Editoriale

BCE e il terrore crypto stable e Bitcoin: Fabio Panetta scopre le carte. A rischio Euro Digitale?

1 giorno fa
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L’ossessione di Bankitalia e di BCE per l’Euro Digitale è inspiegabile ai più. Nessuno ha mai chiesto un Euro Digitale, e anche dalle fazioni politiche che sostengono tale operazione, le motivazioni non sono mai articolate. È necessario per il futuro della moneta in Europa, dicono, senza mai spiegare il perché. In realtà però le motivazioni sono nascoste dove nessuno andrebbe mai a cercarle, ovvero alla luce del sole.

Cipollone (BCE) prima e Panetta poi (soltanto ieri) hanno spiegato per filo e per segno perché l’Euro Digitale è necessario, perché le criptovalute e Bitcoin sono la minaccia più grande e perché, più in generale, quella di un euro in versione completamente digitale sia una priorità assoluta.

Le differenze con quanto stanno facendo gli Stati Uniti è enorme: negli States il modello che verrà utilizzato per garantire una presenza del dollaro nel mondo del denaro tokenizzato è quello di regole uguali per tutti che permetteranno ai privati di competere (sì, tramite stablecoin). In Europa invece sarà necessaria la mano (pubblica) di BCE, che da banca centrale si trasformerà anche in gestore tecnologico del nuovo modo di spendere il denaro per gli europei.

Una questione politica a Washington, tecnica a Francoforte

Del denaro non si occupa quasi nessuno, se non quando è necessario fare la spesa. Viene utilizzato in modo fondamentalmente passivo – e lo stretto controllo pubblico sulla sua emissione e circolazione (cresciuto a dismisura negli ultimi 20 anni) – lascia poco spazio, almeno in Europa, per discussioni anche politiche su quanto ci aspetta.

Sono necessarie alcune premesse per capire a che punto siamo della questione e sul perché la cosa interessa così tanto BCE e i banchieri centrali europei e così poco la popolazione.

La Banca Centrale Europea è convinta del fatto che l’Europa non possa fare affidamento – per i pagamenti digitali – sul duopolio VISA-Mastercard, duopolio che porta profitti negli USA, che è privato e che non piace pertanto ai banchieri centrali europei. Parimenti, BCE è da sempre convinta – e in questo ha ampio appoggio politico – che il settore dei pagamenti vada presidiato. Le motivazioni? Sono quelle che Julian Assange definiva i quattro cavalieri dell’apocalisse: pedofilia, terrorismo, riciclaggio e crimine organizzato. Motivazioni buone per mettere lacci e laccioli a Internet e che sono utili per giustificare il Panopticon finanziario. Dato che nessuno desidera che i terroristi muovano denaro liberamente, allora va analizzata, studiata, vivisezionata ogni possibile transazione. Con costi enormi e risultati modesti, come confermato anche dal Basel Institute of Governance.

Nel quadro di cui sopra, le criptovalute sono una mina vagante che va neutralizzata il prima possibile: tutti possono trasferire denaro liberamente e senza identificarsi, sono già presenti servizi finanziari avanzati e non è possibile imporre controlli, se non ex post. Non importa che l’uso criminale di queste tecnologie sia minimo. Sono un vulnus nell’impianto di cui sopra e la loro portata va contenuta il prima possibile.

La paura di Panetta

Panetta non è nuovo ad annunci dai toni allarmistici contro Bitcoin e crypto. Questa volta però, intervenendo da Assiom Forex, è apparso più sul pezzo – e meno vago sui pericoli che questo mondo costituirebbe:

[BCE e Banca d’Italia insieme a Consob] hanno avviato contatti con gli operatori interessati per offrire servizi sulle crypto attività.

Ha aggiunto poi che non è escluso che giganti tecnologici emettano criptovalute e che queste possano diffondersi in Europa. I toni ricordano quelli del terrore che seminò il progetto di Facebook – Libra/Diem – che per la portata del social network avrebbe letteralmente rivoluzionato il mondo dei pagamenti e che fu poi bloccato per mano politica. Se ci è concesso fare l’esegesi del pensiero e delle parole di Panetta – il terrore è che gli stablecoin, ora con il supporto della politica USA – finiscano per conquistarsi una fetta di pagamenti importante anche in Europa. E che questo ostacoli le magnifiche sorti e progressive dell’Euro Digitale.

È vero? Probabilmente sì. È un problema? Lo è certamente per BCE – che non è riuscita a trovare una narrativa credibile per opporsi a queste tecnologie e soprattutto per sostenere l’Euro Digitale. Che piace a pochi – e comunque meno di quel che potrebbe sembrare – e che avrà comunque bisogno dell’ok degli Stati Membri e della politica più pura a livello europeo.

Sul fatto che agitare spauracchi di questo tipo, condendoli con utilizzi criminali e criminogeni smentiti dalle statistiche, possa funzionare, nutriamo i nostri dubbi.

Per ora l’unica certezza è che BCE stia cercando di avere dalla sua le banche: Cipollone ebbe a dire senza mezzi termini che le crypto – non avendo bisogno di intermediari bancari – sarebbero diventate un problema pere le banche e per le loro commissioni. Fatto vero, minaccia concreta e che ha portato però ad una curiosa evoluzione del percorso dell’Euro Digitale.

Gianluca Grossi

Caporedattore ed analista economico. È divulgatore per blockchain, Bitcoin e criptovalute in generale. Solida formazione tecnica, si occupa del comparto dal 2015. Detenzioni: Bitcoin, Ethereum.

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