Ne avevamo già parlato in passato sia sul nostro sito, sia sugli speciali del nostro Canale Telegram. Il mondo del mining Bitcoin e quello dei data center per l’intelligenza artificiale competono per una risorsa comune, ovvero l’energia elettrica a basso costo.
Le società che si occupano di mining Bitcoin hanno già da tempo iniziato a diversificare il loro business, offrendo spazio nei loro capannoni all’AI sempre assetata di calcoli e elettricità a basso costo. È un problema? Non necessariamente, ma secondo un recente report pubblicato da The Block ci sono ora altri operatori del settore che starebbero guardando in quella direzione, in particolare dopo l’halving.
A iniziare a valutare questa opportunità c’è anche Riot, che la scorsa settimana ha avviato appunto le procedure formali per questo tipo di attività, per utilizzi AI e HPC. E c’è anche Bitfarms, che lo ha comunicato invece nella giornata di ieri.
Per quanto possa sembrare romantico parteciparvi, anche il settore del mining Bitcoin è un’industria che deve produrre utili, che ha da rispondere agli azionisti e che deve evitare di fallire in un comparto che è volatile e che è estremamente competitivo. Durante lo scorso ciclo, in particolare con il calo importante del prezzo di Bitcoin, furono in diverse tra le società di questo comparto a rischiare il fallimento, con Core Scientific, per citare il caso più eclatante, che fu salvata per il rotto della cuffia e con l’intervento di grossi capitali esterni.
Ora però i miner sembrerebbero essere intenzionati a fare diversamente: ci sono nuovi clienti che sono a caccia di possibilità di ospitare macchine per i calcoli e di elettricità a basso costo: sono le società AI e le società che gestiscono data center per questo tipo di attività.
Bitfarms si impegna a massimizzare l’utilità e il valore del portafoglio di 1,2GW nel Nord America. Basandosi su discussioni che abbiamo avuto negli ultimi mesi con partner potenziali HPC/AI e con eventuali clienti, crediamo che il nostro portafoglio in Nord America sia adatto per l’HPC/AI, in particolare sulla rete PJM.
Con queste parole il CEO di Bitfarms, Ben Gagnon, ha commentato l’avvio delle ricerche di collaborazioni e clienti nel settore HPC/AI, cosa che in realtà però già altri gruppi hanno fatto o tentato di fare (vedi Riot).
A interessare sono i contratti con questo tipo di clienti che sono in genere meno volatili e che offrono ritorni meno legati al valore di Bitcoin e soprattutto al crescere o decrescere dell’hashrate complessivo dedicato a questo tipo di attività anche da parte della concorrenza.
Una mossa intelligente? Un problema per Bitcoin? È il mercato, bellezza, avrebbe detto qualcuno. E almeno a guardare all’andamento dell’hashrate complessivo a tutela di BTC, non sembra che la cosa abbia causato grandi problemi. Sarà così anche per il futuro? Ci si deve aspettare un cambiamento radicale nella struttura economica e finanziaria di chi si occupa di mining?
A guardare il bicchiere mezzo pieno, c’è solo da rallegrarsi della possibilità di avere miner Bitcoin che possano diversificare e che si propongano sul mercato con strutture finanziarie più solide di quelle del ciclo precedente.
La cosa non è comunque di grande preoccupazione neanche per il prezzo di Bitcoin, sul quale il nostro Alex Lavarello ha appena pubblicato la sua analisi settimanale.
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