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BUGIE WSJ

Anche WLFI nega interesse per Binance: il crypto exchange ancora bersaglio di fake news

Anche WLFI nega interessamento per Binance. La grande trattativa una bufala di WSJ?

Anche World Liberty Financial – il progetto “DeFi” legato alla famiglia Trump – nega di aver avuto contatti con Binance. Una storia che era stata lanciata da The Wall Street Journal e poi prontamente smentita anche da CZ, fondatore di Binance e al tempo stesso suo azionista di maggioranza.

Un articolo senza fondamento, attacca WLFI, che accusa tra le altre cose il giornale di aver avviato una campagna motivata politicamente (per i motivi che andremo a vedere più avanti). La notizia degli incontri era stata confermata però anche da Bloomberg – non sempre però con uno score di affidabilità elevato quando si parla di criptovalute.

Non ci sarebbe stato dunque alcun contatto per il passaggio di quote – di minoranza – di Binance nelle mani di un progetto che, pur non avendo ancora propositi chiari, ha una certa rilevanza anche e soprattutto per i suoi legami con la famiglia Trump.

Nessun contatto, nessuna trattativa, almeno secondo le parti

La storia è una delle tante che arrivano da giornali invero blasonati – The Wall Street Journal e Bloomberg – e che viene poi smentita dalle parti direttamente coinvolte.

Per chi non ha seguito l’evolversi della vicenda: The Wall Street Journal ha pubblicato uno scoop secondo il quale Binance e esponenti di WLFI/Famiglia Trump si sarebbero incontrati per un possibile investimento, che avrebbe previsto anche il passaggio di una parte delle quote del crypto exchange. Il contatto ci sarebbe stato anche perché CZ avrebbe cercato di ottenere un perdono presidenziale su pene accessorie che gli sono state inflitte in seguito alla sua incarcerazione negli States per 4 mesi (all’interno di una questione giuridicamente più complessa che ha riguardato Binance e le sue attività negli USA).

Una sorta di perdono a pagamento, che avrebbe avuto anche dei risvolti politici importanti – sarebbe grave vedere in vendita la grazia presidenziale, istituto di una certa rilevanza nel diritto degli Stati Uniti.

Tutto molto suggestivo, se non fosse che in realtà le parti hanno negato con forza che tali incontri siano avvenuti e che ci siano state trattative di questo tipo.

Ora delle due l’una: o Bloomberg e The Wall Street Journal hanno ricamato su storie inesistenti, a scopi politici (accusare Trump di vendere grazie), oppure le parti non sono riuscite a raggiungere un accordo e ora negano di essersi anche incontrate.

Non eravamo presenti ai suddetti incontri e neanche nelle redazioni di The Wall Street Journal e Bloomberg. Tuttavia pensare che il presidente degli USA venda per pochi spiccioli una grazia, tenendo anche conto dell’esposizione politica che ne sarebbe derivata, sarebbe assurdo anche per lo stile per taluni bizzarro con il quale svolge il suo incarico.

Non è la prima volta – e probabilmente non sarà l’ultima – che due dei più importanti giornali/agenzie degli USA ricamano su storie inesistenti del mondo crypto per scopi non sempre al massimo della limpidità.

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