Chi si aspettava segnali chiari per capire dove sarebbe andato il mercato e a cosa avremmo dovuto prepararci a livello economico, è rimasto purtroppo deluso. Sia dai verbali del FOMC, sia dai dati sul mercato del lavoro non arrivano novità significative. E mentre a livello politico rimaniamo in un limbo tra dazi e possibili iniziative a livello crypto degli USA, trovare una bussola diventa sempre più difficile.
Analizzeremo la situazione tenendo conto di tutti i dati a disposizione, di quanto già sappiamo e valutando anche quali saranno i prossimi appuntamento, tenendo conto anche del rallentamento dei volumi sul mercato crypto che non sta aiutando la risalita di Bitcoin verso nuovi massimi e il recupero del settore altcoin.
Tra chi si batte il petto perché tutto sembrerebbe perduto e chi crede che ormai siamo ai massimi del ciclo, può esserci una lettura alternativa?
Non possiamo che partire dagli ultimi due eventi rilevanti per il settore crypto e Bitcoin e anche per i mercati finanziari classici.
Non vi è nulla di sconvolgente. Tutti i membri della riunione che fissa la politica monetaria degli Stati Uniti sono concordi nel rilevare grande incertezza. Il percorso dell’inflazione verso il target del 2% sembrerebbe essere rallentato – e anzi, nelle ultime letture si è completamente fermato. Dall’economia non arrivano segnali eccessivamente preoccupanti, per quanto ci si aspetti un rallentamento significativo.
Con le elezioni di novembre si sono poi aggiunte almeno due altre questioni: i dazi che Trump applicherà agli altri paesi e che potrebbero causare problemi al commercio internazionale e gli effetti che questi potrebbero avere anche sull’inflazione degli Stati Uniti.
In una situazione di incertezza di questo tipo, FOMC rimane alla porta e rivaluta anche la possibilità di continuare con il quantitative tightening almeno ai ritmi attuali.
I dati arrivati oggi dal mercato del lavoro sono in linea con le aspettative, grosso modo e comunque lontani da un cambio di scenario importante. Non sembra ci siano ancora segnali che si potrebbero ritenere preoccupanti e materiale per decidere tagli a breve.
I mercati ne prezzano 1 scarso, quando fino a poche settimane fa erano arrivati a prezzarne cinque. La sicumera dei mercati però non deve inficiare il nostro giudizio. Basterebbero dati sull’inflazione in miglioramento o un peggioramento delle condizioni generali dell’economia per vedere i mercati tornare a più miti consigli e a prezzare più tagli.
Quello che riportiamo non è un’indicatore al quale ricorriamo spesso, perché a nostro avviso tende un po’ a laggare, ovvero a fotografare le situazioni che erano e non quelle che saranno. È poco preciso, e il fatto che sia esattamente nel mezzo però ci aiuta a capire come e perché i mercati siano così apatici.
Manca una direzione chiara, mancano spinte sia al rialzo, sia per giustificare uno sciacquone che in tanti riterrebbero salutare prima di tornare verso l’alto.
Lontani dai grafici e dai dati macro andrebbero fatte anche altre considerazioni, soprattutto su chi siamo davvero. Il mercato crypto e Bitcoin ha attirato storicamente chi trovava anche il mercato azionario troppo moscio per valere il proprio tempo.
Un mercato fatto di scarichi e voli verso l’altro, in un continuo di emozioni che con il tempo sono diventate una dipendenza. I più navigati hanno imparato a non preoccuparsi troppo degli scarichi e a vivere con distaccata felicità le corse verso l’alto.
Forse quello che però noi tutti non abbiamo ancora imparato a gestire è la noia. Dopotutto è proprio dall’angoscia dei grafici silenti che siamo fuggiti mentre correvamo verso il mondo crypto.
Impareremo a gestire pure questa, mentre picchetteremo con le dita nervosamente su computer e smartphone, in attesa di un segnale.
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