C’è un dato che riguarda Bitcoin e la sua relazione con gli exchange di criptovalute, che non si ripeteva da 7 anni, dal lontano dicembre 2018. Stiamo parlando del bilancio totale di $BTC custodito presso i CEX, che è sceso sotto il livello delle 2,7 milioni di unità. Sempre meno Bitcoin sembrano essere disponibili per essere acquistati presso borse di scambio centralizzate. Questo fenomeno, a detta dell’opinione mainstream CT, susciterebbe i presupposti per un supply shock del prezzo della criptovaluta. Ma è davvero così?
Analizziamo insieme la situazione, incastrando i dati on-chain più rilevanti, e facciamo il punto della situazione.
Ci risiamo: il bilancio di Bitcoin negli exchange di criptovalute sta scendendo ancora una volta, toccando un livello mai visto negli ultimi 7 anni. In particolare notiamo come da inizio anno circa 115.000 $BTC, pari ad un controvalore attuale di 9,6 miliardi di dollari, abbiano abbandonato i CEX, secondo i dati on-chain di Glassnode. Solo dal 7 marzo, il calo coinvolge 43.000 $BTC, che ora si sono spostati su indirizzi blockchain privati. Complessivamente le riserve in Bitcoin di tutti i maggiori exchange hanno toccato la soglia dei 2,676 milioni di coins, numero che non si osservava per la precisione da dicembre 2018.
Analizzando i dati storici, vediamo come fino a giugno 2022, gli exchange abbiano tendenzialmente accumulato sempre più monete, tralasciando una fuga di capitali in concomitanza con il covid crash. Da quel momento in poi però, c’è stato un continuo drawdown della metrica, che ha visto poi accelerare la discesa a partire da luglio 2024, poco prima che iniziasse il rally di Bitcoin sopra i $100.000.
Nel mondo on-chain, il fatto che molti Bitcoin stiano abbandonando gli exchange rappresenta un fattore bullish, in quanto rimuove ( sulla carta) potenziale pressione di vendita al ribasso. Molti “esperti” insistono nel definire questo pattern come un potenziale driver per un supply shock del prezzo di $BTC. In realtà però lo scenario appare molto più complesso, e non basta definire un calo nelle riserve dei CEX per gridare al to the moon.
Ovviamente il dato è positivo, poiché suggerisce un’attività di accumulo all’interno di wallet privati, dove generalmente, si tende ad holdare la moneta al lungo. Tuttavia non possiamo fare previsioni di breve sulla price action di Bitcoin, basandosi esclusivamente su questi dati.
Chiaramente, da ormai qualche anno, c’è qualcuno che sta accumulando Bitcoin al di fuori degli exchange a ritmo serrato. Difficile ipotizzare che l’accumulo sia responsabilità degli investitori retail di breve periodo. Piuttosto sembra che a contribuire a questo trend di prosciugamento della liquidità in $BTC sugli exchange, siano le whales. Lo capiamo mettendo a confronto il grafico del numero di nuovi indirizzi creati sulla blockchain di Bitcoin, con la distribuzione delle entità del network in base alla quantità di coins holdate.
Fino al 2017 c’è stato un forte picco della metrica dei nuovi indirizzi ( media a 30 giorni) creati sulla blockchain, verosimilmente etichettabili come investitori retail. Da lì in poi, tralasciando il picco dell’entusiasmo del bull market del 2021 ed una situazione anomale data dalla narrativa Runes e token BRC-20, il numero di nuovi indirizzi è stato tendenzialmente più basso. Soprattutto, dall’ultimo trimestre 2023 in poi la metrica ha visto un forte calo, che è stato accompagnato da un florido outflow di Bitcoin dagli exchange.
In parallelo, la distribuzione della supply di $BTC tra le varie entità del network, ha seguito una traiettoria singolare. Fino al 2017, durante la riscossa dei retail, notiamo un aumento degli indirizzi fino a 100 $BTC, mentre quelli più grandi non sono cresciuti in modo significativo. dal 2017 fino al 2022 c’è stata un’espansione delle grosse balene con bilanci maggiori di 100.000 $BTC. Negli ultimi 3 anni notiamo invece un accumulo da parte degli address con holding comprese tra i 100 e i 1.000 BTC, etichettabili come smart whale visto anche l’apprezzamento della criptovaluta nel tempo. Parallelamente anche i pesciolini con un bilancio da 0,001 fino ad 1 BTC hanno esperienziato una crescita, ma rimangono comunque una fetta poco rilevante della distribuzione dell’asset crittografico.
Come riportato anche nel report di Glassnode dell’11esima settimana on-chain dell’anno, è evidente che il flusso dei Bitcoin che abbandonano gli exchange si stiano dirigendo verso gli holders di lunga data. I retail, come evidenziato nel documento, hanno registrato nell’ultima settimana perdite realizzate per 7 miliardi di dollari ( media a 30 giorni). Ciò significa che hanno venduto i propri $BTC ad un prezzo minore rispetto a quello dell’ultimo movimento , segnando le perdite maggiori di questo macro ciclo. Allo stesso tempo gli holders di lungo periodo pare stiano facendo l’esatto opposto dei retail, aumentando le proprie posizioni.
Da inizio febbraio la pressione di vendita degli holders di Bitcoin si è ridotta al minimo, secondo quanto riportato dal Binary Spending Indicator. In concomitanza con il calo del bilancio di $BTC dagli exchange, queste entità sono tornate ad accumulare coins dopo uno stop di 6 mesi. Questo scenario suggerisce che tra le “diamonds hands” di Bitcoin, ci sia attualmente una maggiore propensione a detenere, piuttosto che a spendere monete. Questo rappresenta un forte shifting del sentiment, che potrà accompagnare la prossima leg up del mercato crypto, facendo da benzina per la prossima leg up del bull market
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