Il mondo del calcio – italiano e non – ci ha abituato negli ultimi due decenni a operazioni spericolate, acquisti senza soldi, compravendite basate su una montagna di promesse e a tanti salvatori della patria che in realtà avevano soltanto bisogno di salvare sé stessi, la propria immagine pubblica e le proprie finanze.
In un contesto del genere, che qualcuno nutra dubbi sulla consistenza di Tether – che è entrata nel capitale della Juventus – è ragionevole. È meno ragionevole farlo con i toni che sono circolati sulla carta stampata italiana, ma anche a quello gli italiani sono ormai… abituati.
Per chi non frequenta i lidi crypto, immaginare una società che ha profitti (profitti, soldi guadagnati, non ricavi) superiori ai 12 miliardi di euro l’anno è difficile, se non impossibile. È arrivato qualcuno con soldi veri che ha comprato almeno 50 milioni di euro di azioni senza dare troppo nell’occhio, senza fanfara e dichiarando l’ingresso soltanto dopo che sono sopravvenuti gli obblighi di dichiarazione a CONSOB. Impossibile, no? Non è impossibile, ed è per questo che cercheremo di spiegare un po’ il mondo crypto – e Tether – a chi arriva dal mondo del calcio. E anche a qualche collega che più che raccontare il mondo finanziario preferisce vestire i panni del tifoso.
Riservati, ricchi e solidi: Tether è un anomalia per il mondo del calcio
Sostenere finanziariamente una squadra di calcio non è roba per stomaci e portafogli deboli. Col calcio si guadagna molto raramente – e chi vi riesce è l’eccezione, e certamente non la norma – e il più delle volte sono le passioni dei presidenti a tenere in piedi un gioco costoso, nervoso e che può causare anche tensioni importanti all’interno delle grandi famiglie del capitalismo italiano.
Ci sono però dei contro – quelli che abbiamo visto sopra – così come ci sono dei pro. Il calcio offre una visibilità che in pochi possono offrire: e via di presidenti che rilasciano dichiarazioni ogni 20 minuti, che amano la vita mondana, che si presentano in elicottero sui campi di allenamento – e che vogliono metterci sempre la faccia. Perché dopotutto le squadre di calcio sono creature costosissime e ci mancherebbe soltanto fare il presidente ombra dopo averci rimesso la proverbiale barca di soldi.
Tether incarna invece un modo di fare radicalmente opposto. È la società di gran lunga più ricca – per profitti generati – di tutto il mondo crypto. Ha un business solido e che per anni è stato inattaccabile. E oltre a Paolo Ardoino – che oltre che CEO è anche il volto pubblico dell’azienda – ci sono in pochi dell’azienda che si fanno vedere sui giornali.
Giancarlo Devasini – fondatore dell’azienda e figura ancora centrale del suo funzionamento – è conosciuto più per essere quasi sconosciuto che per la sua passione per la vita mondana. Si fa vedere poco in giro, compare poco sui giornali e – almeno questo è quanto ci è dato percepire – preferisce lavorare e vivere lontano dalla luce dei riflettori.
Chi è abituato ai vulcanici presidenti alla Gaucci, alla De Laurentis, ma anche alla presenza costante e assidua della famiglia Agnelli nella storia della Juventus – è qualcosa di semplicemente incomprensibile. Così incomprensibile da dover nascondere per forza qualcosa di poco chiaro.
Tether ha davvero i soldi che dice di avere?
Il problema più grande è relativo alla capacità del nostro cervello di avere a che fare con ordini di grandezza diversi. Ai prezzi attuali la Juventus è capitalizzata per circa 1 miliardo di euro in borsa. Se Tether ha rastrellato il 5% in borsa, vuol dire che ha messo avanti una somma vicina ai 50 milioni di euro. Somma mostruosa per i (pochi) denari che girano nel calcio italiano di oggi, ma infinitesima rispetto alle effettive dotazioni di Tether.
