Bloomberg ha diffuso ieri la notizia che (quasi) tutti aspettavano: D.O.G.E, il dipartimento per l’efficienza governativa guidato da Elon Musk, starebbe valutando la possibilità di utilizzare sistemi blockchain per rendere più efficiente il governo. Non ci sono conferme – e la fonte di Bloomberg è anonima.
Può essere presa per buona? Probabilmente sì: in diversi che stanno lavorando a D.O.G.E. sarebbero stati in contatto con i rappresentanti di diverse blockchain pubbliche.
La chiave è quel pubbliche: si tratta di progetti che esistono già, che sono aperti e che sono blockchain classiche e non di carattere aziendale. Chi la spunterà? O meglio, chi se la sta giocando?
5 questioni per capire meglio cosa sta succedendo
Sta succedendo tanto, per quanto non vi sia ancora la certezza di un impegno in tal senso di Elon Musk e del dipartimento che dirige.
Inutile girarci intorno: si tratterebbe di un ottimo segnale per la blockchain che eventualmente verrebbe scelta. Ma quali sono effettivamente in partita?
Difficile, almeno per due ordini di motivi: il primo è che Elon Musk è stato sempre un sostenitore di questo progetto – e quindi potrebbero emergere polemiche riguardanti un eventuale conflitto di interessi. Non che sembrino interessare granché il nuovo governo USA, ma comunque sono un fattore di cui tenere conto.
Secondo punto: Dogecoin è tra i protocolli tecnicamente meno adatti a tracciare certe questioni (si tratterebbe della spesa pubblica USA, e chissà cos’altro). Altra cosa: Dogecoin non ha un’azienda dietro e potrebbe essere difficile per il governo degli USA trovare degli interlocutori affidabili.
È stato utilizzato ad esempio in Guatemala – tramite Open Timestamps – in ambito elettorale (qui un puntale resoconto di Bitcoin Takeover). Potrebbe essere questo il caso? Sì, anche se l’apertura di Trump a altri protocolli – e il fatto che D.O.G.E. si sia incontrato con rappresentanti di certe chain rende molto difficile che sia Bitcoin – benché siano state già sviluppate tecnologie di notarizzazione – sia la scelta preferibile da parte dell’ente governativo.
Si vogliono favorire – questo è il messaggio – le aziende americane. E Bitcoin, fortunatamente, non è un’azienda.
Situazione ancora diversa qui. Ethereum ha tutto ciò che serve, non è rapidissimo, non è molto economico, e soprattutto la sua Fondazione è di diritto svizzero. Ha potuto comunque incontrarsi con i rappresentanti del governo? Sì, ma crediamo che ci sia qualcosa di più americano, di più conveniente per una certa politica e più in generale di adatto alla questione.
Solana è stata scelta per i meme token di Trump e questo ha forse portato a qualche esagerazione sulla centralità di questa chain nei pensieri del governo.
Ha tutto quello che serve? Sì. È americana a sufficienza? Sì. Vedremo.
È stata la grande assente dai dibattiti che incrociavano politica e mondo blockchain. Ha tutto quello che serve, permette una gestione granulare di permessi e trasparenza – e non avrebbe alcun tipo di problema a accordarsi. Sul tema è intervenuto anche Emin Gün Sirer, capo del progetto:
La soluzione è ovvia: le blockchain offrono soluzioni trasparenti e sicure per i governi, che riducono burocrazia e creano efficienza. Nessuna lo fa elegantemente come Avalanche, che permette a ogni agenzia di avere la propria blockchain che può comunicare con le altre.
Il riferimento è alle subnet di Avalanche, che effettivamente offrono ali capacità tecniche. Seguiremo.
Ripple sta spingendo a tutto gas per avere dei rapporti con il governo. Tant’è che ha già innescato polemiche con altri appassionati, soprattutto in termini di riserve che gli USA potrebbero accumulare in crypto.
È pronta per un compito del genere? Probabilmente a livello tecnico ci sono soluzioni, anche nella lista che abbiamo preparato – e che non è definitiva – più pronte. Difficile immaginare che questa sarà la soluzione eventualmente adottata da D.O.G.E.