco adatto ai deboli di cuore – e potenzialmente una fucina di buone occasioni per chi sa leggere certe situazioni.

Il Giappone non spaventa: i prossimi appuntamenti macro che…

La situazione macro è in evoluzione. Le esuberanti posizioni di Donald Trump in campo economico stanno già producendo effetti, almeno in termini di discussione tra gli specialisti sulle future decisioni di Federal Reserve e sul possibile impatto su Bitcoin e criptovalute.

  • Giappone, tutto ok

Nessuna sorpresa da Kazuo Ueda: i tassi in Giappone salgono di 25 punti base, per quello che è un lento ma inesorabile ritorno alla normalità per l’economia giapponese. Ora c’è l’inflazione a far paura e soprattutto l’impossibilità di poter gestire – come si è fatto fino a oggi con la YCC – i rendimenti di lungo periodo.

Lo yen, all’annuncio dei tagli, ha avuto un importante recupero verso il dollaro, come è possibile vedere dai grafici che alleghiamo. Tuttavia emerge un’altra questione, che è quella della tenuta di questo nuovo equilibrio. Lentamente sembra si stia tornando verso quei 156 che sono già un campanello d’allarme per JPY.

  • Trump: chiederò a Powell…

L’altra questione macro di enorme importanza maturata nelle ultime ore è la convinzione di Donald Trump di poter influenzare le decisioni di Federal Reserve. Trump ha detto che chiederà a gran voce un taglio dei tassi più coraggioso. Da quell’orecchio Fed non vuole sentirci, perché il problema grosso degli Stati Uniti, al momento, è quello di riportare sotto controllo l’inflazione.

Federal Reserve è però un’istituzione indipendente, che mal digerisce le intromissioni della politica – e che non si trova di frequente a doversi scontrare con la Casa Bianca.

Volcker Reagan
Uno degli incontri tra Reagan e Volcker alla Casa Bianca. Volti distesi, discussione un po’ meno – © Photographer: J. Scott Applewhite/AP Photo

Forse il caso più recente di scontro – per quanto molto meno aperto di quello di oggi, fu tra lo staff di Ronald Reagan e Paul Volcker, il leggendario banchiere centrale dei tassi elevati, anzi elevatissimi, che però nonostante le pressioni proseguì per la sua strada senza farsi influenzare.

La domanda è dunque la stessa di allora: quanta forza politica e caratteriale potrà dimostrare di avere Jerome Powell nel resistere ai tentativi di influenza della Casa Bianca? Se dovessimo puntare del denaro, lo punteremmo almeno in questa fase su JPow e sulla sua capacità di tenere la barra dritta.

Questo però al netto di eventuali dati che possano spingere Jerome Powell a accontentare Trump. Prima di fine mese ci sarà il PIL, ereditato dall’amministrazione Biden. E se dovesse mostrarsi più fiacco del previsto, le carte in tavola potrebbero cambiare molto rapidamente.

Scott Bessent la pensa diversamente?

Il Tesoro sarà presto occupato da Scott Bessent, che si è detto fiducioso del fatto che le nuove misure economiche di Donald Trump non spingeranno in alto l’inflazione.

Per quanto il Tesoro non possa mettere becco nelle decisioni di politica monetaria, la posizione del nuovo segretario potrebbe quantomeno spostare il dibattito pubblico, esercitando ulteriori pressioni su un Jerome Powell al quale ora manca l’appoggio politico. E che però può farsi scudo della grande storia di indipendenza dell’istituto che presiede.

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Alfio
Alfio
3 ore fa

Ma il Giappone non ha aumentato i tassi dello 0,5% ?