Bitcoin e crypto? Un bluff. Lo scrive Sandra Riccio su La Stampa, citando come motivazione principale il rallentamento della corsa di un asset che, da novembre, ha portato a casa soltanto il 50% di gain. Dati negativi, scrivono su La Stampa, per un asset che ha abituato i suoi investitori a rialzi contenuti.
Ma perché sarebbe un bluff? Qual è il metro di giudizio utilizzato da Sandra Riccio? Cosa c’è di – citiamo Treccani – della vanteria infondata, montatura, finzione? Bitcoin ha smesso di produrre blocchi? Bitcoin ha truffato qualcuno? Quanto hanno perso coloro i quali, pur senza promessa alcuna di guadagno – sono entrati ai massimi?
Sì, è un titolo acchiappaclick – o come dicono quelli bravi – clickbait. Non riteniamo che i grandi giornali per storia non possano ricorrervi, sono regole che detta il mondo dell’informazione digitale, ma – non lo nascondiamo – ci saremmo aspettati più ciccia.
Cerchiamo in tutti i modi di non citare Ennio Flaiano. Fate finta che sia stato fatto. Non c’è nulla di serio, c’è tanto di grave, in uno stato dell’informazione italiana (e mondiale) che quando si parla di Bitcoin (e anche del resto) non riesce ad andare oltre il pettegolezzo.
Il ridicolo si era già abbondantemente superato con il caso Tether, con Paolo Ardoino e soci che sono stati descritti come delinquenti di bassa, se non infima lega, arrivati senza il becco di un quattrino.
Così come per il prezzo di Bitcoin, anche al ridicolo non sembra ci sia un limite superiore. Il bluff di Bitcoin tuona La Stampa, cosa che è probabilmente frutto più dell’esuberanza del titolista che della giornalista, Sandra Riccio, che si è limitata ad un articolo di rassegna sul prezzo. Prezzo che – ci fa notare – ha smesso di correre dopo averlo fatto sin dall’elezione di Donald Trump. Sarebbe anche giusto, se non fosse che ci troviamo spesso a commentare articoli, articolesse e speciali a pagamento che sembrano costantemente ignorare il senso della misura.
All’elezione di Donald Trump Bitcoin si aggirava intorno ai 67.000$. Oggi, nonostante l’apocalisse raccontata da La Stampa, il prezzo è a 95.000$. Lontano poco più del 10% dal massimo di 109.000$, ma certamente non in una posizione di aver cancellato, di nuovo, il sogno.
O la sbornia, citando un altro articolo, quella volta a firma di Riccardo Luna, comparso sempre su La Stampa. Il nome forse più celebre del giornalismo tech d’antan italiano ebbe a scagliarsi contro il comparto, arrivato alla fine della sbornia. Sbornia che però non sembrerebbe essere mai passata. Dall’articolo di Luna (il giornalista, non il protocollo), del 28 novembre 2023, il mercato crypto ha più che raddoppiato la sua capitalizzazione. Niente male per una sbornia passata.
Perché l’ossessione per il click, abbinata a un’ignoranza totale di quanto accade nel mondo Bitcoin e crypto, non può fornirti alcun tipo di informazione utile. Soltanto per citare gli ultimi eventi rilevanti che arrivano da quegli attori che anche La Stampa non può che ritenere credibili, sono arrivati investimenti del fondo sovrano di Abu Dhabi, ETF gestiti da BlackRock e Fidelity e la possibilità che gli USA si dotino di una riserva nazionale.
Qualcosa che – non ce ne vogliano i colleghi de La Stampa – vale più di tanti articoli, a pagamento o no. Di quest’ultimo, come degli altri, rimarrà traccia e materiale per lo sberleffo al quale sono sottoposti da anni per mano di Bitcoin.
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mi sembra di essere ritornato indietro nel tempo...