Polverizzati 800 milioni di dollari, che sono stati liquidati in seguito al crollo del mercato Bitcoin e crypto, che si è innescato seguendo quanto sta avvenendo sui futures USA. Una somma importante – che non è certamente la più importante di sempre, e che ha colpito in maggioranza Bitcoin, seguito da ETH, SOL, DOGE, per quanto in realtà le perdite percentuali maggiori si siano avute sul settore alt a bassa capitalizzazione.
I numeri sull’open interest e più in generale sull’andamento delle liquidazioni possono offrirci un ulteriore spunto per capire cosa sia successo e cosa potrebbe succedere, anche tenendo conto della settimana che ci aspetta sul fronte macro e anche la settimana dalla quale arriviamo: a 7 giorni esatti dal giuramento di Trump ne sono successe infatti già tante – e probabilmente più di quante il mercato fosse in grado di digerire.
La preoccupazione è ai massimi livelli, e c’è chi torna a parlare di livelli di prezzo da incubo che però – questo va sottolineato – tornano ciclicamente in presenza di ogni correzione. Noi, come sempre, cercheremo di trovare conforto nei numeri, che possono offrire un quadro meno emotivo in un momento di grande sconforto per tanti.
Liquidazioni crypto: il quadro delle ultime 12 ore
Il riferimento che abbiamo scelto è quello delle ultime 12 ore, perché include i movimenti ribassisti che si erano iniziati a preparare già intorno alla mezzanotte (ora italiana). Le liquidazioni hanno superato gli 800 milioni di dollari, numero significativo (ma non il più grande di sempre), segno che siamo davanti a una correzione violenta, ma non così incredibile nelle proporzioni.
Questo è il dato che viene offerto da Coinglass e che restituisce in realtà un quadro non eccessivamente inaspettato. La quantità di liquidazioni procede in parallelo con marketcap e open interest su determinati asset, con Bitcoin che fa male, anche se in proporzione meno di Ethereum e di Ripple. Con le dovute proporzioni – ed è chiaro guardando alle percentuali di ribasso, il vero bagno di sangue è sul settore alt, con l’eccezione di BNB, che perde in linea con Bitcoin.
- Tante ma non troppe
Il dato andrebbe anche messo in prospettiva, tenendo conto di quanto avvenuto già sul mercato crypto nel corso delle ultime settimane. Il 19 gennaio, giorno prima del giuramento di Trump, ci furono movimenti importanti con liquidazioni più alte. Così come è avvenuto il 9 dicembre e ancora il 5 dicembre. L’evento di oggi, per quanto certamente shockante per chi ha investito e era esposto con leve considerevoli, è dunque da ridimensionarsi anche alla luce di questi dati.
- Open interest
Vi è stata una correzione, che però è minima. Su Bitcoin si rimane abbonamentemente sopra i 30.500B, segno che c’è stato sì uno sciacquone, ma di proporzioni non così catastrofiche rispetto a quanto sarebbe potuto avvenire. Anche qui, il grafico può aiutare a mettere in prospettiva tutto quanto è accaduto nelle ultime ore. Niente a che vedere con quando c’è stato un repulisti delle posizioni aperte già nel corso della settimana passata.
Come leggere questi dati?
C’è un modo di guardare a questi dati come se si trattasse di un bicchiere mezzo pieno. Lo sfacelo di queste ultime ore è imputabile direttamente al grande nervosismo (e allo scarico) sui mercati tradizionali – in particolare sulle azioni USA – e che non è stato particolarmente esacerbato dalla particolare struttura del mercato crypto.
È motivo di ottimismo? Non esattamente, ma è comunque un segnale che le cose potrebbero presto tornare alla normalità, una volta contati i danni. Danni che sono stati importanti – e che però, ancora una volta, hanno colpito più il settore alt (sempre più esposto durante le fasi risk off) che Bitcoin, che anche nel calo generalizzato si dimostra più affidabile del resto della ciurma.