Buona la prima? I mercati USA continuano in una seduta nervosa mentre Jerome Powell risponde a domande, in verità piuttosto banali, che riguardano anche la politica monetaria. È uno dei due eventi che tiene i mercati in apprensione – e le reazioni, per quanto ribassiste, hanno rimandato a domani 12 febbraio la sentenza finale.
Quanto c’è di interessante per gli investitori in Bitcoin e crypto? Vediamo insieme cosa ha detto Jerome Powell e cosa potrebbe venirne fuori per i mercati più interessanti, che sono poi i mercati risk on, quelli che si surriscaldano quando torna l’appetito per il rischio.
Niente CBDC, niente QE prima del tempo (ovvero prima che i tassi siano a zero), prudenza massima. Jerome Powell ha spaventato? O è il solito di sempre?
Jerome Powell, Bitcoin, stablecoin e crypto
Jerome Powell è a capo della più importante delle banche centrali del pianeta. E non può certamente soltanto occuparsi di Bitcoin e di criptovalute. Anzi, se ne occupa solo marginalmente, sostenendo la possibilità che arrivi una normativa sugli stablecoin, che tuteli gli investitori e i risparmiatori. È il resto però a interessare una seduta comunque molto fiacca negli Stati Uniti.
- Niente urgenza per i tagli
Lo sapevamo, ma Jerome Powell lo ribadisce, come in realtà lo ha ribadito nel corso delle ultime uscite pubbliche. Non vi è alcuna fretta nel tagliare i tassi. L’economia è in buona salute, il mercato del lavoro anche, non vi è alcuna urgenza. La cosa non dovrebbe aver sorpreso nessuno – e sarà questo il leitmotiv che ci accompagnerà nelle prossime uscite pubbliche di JPow. Le decisioni, lo abbiamo scritto più volte anche su questo sito: finché non arriveranno dati in senso contrario, siamo all’interno di un ritorno graduale verso tassi neutrali, con le decisioni che dovranno essere prese volta per volta e incontro per incontro.
- Non siamo ancora al soft landing, ma certamente non siamo in recessione
Jerome Powell non si sbilancia: non siamo ancora al soft landing. Ma non siamo certamente in recessione. Anche qui non servirebbe un genio per interpretare la situazione, ma a domanda JPow non può che rispondere. E non rispondere a chi cerca di strappargli qualche parola sopra le righe.
- Niente CBDC
Non ci sarà un dollaro digitale. Anche qui si era espresso in passato JPow dicendo che non era nelle intenzioni di Federal Reserve, perché per l’appunto si tratta di una decisione del Congresso. Gli equilibri politici attuali sembrerebbero essere fortemente contrari a una soluzione del genere. E quindi non se ne farà nulla. La cosa interessa, seppur collateralmente, gli stablecoin, che gli USA vorrebbero normare per avere un’estensione digitale del dollaro USA (e secondo Sacks garantire così la supremazia di USD anche in campo digitale).
- Niente quantitative easing prima che i tassi arrivino a zero
Prima che i tassi arrivino a zero (e probabilmente non ci arriveranno), non ci sarà quantitative easing, ovvero intervento a mercato di Fed per alleggerire il mercato dei bond e per immettere liquidità sul mercato. Anche questa non dovrebbe essere una sorpresa, per quanto sia stata oggetto di diversi lanci di agenzia.
Cosa significa questo Powell per il mondo crypto e Bitcoin?
Per ora assolutamente nulla. Niente di diverso da quanto ci aspettavamo. Non ci sarà quel ritorno alla liquidità quasi gratis a stretto giro. Il ritorno però in quella fase della politica monetaria significherebbe quasi certamente problemi di taglia importante per l’economia.
Una situazione nella quale – contro chi vorrebbe i tassi a zero – non ci vorremo mai trovare. Il soft landing con ritorno graduale ai tassi neutrali rimane, almeno ad avviso di chi vi scrive, la migliore delle opzioni sul tavolo. Se Bitcoin e crypto dovranno risentirne sul breve, poco male.