Editoriale

Javier Milei, le truffe crypto e i meme. Abbiamo bisogno di regole esterne per ripulire il settore?

Una discussione sul nostro canale Telegram riapre il tema dei temi: di chi è colpa? Servono regole?
3 giorni fa
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Sul Canale Telegram di Criptovaluta.it si è consumata un’accesa, intensa e aspra discussione su quanto è accaduto con il token di Milei e su come correggere un mondo che – anche ai più appassionati – ha l’aspetto di un pavimento che qualcuno dovrà preoccuparsi di lavare. Tra cuori ottimisti e cuori meno ottimisti, tra fan della libertà e chi vorrebbe metterci un freno, sono emerse diverse questioni che – in un editoriale di riflessione sul mercato crypto (e sugli altri mercati) – proveremo a indagare.

L’impegno di certa politica nel mondo meme – con l’unico scopo di tirarne fuori denaro – è la fine di almeno una parte del mondo crypto? Finalmente guarderemo tutti soltanto ai progetti che hanno un minimo di serietà?

E perché il mondo crypto – sulla via finale della civilizzazione tra ETF e maxi-investimenti legittimi di Tether – continua a cadere in certe trappole? E sono trappole? Servono le purghe? Oppure il genio è ormai fuori dalla lampada e nessuno sarà capace di rimetterlo dentro?

5 cose che non cambieranno – neanche con il mondo crypto

Il mondo crypto è anche – e questa è una buona cosa – un mondo di idealisti. C’è chi è arrivato in Bitcoin perché era scontento del mondo in cui viveva e dei lacci che colpivano sempre i più deboli. C’è chi – con uno spirito più visionario – ha pensato che un giorno la finanza sarebbe diventata decentralizzata. C’è chi crede di poter sostituire l’azzardo con una puntata qui e una lì su token nati proprio allo scopo di distribuire puntate e retribuire secondo il caso. È tutto finito? No.

La tesi che sostiene chi vi scrive è che il mondo crypto è la fotografia più pura dell’umanità che ci circonda. E siccome vogliamo assumerci tutti la responsabilità che abbiamo, dell’umanità che tutti siamo. Tra sogni (anche di guadagno), fiducia riposta in chi non se lo meritava e altro. Con una certezza però: stiamo andando complessivamente nella direzione giusta e non sarà qualche incidente di percorso a cambiare questo.

1. No, in tanti non impareranno mai

Sono da anni che ci battiamo per questo: a grande libertà corrisponde una grande responsabilità. Non si può dare la colpa a nessuno se si è investito denaro perché convinti da una celebrità, fosse anche il Presidente dell’Argentina. Questi mini-cicli si sono presentati più e più volte. Se per i più nuovi si potrà pensare un ottimistico impareranno, per chi li ha affrontati più e più volte sempre dallo stesso lato della barricata, la speranza inizia a mancare. Un proverbio inglese dice che a fool and its money are soon parted, ovvero che uno stupido e il suo denaro si separano presto. Magra consolazione – e certamente non una scusa per non cercare di informare i più. Ma questo è il quadro dal quale cercare di ripartire.

2. Non è una colpa collettiva

Le colpe non vanno mai attribuite in modo collettivo. Chi cerca soluzioni – finanziarie e etiche – nel mondo crypto – non può essere ritenuto responsabile di quello che – nello stesso mondo – fanno gli altri. Il mondo crypto e le sue infrastrutture permettono di spostare denaro alla velocità della luce. È un vantaggio, ma anche un campo aperto dove i più rapaci possono convincere facilmente i meno attenti e fuggire alla stessa velocità.

Non è responsabilità di chi difende il settore, ma di chi utilizza certe infrastrutture perché truffaldino nell’animo. Dareste mai la colpa all’inventore della penna biro per qualche lettera minatoria vergata con il ricorso a quella tecnologia?

3. Giochi stupidi, premi stupidi

Tutti sono liberi di fare ciò che vogliono con i propri capitali. E sono anche liberissimi di lamentarsi quando il gioco non è andato a loro favore. Non è detto che:

  • Sia possibile impedire che certe cose accadano

Ad una parte di esseri umani piace giocare d’azzardo. Gli sforzi congiunti degli stati a livello internazionale sono riusciti ad impattare poco su questo desiderio sfrenato. Oggi, comodamente da casa, potete giocare a tutto quello che volete in barba a leggi, regolamenti, minacce delle autorità. Il mondo crypto è libero per infrastruttura e accesso – e certamente offre sponde anche a questi tipi di comportamenti. Ma sarebbe come dire di voler proibire internet perché qualcuno lo utilizza per delinquere.

La situazione è grave, ma non è seria
  • Chi viene “truffato” voleva fare ciò che gli è capitato

Chi entra in certi affari, vedi $LIBRA, aveva intenzione di scaricare i propri token su terzi quando e se questi avessero offerto un guadagno economico. Come nel gioco delle sedie, dove ognuno deve trovare un posto quando la musica finisce, c’è la possibilità di rimanere quelli in piedi. E se capita, non ci si deve lamentare, perché nessuno ha obbligato nessuno a giocare.

4. C’è tanto altro, per fortuna, che non viene sporcato da queste pratiche

Bitcoin ha liberato migliaia, se non decine di migliaia di persone, dalla necessità di ottenere bolli, bollini e conti per accedere a sistemi di pagamento digitale. Ha permesso a tanti di scavalcare i ficcanaso che vorrebbero sapere tutto delle nostre vite e ha più in generale offerto un grande strumento di libertà a tanti, anche nei più feroci regimi del pianeta.

Se il prezzo da pagare per la decentralizzazione è questo – ovvero avere certe pratiche di tanto in tanto messe in piedi da rapaci della peggior specie – è il caso di valutar se non sia comunque un prezzo ragionevole. Non si può buttare l’acqua sporca senza buttare il bambino. Se rifiutiamo la possibilità che esista un mondo crypto dove tutti fanno quello che vogliono con smart contract e token, dobbiamo anche rifiutare l’esistenza di un ecosistema di pagamenti libero come Bitcoin. O la DeFi, legittima, che gira ad esempio su Ethereum.

5. È dura, non si vincerà sempre, ma informare è meglio che proibire

Tenendo conto del fatto che le proibizioni serviranno a poco, che nessuno riuscirà a creare una società giusta per decreto, e che le conseguenze di restrizioni di questo tipo sarebbero un prezzo molto alto da pagare per chi vuole utilizzare legittimamente certe tecnologie, chi vi scrive ritiene che l’unico modo sia quello di continuare a battersi per informare.

È faticoso, tante volte si assaporerà la medicina più amara, che è quella della sconfitta. E ogni medicina amara sapremo di dover fare di più. Perché non faremo lordare questo sogno, che in parte è già realtà, dai più rapaci che lo popolano.

Gianluca Grossi

Caporedattore ed analista economico. È divulgatore per blockchain, Bitcoin e criptovalute in generale. Solida formazione tecnica, si occupa del comparto dal 2015. Detenzioni: Bitcoin, Ethereum.

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