L’inflazione USA riporta dati sopra alle aspettative e superiori anche alla lettura precedente. Core a +3,3% anno su anno, contro previsioni del +3,1%. Stessa musica per l’inflazione classica, che va a +3,0% contro previsioni al +2,9%. Sono dati – in breve – che allontanano ulteriormente tagli ai tassi di interesse negli USA e che rendono complessivamente più difficile la situazione per Federal Reserve e anche per gli asset risk on come Bitcoin e crypto.
Bitcoin e crypto che lasciano sul terreno, alla pubblicazione del dato, tra l’1% e il 2%, in una reazione violenta e che dovrà ora essere valutata anche in relazione all’apertura delle borse USA.
Continuano dunque le difficoltà di avvicinamento verso il target, almeno negli Stati Uniti, difficoltà che – persistendo una situazione economica buona – rendono assolutamente impensabili tagli ai tassi a stretto giro.
Giù le cripto e Bitcoin dopo i dati sull’inflazione
I dati non potrebbero essere peggiori. Sensibilmente più alta delle aspettative l’inflazione Core, che è quella che non tiene conto dei movimenti di prezzo del settore energetico e alimentare – che sono storicamente più volatili. Male anche l’inflazione classica, segno che in realtà le cose non stanno andando come dovrebbero andare.
Bitcoin corregge tenendo i 94.000$ con una certa fatica, con il resto del settore che è tutto sommato allineato. Mini-scarico, che non cambia le prospettive generali, anche in termini di taglio potenziale ai tassi – che abbiamo indicato qui con le diverse previsioni delle banche d’affari internazionali.
Cosa cambia ora?
Non troppo. In realtà il dato è sì non buono, ma non distante da quanto ci si aspettasse. È evidente che si hanno problemi importanti a riportare l’inflazione in target negli USA, cosa che però sapevamo già e che non dovrebbe stupire i più.
Gli USA sono ancora in territorio restrittivo per quanto riguarda la politica monetaria, ma a quanto pare non a sufficienza per tenere i prezzi sotto controllo o riportarli a un livello inflativo accettabile. Tutto questo mentre da un lato stanno arrivando i dazi, dall’altro invece Powell giura che il mercato del lavoro non è più in condizioni di offrire spinte sul livello die prezzi medio.
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