Di questa prima, turbolenta fase della nuova presidenza USA, la vittima sacrificale è senza dubbio alcuno Dogecoin, crypto meme con una certa storia alle spalle e che da anni è anche nelle corde (e nel portafoglio, parrebbe) di Elon Musk. Il tycoon sudafricano ha anche attivato una sorta di dipartimento con il nome della popolare crypto, pur non essendoci alcun tipo di legame, ma il prezzo di $DOGE, al contrario di quanto avvenuto in altre storiche fasi di mercato, non ne ha risentito granché.
Anche l’arrivo, molto probabile, di ETF che avranno Doge come sottostante ha aiutato ben poco, segno che il sentiment su una crypto che è sempre stata una sorta di anomalia è davvero arrivato ai minimi storici.
C’è motivo di tanta delusione? I fondamentali sono davvero così messi male? Oppure i mercati – come spesso fanno su questa specifica crypto, stanno reagendo in modo eccessivo? Guardiamo ad almeno 3 fattori interessanti su $DOGE.
Dogecoin è stata forse la più colpita dalla mini-crisi che il settore crypto (insieme a quello azionario) sta attraversando in questi giorni. O meglio, che sta attraversando dall’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca. In realtà i massimi sono stati fissati a dicembre, senza che poi ci sia stato quel colpo di coda rialzista che ha portato ad esempio Bitcoin verso nuovi massimi proprio nel giorno del giuramento, il 20 gennaio 2025.
Ci sono diverse anomalie, per quanto il settore alt non se la stia passando comunque troppo bene. Siamo a una distanza siderale dai massimi di dicembre a 0,46$, con un andamento che è in linea con poche delle crypto in grande stato di crisi (come Solana).
Dogecoin ha certamente sofferto una grande crisi che ha colpito tutto il comparto meme token, per quanto in realtà talvolta si muova in asincrono rispetto a questo comparto.
A dichiarare e confermare la crisi di un comparto che ha spinto in modo importante per tutto il 2024 è stato il lancio in successione di $TRUMP, $MELANIA e $LIBRA, con effetti di enorme importanza anche sui protocolli che più facevano viaggiare questo specifico comparto. Raydium è in grande crisi, Solana vede i suoi volumi in forte calo e più in generale questo fenomeno crediamo che abbia avuto un impatto non indifferente anche su Dogecoin, per quanto indirettamente.
Ci sono già richieste di approvazione di ETF su Dogecoin. Probabilmente passeranno, per tutta una serie di motivi.
Il primo è che non sta a SEC decidere se una asset è serio a sufficienza per essere inserito in un ETF. SEC verifica semplicemente che le richieste siano conformi e che l’asset non sia illegale (vedi security non registrate).
Dogecoin è in Proof of Work, non è una security, è pacifico il suo status di commodity almeno secondo le leggi USA e non ha alcun motivo per vedersi rifiutare un ETF.
Arriveranno dei capitali – per ora difficili da quantificare perché dipenderanno in larga parte anche dalle condizioni di mercato. È però importante che arrivi – fosse anche soltanto perché sarà pressione di acquisto su un asset che ora è in grande difficoltà.
In realtà non è la prima volta che si intona il de profundis per Dogecoin. Ad ogni crisi, tanti dei suoi detrattori ne hanno organizzato il funerale, salvo essere poi smentiti dai fatti. Nessuno sta parlando di grandi occasioni per entrare su $DOGE, ma chissà se la ripresa del mercato non passi, ancora una volta, proprio da questa bistrattata (ma più solida di quanto ci si aspetti) crypto.
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