Dove stanno scappando i soldi? Nel corso dell’ultima settimana abbiamo assistito ad un fuggi fuggi dai prodotti più importanti su Bitcoin e in generale le criptovalute. Dato che si tratta di outflow e dunque di quote distrutte, parliamo di denaro che è uscito davvero e non soltanto di quello spostamento di marketcap che in realtà sono denaro immaginario.
La domanda che ci avete fatto in tanti è: dove sono finiti questi soldi? Perché gli investitori hanno scaricato Bitcoin, per quanto tramite prodotti intermedi? Su quali settori si sono orientati? E perché?
Non si può ovviamente rispondere per tutti. Quello che si può fare è cercare di capire come si sono mossi gli investitori, anche alla luce di quanto avvenuto all’interno di altri mercati, di rischio e meno di rischio, per comprendere una situazione che è stata di grande allarme e con l’allarme di cui sopra che ha finito per riflettersi in modo importante sui prezzi.
In 5 giorni, da lunedì a venerdì, gli ETF Bitcoin hanno scaricato oltre 2,7 miliardi di dollari. È stata di gran lunga la settimana peggiore da quando esistono questi prodotti, segnale che abbiamo affrontato una situazione di mercato anomala almeno rispetto alla normalità che questi prodotti hanno affrontato nel corso degli ultimi 13 mesi, ovvero dall’inizio della loro esistenza.
bitcoin
I dati si riferiscono al passato e non sono indicatori di risultati futuri.
Dati impietosi, con iShares ETF Bitcoin – il più solido e capitalizzato di questo comparto, l’ETF su Bitcoin di BlackRock – che ha inanellato 5 giorni consecutivi di fuoriuscite di capitale. Il quadro è quello che è, per quanto almeno in parte durante la giornata di venerdì Fidelity e ARK abbiano almeno in parte cercato di recuperare facendo chiudere la giornata, in termini di inflow, in positivo.
I numeri di cui parliamo si riferiscono alla creazione di nuove quote (o nel caso degli outflow) alla distruzione delle stesse. Quando la pressione di vendita è maggiore di quella di acquisto anche rispetto all’andamento di Bitcoin, il prezzo si discosta, portando gli AP a comprare quote a mercato, consegnarle all’ETF e facendosi restituire dollari. Quando invece la domanda per questi prodotti è maggiore, si verifica l’esatto inverso. Sono dunque denari veri che entrano e escono da questo tipo di prodotti, al contrario della misurazione del marketcap che è sempre effimera, almeno in questo senso.
Non verso asset rifugio. L’oro nel corso dell’ultima settimana ha perso circa 100 dollari l’oncia, chiudendo le contrattazioni di venerdì poco sopra i 2.850$. Le azioni hanno fatto anche peggio: NADSAQ100 nonostante il tentativo di recupero di venerdì ha chiuso a settimana a -3,6%. SPX500 ha fatto poco meglio, chiudendo a -1,20%. Ma comunque di segnali di convoglio di capitali comunque importanti dal mercato crypto verso mercati via via più tranquilli non c’è stata.
Come ha descritto con grande precisione il nostro Alex Lavarello sul nostro Canale Telegram Premium VIP, la sensazione che si ha è che in realtà il mercato crypto e Bitcoin abbiano anticipato già dalla prima giornata della settimana una compressione per gli asset risk on che poi si è palesata ovunque.
Per rispondere in modo breve alla domanda di questa sezione: i soldi sono rimasti… soldi. Si è rientrati in dollari e si è è rimasti lì. Non vi è stata inoltre grande riduzione delle capitalizzazioni di mercato dei principali stablecoin, cosa che conferma che di grandi movimenti e di adii non ce ne sono ancora stati.
Nel frattempo almeno tra il nostro pubblico sembra che la paura stia scemando. Buon segno.
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aiuto crolla tutto. i soldi sono rimasti liquidi in attesa di un nuovo catalizzatore che faccia riprendere vigore al mercato. c'è ancora molta incertezza ma non bisogna uscire del tutto ma rimanere piazzati e aspettare. prima o dopo si dovrà aumentare la posizione.