Sappiamo di essere in posizione estremamente minoritaria su questo tema, ma sappiamo anche – e lo diciamo con un pizzico di presunzione – di essere dalla parte della ragione. La lettura secondo la quale Dogecoin sarebbe una sorta di male necessario del mondo crypto (nel migliore dei casi) o il chiaro indicatore della fuffa sulla quale poggia il comparto è sbagliata, superficiale e anche stupida.
È una lettura che fa apparire immediatamente intelligenti coloro che la propongono, ma che non aiuta a capire perché Dogecoin si appresta a fare il suo ingresso a Wall Street, perché gli intermediari americani non hanno alcuna vergogna di proporlo e perché in realtà è giusto che sia così.
Sì, è perfettamente ragionevole che ci sia un ETF su Dogecoin, così come è perfettamente ragionevole che Dogecoin occupi la posizione che occupa nella classifica di capitalizzazione di mercato. E piaccia o meno, avere il simbolo di un cane meme non è motivo per sbarazzarsi delle discussioni più serie su un determinato asset.
Il discorso, la visione che ci preoccuperemo di smentire è la seguente: dato che Dogecoin è un meme, dato che ha il simbolo di un cane… meme, allora si tratta di qualcosa di poco serio. Dato che tra le altre cose il suo prezzo – soprattutto in passato – ha reagito alle mattane di Elon Musk, il quadro che ne viene fuori è addirittura peggiore. Le cose non stanno così – o meglio – il grosso delle critiche che si muovono a Dogecoin possono essere mosse non solo alla maggioranza degli asset nel mondo crypto, ma anche al resto dei mercati finanziari.
Non parliamo di stabilità di prezzo. Dogecoin è un asset con una volatilità importante (per quanto ora ormai in linea con il resto del comparto). Parliamo di stabilità della proposta tecnologica. Non cambia a seconda della moda del momento, è solidamente in Proof of Work, ha un’inflazione iscritta nel codice che non pare nessuno abbia voglia di cambiare. E comunque nessuno si è mai preoccupato di cambiare.
In un mondo crypto dove l’ultima novità è il carro sul quale cercano di saltare tutti o quasi i protocolli, questa stabilità ideale non è certo questione da poco.
Capiamo i motivi che hanno portato diversi protocolli – vedi Ethereum – a scegliere la Proof of Stake. Rimane il fatto che la Proof of Work, per quanto energivora, per quanto poco efficiente, per quanto poco alla moda, è il modo migliore di gestire database condivisi, inattaccabili e ordinati temporalmente.
Paradossalmente Dogecoin è rimasto molto più vicino al progetto iniziale di Bitcoin di quanto abbiano fatto altri serissimi progetti che hanno scelto, tra solidità e scalabilità, il secondo dei criteri.
La stessa cosa avviene per le azioni Tesla e – per chi ha buona memoria – anche per il serissimo Bitcoin. Chi si ricorda cosa accadde quando Tesla annunciò la vendita di una parte importante dei suoi Bitcoin e di non accettarli più, date le questioni di carattere ecologico che si incrociavano con il mining?
Il mondo degli investimenti è così: un comunicato stampa con toni sbagliati e i titoli vanno a picco. Una speranza alimentata falsamente dai social e dai giornali e i titoli volano. Succede meno in borsa? È probabilmente vero, ma anche titoli molto solidi come Apple sono stati affondati da fake news. Vuol dire che vale tutto e che il mondo degli investimenti deve essere un circo? No, vuol dire semplicemente che i mali di cui viene accusato Dogecoin non sono soltanto di Dogecoin.
La quantità di pattume finanziario che viene incapsulato in ETF e venduto agli investitori retail è molto elevata. Dietro la sigla mercati emergenti si sono nascosti titoli esposti ai capricci di CEO d’accatto e satrapi delle democrature. Dentro sigle alla moda come ESG e sustainability sono stati creati ETF di aziende barcollanti, senza uno straccio di utile e che infine hanno azzerato il capitale degli investitori.
SEC – fortunatamente – non ha alcun potere di decidere sulla qualità degli investimenti. Quello lo fanno i mercati, almeno nel mondo libero. E no, un ETF su Dogecoin non sarà il peggiore quotato nelle borse USA.
Un ultimo punto. Il mondo crypto piace tanto anche perché offre la piena libertà a tutti di fare ciò che preferiscono con i propri sudati denari. L’arrivo di ETF su Dogecoin negli USA non è certamente la fine del mondo come lo conosciamo. Chi lo desidererà lo comprerà, chi è invece stizzito, potrà non comprarlo senza che nessuno lo obblighi a farlo.
Non è una cosa da poco: i mercati finanziari possono funzionare se e soltanto se gli investitori hanno la libertà di premiare o punire certe idee, certi sviluppi e certi titoli.
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