Il nuovo corso per le crypto negli USA – che abbiamo provato a delineare qui – potrebbe cambiare tanto del funzionamento di questo mercato. Con Gary Gensler – e più in generale la vecchia guardia anti-crypto fuori dai giochi, i proprietari degli exchange stanno già alzando la voce.
Tra i più attivi Brian Armstrong di Coinbase, che ha in un tweet che non passerà certo inosservato, ha chiesto maggiore libertà per il listing di nuove crypto.
Dietro quel tweet ci sono diverse questioni che vanno comprese, sia per capire da dove arriviamo, sia per comprendere la natura della richiesta e dell’affermazione del leader di uno degli exchange più rilevanti su scala globale.
Cambia la musica, e gli exchange vogliono più libertà
La situazione dalla quale arriviamo è la seguente: gli exchange, negli Stati Uniti, hanno sofferto attacchi da parte di SEC per aver aggiunto a listino token che SEC considerava security, ovvero contratti di investimento che avrebbero dovuto registrarsi e che non lo hanno fatto. Oltre a Coinbase, anche Kraken ha sofferto attacchi analoghi. Così come sono ancora aperte le cause contro Binance e Crypto.com.
Questo ha portato negli anni gli exchange a analizzare in modo piuttosto attento i token da listare, anche perché era chiaro che SEC individuava in loro i responsabili se poi qualcosa fosse andato storto. Oggi, dice Brian Armstrong, con 1.000.000 di token che vengono creati a settimana, questo processo di lunga analisi non può essere più sostenibile. E serve fare in modo diverso.
Abbiamo bisogno di ripensare il nostro processo di listing da Coinbase, dato che ci sono 1 milione di token nuovi che vengono creati ogni settimana. È un problema di alta qualità da avere, ma analizzarli uno per uno non è più possibile. I regolatori devono capire che richiedere approvazione per ognuno di questi non è possibile (non possono fare neanche loro 1 milione di analisi a setitmana). Ci si deve spostare da un modello di permessi ad un modello di blocchi, e utilizzare Scan automatizzati dei dati onchain per aiutare i consumatori.
E ha poi aggiunto:
Continueremo a integrare nativamente il supporto ai DEX, in modo più profondo. I clienti non hanno bisogno di sapere se il trade avviene su un DEX o su un CEX.
Un tweet relativamente breve, che però ha tanti angoli dai quali può essere letto:
- Tanti token
La produzione di nuovi token è stata piuttosto frenetica. Brian Armstrong parla 1 milione di nuovi token a settimana. Non sappiamo se sia o meno il numero giusto, ma è comunque nell’ordine di grandezza corretto.
- Vecchio sistema è morto
E qui, oltre alla questione tecnica evidenziata da Armstrong, c’è la questione legale. Non c’è più Gary Gensler a capo di SEC e dunque si può spingere verso un nuovo sistema. Nuovo sistema che finirebbe per favorire gli exchange, che si appoggiano però in maniera sempre più significativa agli exchange decentralizzati.
- Exchange più liberi
Per i detrattori del settore di fare come vogliono, per chi ama il mondo crypto, di fare da intermediari di quello che i clienti vogliono. Non è chiaro per il momento di che tipo di sistemi automatici parli Brian Armstrong, ma non avere un processo di listing più rapido vorrebbe dire spingere clienti magari inesperti verso la DeFi, senza di fatto limitare le truffe e i rugpull.
Certo che sarà difficile…
…per SEC sostenere la bontà di processi più articolati per l’ok su determinati token, dopo che lo stesso Presidente degli Stati Uniti ha quotato due suoi token (di cui uno “intestato” alla moglie) senza preoccuparsi troppo della legalità dell’intera vicenda.
Se può farlo il presidente, allora possono farlo tutti. Oppure, e questa è una delle possibilità sul tavolo, il presidente può farlo perché, proprio come il Marchese del Grillo, lui è lui, e noi…