Tether avrà il suo audit. E nell’ottica di completarlo, ha nominato come nuovo CFO del gruppo Simon McWilliams. Il gruppo, nel comunicato stampa parla di svolta storica, si prepara così a completare un audit che potrebbe essere necessario alla luce delle future evoluzioni normative negli Stati Uniti.
Tether parla di pieno impegno a completare un audit finanziario completo, allo scopo di alzare gli standard dell’industria e – questa è la parte importante – rafforzare i rapporti con i regolatori.
Se portata a termine, si tratterà di una svolta storica per Tether, che per il momento a testimonianza delle riserve del suo stablecoin, USDt, ha una semplice attestazione da parte di BDO Italia.
Il messaggio è chiaro ed è inciso in un comunicato stampa che è forse il più importante mai diffuso da Tether.
Con la nomina di McWilliams, Tether si sta impegnando fermamente nel completamento di un audit completo.
Non è chiaro dal comunicato quale sarà il ruolo di McWilliams nell’ottenimento dell’audit completo, che in passato non era stato possibile completare, secondo fonti aziendali passate, anche per l’ostilità delle cosiddette Big Four nel condurre operazioni di questo tipo per società crypto.
Simon McWilliams è nel settore finanziario da più di 20 anni, con trascorsi in GLG Partners, The Investment Dar, Waha Capital, Quantmetrics, LetterOne e WizzFinancial. La sua carriera si è divisa tra Dubai e Londra.
Come è noto, fino a oggi Tether non è riuscita a dotarsi di un audit finanziario completo, per quanto i detentori dei suoi asset a sostegno del peg di Tether USDt con il dollaro abbiano confermato la consistenza patrimoniale… delle riserve.
Su tutti Cantor Fitzgerald, azienda guidata da Howard Lutnick, che oggi è Segretario del Tesoro del governo Trump. L’assenza di un audit finanziario completo ha dato più volte carburante agli avversari di Tether per metterne in dubbio la solidità finanziaria.
Probabilmente, come traspare dal comunicato stampa di Tether, non c’è più spazio per rimandare l’audit. I regolatori statunitensi con ogni probabilità lo inseriranno tra i requisiti per ottenere licenza/autorizzazione per operare negli USA.
USA che sono un mercato molto più rilevante di quello europeo, dal quale Tether si è ritirata volontariamente, non ritenendo probabilmente percorribili le opzioni incluse nel MiCA per ottenere autorizzazione.
La regolamentazione stablecoin negli USA rimane comunque ancora in alto mare. Ci sono diverse proposte sul tavolo – in conflitto tra loro – e con alcuni aspetti che non sono stati ancora messi nero su bianco.
Qualche giorno fa si vociferava del tentativo di inserire una sorta di proibizione per certi emittenti – senza sede negli USA – di accedere al mercato dei bond USA. Si tratterebbe, in quel caso, di un problema importante per Tether. Siamo però ancora, lo ripetiamo, nel dietro le quinte.
E la regolamentazione – da molti accolta come un salvifico Dio in grado di riportare ordine sui mercati – sarà anche occasione per diversi player per cercare di assestare colpi mortali ai concorrenti.
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