- I 143 miliardi
Prima confusione. In tanti, difendendo la solidità di Tether – hanno fatto riferimento ai 143 miliardi di dollari di capitalizzazione del suo prodotto principale, USDt. È certamente vero che nelle casse di Tether ci sono quei soldi (anche se qualcuno contesta anche quello). Non sono soldi che però Tether può utilizzare per fare acquisti e investimenti. Quei soldi sono a riserva del token che Tether emette. E al contrario dei depositi bancari, devono rimanere fermi. In qualunque momento chiunque può richiedere la conversione di USDt in USD. E quei soldi devono essere al massimo investiti in titoli ultra-liquidi. Quindi no, Tether non ha comprato il 5% (o forse più) della Juventus utilizzando le riserve di USDt.
- E dove li ha presi i soldi?
Tether è una delle aziende più redditive – per dipendente – del pianeta. Genera profitti molto importanti per una combinazione di fattori: ha costi di esercizio molto bassi e un business che rende molto. I 143 miliardi di cui sopra sono investiti in larga parte in titoli USA a breve scadenza, debito USA che ha avuto dei rendimenti molto elevati nel corso dell’ultimo anno.
In breve: Tether prende i soldi dei depositi, li parcheggia in Treasuries USA o in repo, incassa gli interessi.
Quanto vale questo giochino? Per il 2024 è valso 12 miliardi di dollari. Vuol dire che potrebbe comprare una Juventus intera ogni mese. Con soldi propri – e non con quelli delle riserve.
Le incognite vere su Tether
Ci sono delle incognite vere – e meno vere – su Tether. Che riguardano in parte il suo impegno nella Juventus, in parte invece altre questioni delle quali si dibatte da tempo.
- Ha davvero le riserve?
Tether non ha un audit, ma ricorre a un’attestazione di BDO Italia delle sue riserve. Per tanti non è sufficiente. C’è da dire però che il problema delle riserve effettive di Tether è stato sempre ingigantito ad arte da chi ha interesse a seminare fud – ovvero paura sui mercati. Sul tema chi vi scrive ha pubblicato tempo fa un lungo approfondimento – per far comprendere quanto il tema sia in realtà una prova diabolica.
C’è un altro fatto. Il grosso delle riserve di Tether sono in treasuries USA, che custodisce per conto dell’azienda Cantor Fitzgerald, una delle più importanti società finanziarie del mondo. Il CEO di Cantor Fitzgerald ha più volte dichiarato in pubblico di essere certo della consistenza di tali riserve, perché è lui a custodirle. Si chiama Howard Lutnick – e ora è Segretario al Commercio del governo Trump. Non esattamente una figura di second’ordine.
- Ha un business legale?
Tether ha deciso di non ottenere l’ok in Europa per il suo USDt, dopo che c’è stato un importante cambiamento di regole per gli stablecoin nell’Unione. È un problema? No. Il mercato di Tether è altrove – e oggettivamente i requisiti per l’ok avrebbero reso il business di Tether molto più rischioso. C’è infatti un obbligo per percentuali elevate di depositi presso le banche, cash. Depositi che sono rischiosi (le banche possono fallire) e che spesso non sono fruttiferi.
Il business di Tether è 100% legale – e rimane il più importante nel suo comparto di riferimento.
- Solo il 5%?
Aspetteremo la comunicazione di Consob per conoscere la quota che Tether ha effettivamente acquistato. Non siamo certi del fatto che si fermerà al 5%. E per quanto l’investimento sia più uno sfizio – e una questione di immagine – che qualcosa con il quale il gruppo vorrebbe aumentare i propri profitti, non è detto che non cercherà di ottenere una quota più importante.
Buona Domenica a tutti. Ritornando alla mia battuta su Moggi, la mia è stata ovviamente una provocazione, mi piace il calcio ma non seguo più molto a parte le competizioni europee perchè ho notato che nel campionato italiano stanno usando la Var falsando ancora di più il campionato e questo non lo dico solo io ma anche miei amici tifosi sfegatati Romanisti Milanisti ecc.. In Europa ultimamente stanno investendo con i petroldollari e chissà se in Italia saranno proprio le grandi società cripto a salvare o a mettere a posto i conti di certe società che non potrebbero nemmeno partecipare al campionato tanto sono in rosso ma su questo in molti hanno chiuso tutti e due gli occhi smettendo di indagare perchè non servirà più mostrare i bilanci in pareggio o in positivo ma basterà suscitare emozioni. Ovviamente questo non basterà alle società più piccole.. Comunque un giocatore come Maradona non c’è ancora, lui resta ancora il migliore.