OGGI INFLAZIONE: Bitcoin e crypto si giocano TUTTO su decimi percentuali. La guida COMPLETA!

Alle 13:30 ora italiana avremo i dati sull’inflazione degli Stati Uniti, dati attesi dai mercati per capire quali decisioni di politica monetaria potremo aspettarci nei prossimi incontri di Federal Reserve. Sono dati importanti anche per Bitcoin e per le criptovalute: un dato più basso delle aspettative migliorerebbe le aspettative di più tagli nel corso del 2025, tagli che sono correlati positivamente sia con BTC che con il resto del comparto.

Gli Stati Uniti stanno incontrando importanti difficoltà nel tornare al 2% di inflazione – livello che è il target al quale aspira di arrivare Federal Reserve. Per i dati di oggi ci si aspetta un leggero miglioramento rispetto ai dati del mese scorso, per quanto si tratterà – se le aspettative dovessero essere confermate dal dato reale, di un avvicinamento al 2% di poco conto.

I mercati risponderanno in concomitanza della pubblicazione del dato ed è attesa una volatilità elevata in avvicinamento alla pubblicazione del dato stesso. Alla pubblicazione di dati così importanti possono esserci swing di prezzo importanti anche in entrambi i lati prima che i mercati trovino la propria direzione, in genere dopo l’apertura delle piazze USA, che avviene un’ora dopo la pubblicazione dei dati.

Inflazione CPI USA: tutto quello che devi sapere (anche se investi in Bitcoin o crypto)

L’inflazione CPI è l’indicatore più utilizzato per misurare l’andamento dei prezzi. Con Federal Reserve che ha come obiettivo del suo mandato la stabilità dei prezzi, questa grandezza diventa una delle più importanti da seguire anche per anticipare le future decisioni di Fed.

Premessa su Bitcoin e crypto in relazione all’inflazione: le reazione di questi asset sul breve periodo è quella degli asset risk-on, ovvero gli asset che salgono di prezzo quando c’è un maggiore appetito per il rischio. Inflazione più bassa delle previsioni vuol dire maggiore possibilità di avere tagli ai tassi. I tagli ai tassi piacciono agli asset risk-on. Più in breve: Bitcoin e crypto preferirebbero un dato sull’inflazione più basso di quello delle aspettative.

Le previsioni: il consenso degli analisti è su un’inflazione moderatamente più bassa del dato precedente.

Effetto Trump: i dati che saranno pubblicati oggi faranno riferimento al mese di febbraio. Donald Trump era già in carica, erano già partite le operazioni di rimpatrio per un numero comunque esiguo di immigrati irregolari (vedremo più avanti perché è una questione che importa l’inflazione) e i dazi non erano stati ancora implementati. Difficile pensare che la nuova presidenza abbia già avuto impatto sull’inflazione.

Come si muoveranno i mercati? L’equazione più facile è la seguente. Dato più basso delle aspettative, mercati su. Dato più alto delle aspettative, mercati giù. L’intensità dei movimenti dipenderà da quanto si discosteranno i dati effettivi dalle previsioni che abbiamo formulato poco sopra e che arrivano dalle principali banche d’affari e dai principali centri di ricerca e analisi.

Due opinioni interessanti sull’inflazione – sul breve e sul medio periodo

Cogliamo l’occasione per riportarvi due diverse opinioni su due orizzonti temporali dell’inflazione e della reazione dei mercati.

Sam Stovall, Chief Investment Strategist di S&P Global: la posizione di Stovall è la più ottimista che abbiamo letto nel corso degli ultimi giorni. Da un lato ritiene che la lettura dell’inflazione di oggi sarà inferiore alle aspettative, dall’altro che questo potrebbe essere un motivo per i mercati di scrollarsi di dosso un po’ della paura e della tensione che hanno accumulato.

Larry Fink, CEO di BlackRock: è intervenuto ieri sul tema, rimanendo su quella che è la sua linea da qualche mese a questa parte. Non vede l’inflazione rientrare rapidamente verso il 2,0% e crede che certe misure di nazionalismo economico imposte da Trump avranno un effetto sui prezzi, in termini di rialzi. Le grandezze in gioco sono numerose, per quanto sul dato di oggi, che fa riferimento a febbraio, probabilmente non vedremo questi effetti.

Il mercato del lavoro – nel grafico la disoccupazione – rimane piuttosto solido, segno che di pressioni inflazionistiche che arrivano da questo comparto dell’economia potrebbero essercene ancora.

Non è questo l’indicatore più importante

Cogliamo l’occasione per ricordare ai nostri lettori che non è questo l’indicatore preferito da Federal Reserve per rilevare l’inflazione e i suoi effetti sull’economia.

Federal Reserve preferisce guardare al PCE, che è l’indicatore delle Personal Consumption Expenditures. Questo non vuol dire però che il dato di oggi non sia importante: c’è chiaramente una correlazione forte tra PCE e CPI. I dati di oggi vanno seguiti – e li riceverai in anteprima sul nostro Canale Telegram Ufficiale.