Bitcoin e crypto sono, da sempre, fumo negli occhi delle massime autorità della Banca Centrale Europea. Mario Draghi ai tempi e Christine Lagarde adesso non hanno mai perso occasione per avvisare il pubblico sull’inutilità e finanche pericolosità di questi strumenti. Con gli USA che però, con la nuova amministrazione Trump, sembrerebbero essere più che aperti a queste soluzioni, le cose dalle parti di Francoforte si sono notevolmente complicate.
Arriva così un altro allarme, questa volta firmato François Villeroy de Galhau – che parlando con la stampa francese ha parlato, riferendosi alle politiche pro-crypto di Trump – di semina che porterà alle prossime crisi.
Colpa, come sempre, degli americani, almeno nella visione di quello che è il rappresentante francese in seno alla seconda banca centrale per dimensioni, potenza e rilevanza su scala mondiale.
La posizione di François Villeroy de Galhau – riportata qui da Bloomberg e che fa riferimento ad un’intervista rilasciata a La Tribune Dimanche – è simile a quella della governatrice Christine Lagarde, ma espressa forse con ancora maggiore durezza.
Gli Stati Uniti rischiano di peccare di negligenza. Le crisi finanziarie in genere hanno origine negli USA e poi si diffondono nel resto del mondo. Incoraggiando i cripto asset e la finanza non bancaria, l’amministrazione americana sta piantando i semi dei prossimi sconvolgimenti.
Non è ancora esattamente chiaro cosa intenda dire Villeroy de Galhau, che da BCE è il membro in rappresentanza della seconda delle economie dell’area euro e che sul tema ha sempre trovato sponde anche dall’ex Fabio Panetta e dall’attuale rappresentante italiano Piero Cipollone, con gli ultimi due che sono stati molto visibili anche in termini di sostegno all’euro digitale, spacciato dai media tradizionali come risposta e reazione proprio a Bitcoin e criptovalute.
Sono le prime reazioni invece, almeno ad avviso di chi vi scrive, più di preoccupazione per aver perso un alleato nella lotta alle criptovalute che sincere preoccupazioni per crisi future che non è chiaro come dovrebbero essere innescate dal mondo crypto e Bitcoin.
Aver perso l’amministrazione Biden nella lotta deve aver preoccupato i vertici della Banca Centrale Europea più di quanto abbiano causato preoccupazione i dazi (di cui comunque Villeroy de Galhau parla nella medesima intervista) e più di una situazione economica europea che appare molto peggiore di quella USA, al netto degli sconvolgimenti dell’era Trump.
Nel frattempo, dal mondo crypto, gli USA si godono quasi 200 miliardi di dollari di impieghi tramite stablecoin – somme impensabili per un’UE che ha già normato il settore di fatto eliminando il concorrente preferito dal libero mercato. Vedremo se il tempo darà ragione a BCE oppure agli USA.
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La realtà probabilmente sta nel mezzo: serve un equilibrio tra regolamentazione e innovazione. Gli USA sembrano più propensi a integrare Bitcoin e le criptovalute nel sistema finanziario, mentre la BCE preferisce controllarle e limitarne l’uso. Alla lunga, chi saprà trovare il giusto compromesso tra libertà finanziaria e stabilità economica avrà il vantaggio.
Già, perché infatti l'ultima grande crisi è stata causata da Bitcoin.