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Perché l’Europa non può e gli USA sì: gli ETF Bitcoin americani spappolano quelli europei. E ora?

Europa surclassata dagli USA sugli ETF, che sono però segnale di una questione più grave.
1 mese fa
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È un’Europa di nani anche nel campo finanziario classico. Nonostante gli ETF Bitcoin siano arrivati molto in anticipo in Europa rispetto agli Stati Uniti, la distanza è già siderale e incolmabile. Per quanto si possa discutere di mercato unico, di possibilità anche all’interno del Vecchio Continente e tutto sommato di un quadro legale che era più aperto di quello USA, alla fine sono sempre e soltanto i numeri a contare.

Numeri che raccontano di una BlackRock che vale, con il suo ETF, molto di più di tutti gli ETF europei messi insieme. E di un nono posto per il primo ETF non americano, che è comunque quello di CoinShares nel Jersey.

Che tipo di dato è? Sono gli europei a non apprezzare il format ETP/ETF? Che tipo di paragone possiamo fare con altri ETF che non riguardano le crypto? Guardiamo a qualche numero per capire cosa sta succedendo.

I magnifici 3 sono imprendibili, ma anche gli altri…

Ok, tiriamo fuori dalla competizione i giganti iShares (BlackRock), Fidelity e Grayscale. Anche ARK negli USA doppia il migliore degli ETP europei, che è quello di ETC. E fanno meglio di ETC anche Bitwise, mini Grayscale e anche VanEck, con questi ultimi tre che son considerati fondi di piccole dimensioni negli Stati Uniti.

ETFBITCOIN IN CASSA
🇺🇸iShares574.119
🇺🇸Fidelity212.367
🇺🇸Grayscale202.931
🇺🇸ARK 21Shares48.771
🇺🇸Bitwise42.813
🇺🇸Grayscale Mini39.087
🇨🇦Purpose Bitcoin ETF23.020
🇺🇸VanEck14.282
🇯🇪CoinShares Physical ETP13.776
🇩🇪ETC Group Physical Bitcoin13.610

Il paragone è impietoso. Il quarto classificato negli USA, che è ARK 21 Shares, vale quasi 4 volte il top in Europa, che è l’ETF di ETC, che pur esiste da tempo e che ha avuto tutto il tempo di mettersi in condizioni di vantaggio.

Non è colpa di ETC però: mancano i soldi, manca la voglia di investire e ci sono tutte le difficoltà di un continente, quello europeo, che ha in mano una frazione di quanto hanno gli americani in asset risk on. In tanti di voi si saranno stancati anche di ascoltare la litania di tutti o quasi i vertici dell’economia europea sull’incapacità e la pigrizia degli investitori europei quando si tratta di andare oltre il mercato obbligazionario.

  • Un approccio diverso anche da parte delle banche

Il caso di Banca Intesa è emblematico. Dopo aver acquistato 11 Bitcoin, la banca ha mandato l’amministratore delegato Carlo Messina a giustificare tale scelta in pubblico, sconsigliando tra le altre cose l’acquisto ai comuni mortali.

Non è un problema di Carlo Messina e non è in alcun modo un problema di Banca Intesa. È piuttosto il sunto dell’atteggiamento che anche i grandi player devono tenere in un contesto come quello italiano e europeo.

  • La proposta per le Fondazioni Bancarie

L’On. Marcello Coppo ha lanciato una proposta indirizzata alle Fondazioni Bancarie, che sarebbero candidate ideali per l’acquisto di Bitcoin, per quanto per piccole cifre e per percentuali risibili rispetto ai capitali che amministrano.

Non sono state ricevute risposte, almeno a mezzo pubblico, segno che il terreno è ancora troppo impervio, nonostante il movimento unilaterale degli Stati Uniti a riguardo. Anzi, almeno in prima battuta sembra che la scelta dell’amministrazione Trump di aprire a Bitcoin e crypto abbia politicizzato ulteriormente la questione, con BCE che per contrastare il settore sta facendo riferimento proprio recenti evoluzioni politiche.

Gianluca Grossi

Caporedattore ed analista economico. È divulgatore per blockchain, Bitcoin e criptovalute in generale. Solida formazione tecnica, si occupa del comparto dal 2015. Detenzioni: Bitcoin, Ethereum.

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