Secondo un recente scoop di Bloomberg, ESMA, la massima autorità europea per quanto riguarda la regolamentazione dei mercati e dei suoi operatori, starebbe indagando su OKX, exchange crypto i cui servizi Web3 e dunque decentralizzati sarebbero stati usati dagli hacker che hanno colpito Bybit, per il trasferimento di circa 100 milioni di dollari sui circa 1,5 miliardi sottratti durante l’operazione. L’indagine è stata negata da OKX, che rifiuta, a nostro avviso correttamente, ogni tipo di addebito.
Sempre secondo Bloomberg, che cita fonti informate dei fatti ma anonime, si starebbe valutando anche la possibilità di una massima punizione per OKX che coinvolgerebbe la rimozione della licenza MiCA appena ottenuta dall’exchange. Licenza di conformità al nuovo regime crypto instaurato in Europa a fine anno e che – sebbene non copra ancora chiaramente i servizi decentralizzati collegati a certe entità – a quanto pare potrebbe essere utilizzata come randello per punire comportamenti che non sono sotto il controllo degli operatori stessi.
In breve e per chi non è pratico di questioni legali: sarebbe come colpire il supermercato perché la candeggina che avete acquistato è stata utilizzata per eliminare le tracce di un crimine. Posizione assurda in qualunque contesto. A quanto pare però non per la regolamentazione del mondo crypto, funzionale all’esercizio di poteri arbitrari del regolatore che a una migliore organizzazione del mercato.
C’è da fare qualche premessa. Come il grosso delle organizzazioni europee, anche ESMA è un mostro a tante teste, dove ogni paese esprime la sua per tramite delle agenzie nazionali. E c’è motivo di contendere (tutti vogliono accaparrarsi più business) e di litigare. E c’è motivo per contestare quanto fanno, hanno fatto o faranno altre authority nazionali. In altre parole – un’organizzazione di questo tipo, benché rispettosa delle singole sensibilità nazionali, finisce per esacerbare scontri che in altri contesti non sarebbero affatto esistiti.
Secondo quanto riporta Bloomberg, diversi dei regolatori nazionali avrebbero chiesto a ESMA e poi anche alle autorità di Malta di prendere provvedimenti contro OKX, provvedimenti che per i più estremi dovrebbero arrivare addirittura al blocco della licenza MiCA ottenuta dal noto crypto exchange.
Ma cosa è successo davvero e perché non è responsabilità di OKX? Gli hacker di Bybit hanno sottratto somme enormi che hanno provato a spostare verso altri asset crypto utilizzando diversi dei protocolli decentralizzati – e dunque difficili da censurare – in giro nel crypto spazio. Tra gli altri, avrebbero utilizzato anche parte dei servizi offerti da un Proxy Web3 di OKX.
OKX ha congelato la parte che è arrivata sulla sua piattaforma centralizzata, come confermato anche dai diretti interessati, e ha poi approntato dei rimedi per evitare certe interazioni con i suoi aggregatori.
Qualcuno dei partecipanti alla riunione di ESMA non l’avrebbe presa bene, ritenendo che il MiCA debba estendersi ai servizi decentralizzati che sono collegati a certi exchange, ma sui quali gli exchange non hanno potere preventivo totale come dimostra questa storia.
In breve, per chi non è pratico di certe questioni, sarebbe come prendersela con l’asfaltista per ogni incidente auto. Una follia senza senso, contro la quale speriamo che il settore farà le barricate.
Sì, secondo l’articolo 64 del MiCA è possibile:
Le autorità competenti devono ritirare l’autorizzazione di un provider di servizi su crypto asset.
E via a enumerare una lunga serie di comportamenti che dovrebbero guadagnare agli exchange una pena così dura.
Tra questi, non vi è alcun obbligo a implementare misure di sicurezza che sono impossibili nel mondo come lo conosciamo. Non riteniamo che prevarrà la linea dura – perché appunto assurda – ma se dovesse prevalere, e la nostra è un’opinione forte ma giusta a nostro avviso, sarebbe l’inizio del secolo delle angherie da parte di regolatori che vogliono più punire che… regolamentare.
Nel frattempo, sempre secondo le indiscrezioni diffuse da Bloomberg, le autorità di Malta si incontreranno con i vertici di OKX. La sensazione che abbiamo è che al netto dell’incontro dovuto, ci sia davvero poco su cui indagare e soprattutto da punire. Come ha ribadito tra le altre cose OKX in un comunicato ufficiale diffuso via X, non vi è alcuna indagine.
Tra le altre cose è stata sviluppata anche una funzione che blocca certi indirizzi dall’interagire con le funzionalità suddette.
Bloomberg non è nuova ad articoli caustici che sembrerebbero avere l’obiettivo più di seminare zizzania nel settore che di informare.
Sul tema è intervenuto anche il CEO di Bybit, Ben Zhou, che ha ribadito di non aver offerto alcuna dichiarazione a Bloomberg e che le informazioni diffuse dal giornale sono state ricavate, tra le altre cose in modo sbagliato, dal giornale dopo averle prelevate da Lazarus Bounty, sito gestito da Bybit che aggrega tutte le informazioni sui fondi rubati dagli hacker.
Il Proxy Web3 di OKX che è un semplice aggregatore di DeFi, risulta in lista, ma non è certamente, dice Zhou, questione di attaccare OKX. Anzi, il CEO di Bybit ha ringraziato per l’impegno OKX e il suo staff.
Nuove norme proposte dalla Banca Centrale Russa per gli investimenti in crypto. E sono…
Bloomberg contro OKX e Bybit. Ma è in larga parte una storia inventata?
SEC rinvia tanti ETF Crypto: Solana, Doge, Litecoin e Ripple dovranno aspettare. Ma perché?
Nuove norme proposte dalla Banca Centrale Russa per gli investimenti in crypto. E sono…
Problemi per Hyperliquid, che però li sta gestendo senza colpo ferire - e con…
Curve Finance crolla del 69% ma rallenta la discesa. Possibile rimbalzo in atto. Prima…
Dati su inflazione migliori delle aspettative. La risposta di Bitcoin e crypto.
SEC rinvia tanti ETF Crypto: Solana, Doge, Litecoin e Ripple dovranno aspettare. Ma perché?
Tutto sul dato di oggi, il più importante del mese. Cosa succede al mercato…