La situazione è così incerta sul fronte dei tagli ai tassi che anche le principali banche d’affari su scala globale hanno opinioni molto diverse su come si muoverà Fed nel corso del 2025. Dopo aver deciso di rimanere su tassi vigenti nella riunione di gennaio, ci saranno altri 11 mesi per Fed affinché sviluppi una politica monetaria credibile, anche in relazione a quelle che sono le condizioni economiche che gli USA dovranno fronteggiare.
Dato che in tanti ritengono la liquidità quasi gratis una delle condizioni necessarie affinché si abbia un’ulteriore corsa di Bitcoin e – cosa che preme di più – anche una alt season come si deve, riassumiamo i numeri diffusi da Nick Timiraos di The Wall Street Journal, che raccolgono le previsioni in termini di quanto e quando taglierà Fed.
Una questione che si fa ancora più importante oggi che ci saranno i dati sull’inflazione, che a meno però di grandi sorprese rispetto alle previsioni, non dovrebbero imprimere una direzione certa alle prossime mosse di Federal Reserve.
E questa impossibilità di fare previsioni certe e concordanti tra centri studi e banche d’affari è un po’ il motivo per il quale i mercati eccitano le fantasie e le brame di tanti investitori. La tabella che alleghiamo è frutto della raccolta dati di Nick Timiraos e ci restituisce un quadro estremamente confuso.
Banca | Primo taglio quando? | Quanti tagli |
---|---|---|
Bank of America | Mai nel 2025 | 0 |
Barclays | Giugno 2025 | 1 taglio (25 BPS) |
Citigroup | Maggio 2025 | 5 tagli (125 BPS) |
DB | Mai nel 2025 | 0 |
JPM | Giugno 2025 | 2 tagli (50 BPS) |
Morgan Stanley | Giugno 2025 | 1 taglio (25 BPS) |
Nomura | Mai nel 2025 | 0 |
S&P GLobal | Mai nel 2025 | 0 |
UBS | Giugno 2025 | 3 tagli (75 BPS) |
La situazione è appunto molto confusa. Mancano dalla tabella le previsioni di TD Securities, che vede 4 tagli a partire da luglio, e quelle di UBS, che ne vede 3 partendo da giugno. Cosa che aggiunge ulteriore confusione a una situazione di assoluta imprevedibilità.
Riportiamo anche l’opinione di Larry Fink, arrivata qualche settimana fa, che aveva parlato di aspettative (corrette) dei mercati su 2 tagli, ma che a suo avviso sarebbe stato possibile più vederne 1 che 3.
Comanderanno i dati. L’incertezza in esame è dovuta al fatto che tutto dipenderà da un lato dalla tenuta dell’economia USA (che per ora c’è) e dal riavvicinarsi di PCE (l’indice dei prezzi seguito da Fed) al 2,0% (riavvicinamento che per ora procede molto lentamente).
Potrebbe esserlo, ma fino a un certo punto. È chiaro che asset che si sono comportati quasi costantemente come asset risk on preferirebbero un regime con tassi più bassi. È altrettanto vero che tagli modesti di 25 o 50 punti base ci manterrebbero comunque in territorio restrittivo in termini di liquidità.
Ed è anche vero che la situazione di cui sopra è stata già ampiamente scontata, con i mercati che continuano a prezzare 1-2 tagli. C’è poco in soldoni che può peggiorare – e c’è tanto che può migliorare. Per il 2025, almeno su questo fronte, c’è forse da essere più ottimisti che pessimisti.
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