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GIAPPONE TASSE BITCOIN

Giappone contro Italia: a Tokyo vogliono dimezzare tasse su Bitcoin e crypto

Tasse su Bitcoin e crypto: il partito di governo in Giappone vuole dimezzarle. Ecco come.

Il partito attualmente di maggioranza in Giappone, LDP, ha proposto una revisione del regime fiscale riguardante le crypto – all’interno di un più ampio quadro di revisione delle aliquote fiscali. Se dovesse passare così come è stata proposta la riforma, si tratterebbe di ottime novità per gli investitori cripto nel Paese del Sol Levante.

Si passerebbe infatti da un regime che vede un massimo del 55% (per le aliquote più alte), composte dal 45% di tassazione su redditi misti più un 10% per una sorta di tassa di residenza, ad un regime che invece vedrebbe una flat tax al 20%.

Sarebbe una buona notizia, per quello che è un paese piuttosto rilevante nello scenario crypto a livello internazionale e che potrebbe avere un regime, almeno nel funzionamento, simile a quello degli altri paesi.

Rivedere la tassazione sulle crypto, il Giappone c’è

Al contrario di quanto si è letto in giro, in realtà non sarà soltanto il passaggio dal 55% al 20%, sempre se la proposta arrivata dal partito attualmente al governo dovesse essere confermata. Si tratterà di passare da un regime che è – come per le imposte sul reddito in Italia – progressivo, ad un sistema di tassazione invece piatto, ovvero con una singola aliquota a prescindere dai guadagni che si faranno registrare.

Il Comitato per la Promozione Sociale del Partito Liberale Democratico ha pubblicato una proposta di riforma per il Web3. Questa proposta rende le crypto una nuova classe di asset che è diversa dai contratti di investimento, proteggendo gli investitori e ottenendo una tassazione separata. Accettiamo opinioni e suggerimenti sul sistema proposto fino al 31 marzo.

In breve: si tratta di una proposta, fino al 31 marzo il partito accetterà dei commenti pubblici anche di possibile modifica e infine pubblicherà la proposta per passarla al voto.

Si tratta del partito di governo e dunque ci sono buone possibilità di vedere la proposta passare.

Un’eventuale modifica della tassazione finirebbe per ampliare il pubblico crypto – di investitori e utenti – in un paese che ne fa già ampio uso e dove però una tassazione non certamente favorevole ha contribuito a limitarne la diffusione.

In Italia invece ci sarà da combattere

Nonostante la nascita del gruppo interparlamentare dedicato a Bitcoin e criptovalute, con ogni probabilità in Italia ci sarà da lottare – e non poco – per scongiurare il passaggio previsto della tassazione al 33%.

Il pubblico italiano ha già dovuto incassare un’importante sconfitta quest’anno, con la rimozione della soglia dei 2.000€ in no tax area che era in realtà un vantaggio per chi utilizzava le crypto effettivamente per comprare e vendere beni e servizi e per chi investiva somme ridotte. Vedremo se il vento che spira da est contribuirà a riportare a più miti consigli anche i nostri parlamentari.

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