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Russia sfida sanzioni: con le crypto non funzioneranno. Bielorussia pronta al mining Bitcoin?

Sbruffonata o descrizione plastica della realtà? Parlano i russi, che guardando alle crypto...
57 minuti fa
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La Russia non si tira indietro dal mercato crypto. In un’evoluzione che potrebbe portare a scontri politici di quelli importanti per un settore che – fondamentante – è senza confini, senza KYC e senza sanzioni – la questione potrebbe farsi più seria che mai.

Prima Aljaksandr Lukashenko, presidente bielorusso, che si sarebbe fatto tentare dalla possibilità di utilizzare l’energia in eccesso del suo paese per ospitare miner di criptovalute. Poi una nota riportata da The Block di Anton Gorelikn, che è vice-presidente della commissione sulle politiche digitali e di informazione della Duma, che ha detto che anche le sanzioni non riusciranno a interrompere la partecipazione russa al mercato crypto.

Tutto da un messaggio Telegram che è stato riportato dall’agenzia TASS e che riapre uno dei casi più caldi del mondo crypto, almeno se visti dall’angolo della finanza tradizionale. Quanto si può fare in termini di sanzioni nel mondo crypto? È corretto provarci? Che tipo di conseguenze possono esserci?

Mille domande, con qualche risposta

In realtà gli exchange centralizzati sono operatori che possono essere colpiti facilmente dalle risoluzioni politiche. Tant’è che Garantex è stato bloccato da sanzioni UE senza che tutto sommato possa farci nulla. Li si tratta come delle banche e tagliarli fuori da certi circuiti non è esattamente il massimo della difficoltà.

Rimane però una questione: nel mondo DeFi e nel mondo più in generale delle criptovalute è chiaro che procedere in tal senso è in realtà molto difficile. Gli hacker coreani che hanno colpito Bybit hanno potuto far perdere le tracce di una parte rilevante del proprio capitale utilizzando canali decentralizzati senza che nessuno possa farci nulla.

Una questione che è politica, ma anche filosofica: un sistema economico, come quello di Bitcoin, che è nato per essere senza permessi e che non discrimina gli utenti perché non può verificarne l’identità, rende interessante la questione sulle sanzioni anche su un piano più strettamente di pensiero, senza che si debba nella discussione specifica parlare del caso singolo.

In passato OFAC…

OFAC in realtà punisce anche indirizzi Bitcoin e crypto e ad esempio gli emittenti di stablecoin rispondono in genere celermente a questo tipo di segnalazioni.

Questo però si può fare – facilmente – nel mondo degli stablecoin, che son centralizzati e che prevedono funzioni di questo tipo. Più difficile farlo con le crypto classiche, senza padroni e anche laddove li avessero senza sistemi per essere compliant. Una questione che in quello che verrà ricordato come il secolo del controllo finanziario, pone non pochi interrogativi.

Gianluca Grossi

Caporedattore ed analista economico. È divulgatore per blockchain, Bitcoin e criptovalute in generale. Solida formazione tecnica, si occupa del comparto dal 2015. Detenzioni: Bitcoin, Ethereum.

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