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Macchine per il mining Bitcoin bloccate dalle DOGANE USA: la guerra commerciale travolge BTC

ASIC bloccate in dogana negli USA. C'entrano sanzioni contro un fornitore e una nuova guerra commerciale.

Houston, abbiamo un problema? Un’ottima indagine di Blockspace – che potete leggere qui in inglese – rivela che le dogane statunitensi stanno continuando a sequestrare macchine ASIC per il mining prodotte da MicroBT, Canaan (sarebbe una prima volta), dopo che lo scorso anno sono state sequestrate macchine di Antminer.

Secondo l’indagine di Blockspace, a spingere al sequestro delle machine sarebbe la presenza di chip di Sophgo, azienda cinese sottoposta a importanti restrizioni dopo essere stata inserita nella Entity list del Dipartimento de Commercio degli Stati Uniti, dato che era stata la stessa Sophgo a ordinare, almeno apparentemente, i chip che poi erano finiti alle mani di Huawei.

Al netto della situazione che ha portato all’inserimento di Sophgo nella lista di entità con limite agli export, rimane il fatto che macchine ASIC che sarebbero dovute finire in produzione sarebbero ora bloccate in dogana.

Cosa che colpisce tutti i produttori

Secondo quanto è stato riportato dalla stessa indagine di Blockspace, sarebbero stati impattati tutti i produttori principali di macchine ASIC.

Virtualmente tutti i produttori asiatici di macchine ASIC sono impattati da questioni doganali.

Riportando il padre di Taras Kulyk, che è CEO e co-fondatore di Synteq Digital. Vengono poi citate altre fonti che parlano di diversi acquirenti che hanno le loro macchine ASIC bloccate in dogana, in diversi porti di ingresso.

Ci sarebbero anche aziende che starebbero organizzando azioni legali contro l’agenzia doganale, per sbloccare una situazione incresciosa e che tiene fermi investimenti milionari.

Bitcoin e più nello specifico i super-computer che permettono di fare mining finiscono dunque in una guerra commerciale tra USA e Cina che potrebbe rendere sempre più difficile accedere a certi produttori.

  • Spinta verso onshoring?

Altre opinioni indicano la possibilità che si tratti di una più ampia strategia per spingere i produttori di certe apparecchiature a entrare, rientrare o comunque stabilirsi con la produzione negli Stati Uniti.

Opinione certamente credibile, per quanto sia difficile pensare che in così poco tempo si possano imporre alle dogane comportamenti che potrebbe comunque essere necessario sostenere in tribunale.

A livello nazionale

Interessante – e da seguire – anche l’inasprimento dei controlli. Se prima, riporta sempre la medesima indagine, erano soltanto i porti di Detroit e San Francisco a causare problemi, ora le importazioni sarebbero diventate problematiche ovunque.

La situazione è geopoliticamente complessa: Bitman è già da tempo, almeno per la produzione, fuori dalla Cina anche per reagire agli importanti dazi che furono imposti durante la prima presidenza Trump. Canaan è quotata negli States e MicroBT, cita sempre BlockSpace, realizza già diversi dei suoi prodotti già negli Stati Uniti.

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